Gli amis o ami, da non confondere con i più noti e celebri amish delle campagne del Midwest statunitense, sono un gruppo etnico aborigeno dell’isola di Taiwan. La popolazione attuale, stanziata prevalentemente nella fascia costiera centro-orientale, è di circa 147.000 persone e costituisce il gruppo etnico più numeroso tra i sedici gruppi tribali aborigeni ufficialmente riconosciuti dalla Repubblica di Cina, ovvero lo Stato isolano di Taiwan. Gli amis infatti costituiscono oltre un terzo (37%) del totale degli indigeni taiwanesi.
La “Cina nazionalista”
Il luogo protagonista delle vicende del popolo amis è Taiwan, uno Stato de facto formato dalle isole di Formosa, Penghu (Pescadores), Kinmen (Quemoy) e Matsu, che attraverso la sua stessa costituzione rivendica politicamente anche la Cina continentale e la Mongolia esterna. L’isola di Formosa, situata 120 km al largo della costa cinese nell’Oceano Pacifico, è la principale e la più estesa e coincide sostanzialmente con l’intero territorio statale taiwanese (le tre rimanenti entità sono piccolissimi arcipelaghi costituiti da microscopiche isolette).
Formosa invece con i suoi quasi 36.000 kmq è tutto tranne che un’isoletta periferica nel continente asiatico, e nel XX secolo è stata protagonista della storia politica cinese, rappresentando il feudo dei nazionalisti del Kuomintang, 1) sconfitti da Mao Tse Tung nella guerra civile. Le vicende del Novecento cinese – parliamo ovviamente della Cina continentale – sono infatti ricche di avvenimenti a partire dall’inizio del secolo quando nel 1911, in seguito al declino della Dinastia Qing, venne proclamata l’indipendenza e la nascita della repubblica (instauratasi l’anno successivo), mettendo fine a oltre 2000 anni di potere imperiale.
Nonostante questo importante cambiamento politico, il Paese era profondamente diviso e lacerato da lotte intestine che da anni attanagliavano le campagne: nel nord dominavano alcuni governatori militari chiamati “signori della guerra” che miravano a impossessarsi del potere assoluto, contrastati da un esercito rivoluzionario allestito dai membri del Kuomintang, il partito nazionalista, la cui roccaforte si trovava nella zona meridionale. Contemporaneamente, grazie a contatti tra il Comintern sovietico e alcuni bolscevichi cinesi, si stava formando il Partito Comunista locale.
Tuttavia con la morte del leader moderato del Kuomintang, Sun Yat-Sen, il Partito Liberista, ora guidato da Chiang Kai-shek, acceso sostenitore di una politica liberal-capitalista, si schierò su posizioni decisamente più estremiste, facendo di fatto cadere qualsiasi possibile tentativo di contatto o accordo con i comunisti, la cui influenza venne addirittura violentemente soppressa. Chiang formò infatti un nuovo governo nella città di Nanchino, presentandosi come unico detentore sia del potere politico sia di quello militare.
Le forze comuniste, radunate sulle montagne, si riorganizzarono sotto la guida di Mao Tse Tung, che decise di adottare la tattica della guerriglia reclutando numerosi contadini nelle campagne. Chiang Kai-shek rispose con spedizioni mirate contro i ribelli comunisti che furono costretti alla ritirata solamente nel 1934, dopo un periodo iniziale di vittorie. Si diressero a nord verso lo Shaanxi in quella che divenne famosa come la Lunga Marcia, avendo percorso 8000 km.
Nel 1945, con la sconfitta del Giappone nella seconda guerra mondiale, Taiwan ritornò alla Cina dopo 50 anni di occupazione e il Kuomintang estese anche all’isola il suo potere amministrativo e militare, facendo scaturire fin da subito forti tensioni tra la popolazione locale e il governo centrale, culminate in un massacro perpetrato nel 1947, su ordine di Chiang, per reprimere il dissenso.
Nel frattempo i comunisti, di cui Mao era diventato leader indiscusso, si erano nuovamente riattrezzati per combattere militarmente il governo nazionalista: una terribile guerra civile mise lo Stato a ferro e fuoco, terminando nel 1948 con la netta vittoria dei comunisti che sconfissero a più riprese l’esercito del Kuomintang in diverse battaglie decisive.
