Una folla straordinaria ha assistito domenica al corteo popolano della Baìo 2023 a Sampeyre, in val Varacho (Varaita) una delle più importanti manifestazioni che tramandano i migliori valori della civiltà delle montagne del Piemonte, celebrando la gloria dei popolani che in un lontano passato difesero la libertà dei nostri paesi.
Questa straordinaria e originale rappresentazione rituale ha più di mille anni e ricorda la cacciata dei saraceni, feroci tagliagole battuti dalle milizie spontanee valligiane.
Aperto dal suono propiziatorio del tambour majeur che spezza il silenzio della rassegnazione, gli uomini (solo i maschi partecipano) delle quattro borgate paesane sfilano, agghindati con costumi che rievocano simbolicamente un evento epocale della storia minore della marginalità montanara.
Un’epopea di cui non scrivono i libri di storia zeppi di retoriche guerrafondaie di gloriosi condottieri sabaudi, senza una riga sulle vicende – queste sì davvero eroiche – delle imprese dei ceti subalterni e della loro resistenza contro tutte le minacce.
Come in poche manifestazioni popolari ancora sopravvissute al livellamento massificante e alle mistificazioni del folklorismo consumistico, qui alla Baìo i protagonisti di danze e balli, i fieri e gagliardi giovani che sfilano, i manteneiro de la lengo che tengono viva la parlata locale, esaltano nella coralità della loro festa il patrimonio di valori delle vecchie badie, le società paesane di comunità unite e coese.
Ecco allora gli “Abà” e gli “Alum” che guidano il corteo, gli “Arlequin” che mettono ordine, gli “Escarlinie” che ricordano le spontanee coorti difensive, e tanti altri personaggi che nei loro sgargianti e luccicanti costumi fanno buona guardia ai feroci invasori morou e turc, cacciati per sempre.
Meno male che nella loro ignoranza e nell’urbanocentrismo decadente, i critici del progressismo d’accatto si disinteressano delle autentiche manifestazioni popolari, perché altrimenti chissà quali crucifige getterebbero su una manifestazione di soli uomini (maschilista), contro gli stranieri (razzista) e che esalta le specificità del paese (campanilista).
In realtà, a dispetto di tutto il potente mondo della regressione valoriale teleinstupidente e socialdipendente, l’anima popolare si nutre di idealità, credenze, miti e speranze opposte a quelle dell’egemonismo imperante e disgregante. Essa esalta i montanari con gli zoccoli al piedi e non i poltronari schiavi del consumismo; celebra la comunità e rifiuta l’individualismo edonistico; esalta il lavoro dei campi e si tiene lontano dall’effimero e improduttivo mondo del mercato luccicante di fasulle, abbaglianti luci della ribalta e dell’apparenza.
Viva sempre la Baìo, e resti il ricordo di barba Toni Baudrier, un uomo che ha tanto amato la val Varacho e ha dato molto a Sampeyre.
Finché il tamburo suona, non tutto è perduto.