Qualcuno si ricorda di questi 59 nomi?
Abbas Hosseinpour
Abbas Yousefi
Abdollah Tahriyan
Aboubakr Shokri
Ahmad Kahroubi
Ali Abade
Ali Baneiyan
Ali Baziyan
Ali Ghaware
Ali Golparast
Ali Mazna
Ali Salahi
Feridoun Shanga
Gholamreza Barezi
Hamed Mahmoud Kando
Hasan Jahani
Hasan Rahmanian
Hejar Karimi
Homayon Niloufari
Hossein Kalhori
Ibrahim Amini
Inshallah Naderi
Kamal Chawshini
Kamal Karimi
Kamran Zaher Hejazi
Karim Kaveh
Karim Rahimian
Kazem Khatooni
Khaled Rahim Azar
Khaled Safayi
Khalegh Barzani
Khezer Rangin
Maghsoud Mahmoudi
Mahmoud Rizeyi
Mansour Janah
Mohamad Farough Baziar
Mohammad Aboubakri
Mohammad Amin ahmadi
Mohammad Hosseini
Mohammad Mashoodi
Mohammad Olyayi
Mohammad Salimi
Mohamman Amin Safa
Molla Hasan Lajavardi
Mostafa Faghri
Mostafa Ismati
Rahman Khezerpour
Rahman Rahimi
Saleh Farhoudi
Saleh Mam Ibrahimi
Seyed Ibrahim Ahmadi
Seyed Mahmoud Seyed Mahmoudi
Shokri Naderi
Siyamak Saghezi
Soleiman Hasanzadeh
Vafa Elyasi
Yousef Ayazi
Yousef Habibpanah
Yousef Hasanzadeh
Appartengono ad altrettanti giovani curdi, molti ancora adolescenti, assassinati e fatti scomparire dal regime iraniano il 2 giugno del 1983.
Come dichiararono diversi testimoni, i ragazzi vennero rastrellati indiscriminatamente, solamente in quanto curdi, per le strade di Mahabad da uomini in abiti civili mentre – essendo in gran parte studenti – si recavano a scuola o all’università.
Nessuno li ha più rivisti, nemmeno da morti.
Negli anni ottanta, dopo la dichiarazione di “guerra santa” contro i curdi dichiarata da Khomeini, il regime di Teheran aveva ulteriormente inasprito la repressione nei confronti di questo popolo arbitrariamente diviso tra Turchia, Iran, Iraq e Siria. All’epoca centinaia di villaggi curdi vennero completamente distrutti.
Una vera e propria guerra interna che si svolgeva non solamente a livello militare, ma anche culturale, economico, psicologico, e che in qualche modo prosegue anche ai nostri giorni. Basti pensare al gran numero di esecuzioni capitali di cui sono vittime i curdi del Rojhilat, il Kurdistan dell’Est, sotto amministrazione iraniana.
Senza contare che le risorse naturali – le foreste in particolare – di cui dispongono questi territori curdi vengono regolarmente sequestrate, saccheggiate da Teheran, mentre molti villaggi e città sono stati letteralmente militarizzati. Si calcola che ormai vi siano più militari che insegnanti e medici.
Anche dietro l’ampia diffusione della droga tra i giovani curdi si intravede la longa manus del regime. Un modo questo per indebolire la resistenza dei curdi. Del resto era stato ampiamente sperimentato e applicato in Irlanda del Nord come nei Paesi Baschi o nei ghetti afro-americani nel secolo scorso.