Il primo ottobre 1949 Mao proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese, e Chiang Kai-shek fu costretto a fuggire definitivamente trovando rifugio proprio a Taiwan, che divenne ancor più il baluardo del Partito Nazionalista. Chiang riuscì a portare con sé le riserve auree dello Stato e i reparti superstiti dell’aviazione e della marina, e per questo motivo i dirigenti comunisti non poterono nulla contro il suo insediamento nell’isola dove si era barricato, facendone il nuovo centro del suo potere.
Il Kuomintang continuò così la propria attività politica a Taiwan non riconoscendo il nuovo governo comunista formato da Mao, il quale parallelamente considerava illegittimo il governo nazionalista taiwanese. Per questo l’isola di Taiwan o Formosa è anche definita Cina nazionalista o Repubblica di Cina (RDC) e non viene riconosciuta ufficialmente, non solo dalla Cina propriamente detta (Repubblica Popolare Cinese, RPC), ma anche dagli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU nonché da alcuni Paesi dell’Unione Europea.
Questa situazione è in realtà figlia di un lento procedimento, protrattosi per diversi anni al termine della seconda guerra mondiale: infatti, dal momento che entrambe le entità si consideravano rappresentanti legittime dell’intero Stato cinese, la comunità internazionale ha scelto di riconoscere ufficialmente come Cina la Repubblica Popolare, ma solo dopo un percorso graduale, tanto che il Kuomintang di Taiwan ha potuto mantenere saldo il suo seggio di rappresentante della Cina alle Nazioni Unite fino al 1971.
Negli ultimi decenni la Cina non ha abbandonato minimamente la pretesa che Taiwan sia un territorio di sua appartenenza e pertinenza, mentre la RDC si considera indipendente e cerca di sottrarsi sempre più a ogni genere di controllo e potere che viene dal “continente”.
Il rapporto con i coloni stranieri
Con il termine gaoshan si indicano gli aborigeni di Taiwan ovvero le popolazioni autoctone dell’isola, dirette discendenti degli abitanti di questo territorio prima che venisse colonizzato dalle dinastie cinesi nel XVII secolo. Si tratta di diversi gruppi, classificabili in base ai differenti dialetti parlati, che possono però essere ricondotti tutti all’interno di un unico ceppo appartenente alla famiglia delle lingue austronesiane, testimoniando una probabile genesi comune con i popoli malesi delle Filippine, dell’Indonesia, della stessa Malesia e addirittura del Madagascar.
I primi contatti documentati sono riconducibili al XVII secolo quando europei e cinesi sbarcarono a Taiwan, questi ultimi per procurarsi lo zolfo di cui si narrava l’isola fosse incredibilmente ricca. I marinai cinesi fornirono quindi la più consistente e dettagliata testimonianza diretta degli insediamenti aborigeni lungo la costa, nella pianura occidentale e nel bacino di Taipei, descrivendo anche usi e costumi di queste popolazioni.
Il confronto con gli europei coinvolse in particolare gli olandesi della VOC, la Compagnia Olandese delle Indie Orientali, 2) che avevano il predominio dei traffici commerciali nel sud-est asiatico e cominciarono a sfruttare gli aborigeni taiwanesi delle pianure per ottenere pelli di cervo da poter rivendere in Cina e in Giappone. Proprio grazie a questi scambi commerciali la Dinastia Qing iniziò a interessarsi concretamente all’isola, aumentando prima la richiesta di pelli e successivamente stabilendovi una base e cacciando via gli olandesi.
L’incessante richiesta da parte dei cinesi contribuì a una netta diminuzione dei cervi di Formosa, causando non pochi problemi ai gruppi autoctoni, i quali furono costretti a intraprendere la pratica dell’allevamento del bestiame essendo venuta meno una delle principali fonti tradizionali di sostentamento. Con la conquista del governo Qing, Taiwan diventò di fatto una colonia dell’impero cinese: così dal continente si trasferirono sull’isola anche diversi gruppi di etnia han, che al giorno d’oggi costituiscono la quasi totalità della popolazione dello Stato.
I diritti degli aborigeni sulle terre e sull’allevamento dei cervi vennero comunque rispettati dal governo imperiale. Una situazione singolare è testimoniata dalle modalità di classificazione dei differenti gruppi etnici presenti a Taiwan: infatti durante la dominazione Qing si era soliti utilizzare i termini “civili” o “barbari” per distinguere gli han, considerati per l’appunto civilizzati, dai restanti gruppi. Tuttavia la differenziazione non aveva caratteri meramente razziali, ma era incentrata su radicati e profondi modelli di comportamento e abitudini sociali; inoltre alla base c’era l’idea di un sistema per nulla immobile nelle sue gerarchie, che invece permetteva “passaggi identitari” in quanto, rispettando le norme di comportamento confuciane, si poteva diventare han. Questo particolare sistema classificatorio non dominato dalla componente etnica può essere spiegato con il fatto che la dinastia Qing non era di etnia han ma manciù, e di conseguenza la determinazione di status sociale basata su caratteri esclusivamente tribali avrebbe potuto rappresentare una problematica per la pacifica convivenza sull’isola.
Prima del XV secolo gli aborigeni erano distribuiti su tutto il territorio taiwanese; successivamente, soprattutto quelli che vivevano sulla costa occidentale, si mescolarono con i coloni cinesi, in particolare gli immigrati han, creando e modellando un nuovo tessuto sociale e modificando la composizione etnica e tribale dell’isola.
Un’altra distinzione che veniva fatta dagli immigrati han riguardava i gruppi aborigeni, che venivano distinti tra “popoli delle pianure” e “popoli delle montagne”, nonostante in realtà non vi fossero differenze tra gli uni e gli altri. Gli han, stabilitisi principalmente nelle pianure occidentali, consideravano gli aborigeni di queste aree più aperti, in quanto assai ospitali nei loro confronti, e li definivano “aborigeni civilizzati”, mentre gli “aborigeni selvaggi” erano i popoli stanziati sulle montagne centrali che mostravano maggiore diffidenza verso lo straniero.
Attualmente la composizione etnica della popolazione taiwanese è alquanto significativa: il 98% è rappresentato da cinesi han, mentre il restante 2% è costituito dai gruppi aborigeni, testimonianza di come a partire dal Seicento la conquista cinese abbia stimolato un’ingente immigrazione dal continente, che si è protratta nel corso dei secoli e si è rafforzata ulteriormente dopo la sconfitta del Kuomintang con il trasferimento del governo nazionalista in territorio taiwanese. Oggi gli aborigeni sono dunque una piccolissima minoranza e i gruppi ufficialmente riconosciuti dal governo sono sedici, di cui il più numeroso e significativo è quello degli amis.
Denominazioni e localizzazione degli amis
Gli amis – noti principalmente con questo nome o con l’abbreviazione ami, termini diventati celebri soprattutto durante la dominazione giapponese – si chiamano originariamente e sono soliti autodefinirsi pangcah, che significa “essere umano” oppure “persone dello stesso gruppo etnico”. Nei documenti recenti il popolo viene comunemente chiamato amis, tuttavia il significato di questo termine va ricercato nella storia più antica delle comunità autoctone taiwanesi: la traduzione letterale può essere resa con “nord”, a indicare l’originaria collocazione geografica degli antenati stanziati nella parte settentrionale dell’isola, che sarebbero poi migrati verso sud incontrando i puyuma; costoro sarebbero stati i primi a battezzare i nuovi arrivati “amis”, in quanto provenienti appunto dalle pianure settentrionali. Teoria corroborata dal fatto che ancor oggi i più legati al nome pangcah sono gli amis che vivono nella regione di Hualian, la punta più settentrionale del territorio popolato da questo gruppo, discendenti dei pochi membri non emigrati verso sud. Un’altra possibile spiegazione farebbe derivare l’origine del nome da quello che gli antropologi hanno classificato come falangaw amis, il gruppo amis oggi stanziato presso Cheggong. Questo quadro delinea come i movimenti interni a Taiwan fossero frequenti anche nell’antichità, come testimoniato dalla migrazione amis a causa della minaccia e dei conflitti con bunum, ayatal e gli stessi puyuma.
Il territorio originario del popolo amis coincide con una lunga e stretta porzione di spazio nella zona orientale di Taiwan; precisamente è compreso tra le Central Mountains e il Pacifico, e include l’area denominata Huatung Valley, le pianure costiere orientali e la penisola Hengchun. Oggi abita prevalentemente l’Hualien County, l’East Rif Valley e l’East Coast, in particolare nei centri di Shoufeng, Fenglin, Guanfu, Guanshan, Luye e Beinan. È inoltre possibile classificare gli amis in cinque gruppi: settentrionale (stanziati nella pianura Hualien), centrale (a ovest delle montagne costiere), costiero (a est delle montagne costiere), falangaw (nell’area di Cheggong e nella pianura Taitung) e hengchun (nell’omonima penisola). Si tratta di una classificazione basata esclusivamente su una distribuzione geografica dovuta alle migrazioni tribali e non corrisponde a differenze culturali, linguistiche e fisiche tra i diversi sottogruppi.
Taiwan, terra d’origine delle lingue austronesiane
Il popolo pangcah parla la lingua amis, un idioma del sottogruppo formosano appartenente alla grande famiglia delle lingue austronesiane. L’amis nello specifico è definito come parte del ramo delle lingue formosane orientali, in quanto per l’appunto parlato nell’area sud-orientale dell’isola di Taiwan, regioni che formano un vero e proprio continuum dialettale. La zona di diffusione dell’idioma, il più parlato tra quelli formosani con circa 180.000 fruitori, è infatti compresa tra Hualien a nord e Taitung a sud. Si tratta di una lingua unica con leggere differenze dialettali che variano lievemente da zona a zona: si possono individuare l’amis centrale, il tavalong-vataan, l’amis meridionale, il chengkung-kwangshan (molto simile ai dialetti centrali) e l’amis settentrionale. L’amis usa un alfabeto latino e presenta alcune caratteristiche comuni alle lingue a noi vicine come le frasi attive e passive, le frasi ipotetiche, i modi imperativo e condizionale. Inoltre esistono due differenti modalità di costruzione della frase chiamati “General” Word Order (verbo-soggetto) e “Special” Word Order (verbo-soggetto-complemento oggetto).
In generale Taiwan viene riconosciuta come un importante snodo linguistico mondiale: l’isola è ritenuta il luogo dove si sono formati i numerosi idiomi austronesiani. La famiglia comprende più di 1200 lingue parlate in un’ampia area geografica che si estende dal sud-est asiatico e Formosa fino all’Oceania e al Madagascar, testimoniando una probabile origine comune dei popoli di questi territori. Le lingue austronesiane, secondo diversi linguisti, si sarebbero quindi sviluppate proprio a Taiwan dando origine al ceppo linguistico circa 5000 anni fa, famiglia nata da una primitiva e misteriosa lingua proto-austronesiana parlata in loco; o come seconda ipotesi, nella Cina sud-orientale, substrato originale dal quale poi si è consolidato il gruppo linguistico. Taiwan è infatti l’area, tra quelle in cui sono diffuse queste lingue, che presenta al suo interno il maggior numero di esempi differenti riconducibili a questa famiglia.
Da questo primo focolare le lingue austronesiane si sarebbero diffuse poi in tutti gli altri territori dove sono ancora parlate attualmente. È possibile riscontrare le tracce di due diverse migrazioni di idiomi austronesiani: le lingue maleo-polinesiane, collocate tra le Filippine, l’Indonesia e la Melanesia, e successivamente quelle oceaniche in Polinesia e in Micronesia. La classificazione della famiglia è incentrata su dieci rami, nove dei quali costituiti dalle lingue formosane, diffuse a Taiwan e senza alcun legame di parentela con il cinese. Il rimanente ramo è quello maleo-polinesiano suddiviso a sua volta in due sottogruppi, occidentale (parlato da circa 300 milioni di persone che comprende l’indonesiano e il malese) e orientale (parlato da circa 1 milione di persone tra cui sono presenti le lingue oceaniche).
Questa ricostruzione testimonia la rilevanza del ruolo giocato da Taiwan nella storia linguistica del sud-est asiatico e di parte dell’Oceania, e conferma l’importanza della lingua amis come una delle più parlate tra le numerose presenti a Formosa.
Società matrilineare e struttura gerarchica per anzianità
Lo stile di vita tradizionale amis era incentrato sulla presenza del villaggio, elemento imprescindibile per molti gruppi aborigeni. I villaggi amis erano abbastanza particolari in quanto generalmente più grandi rispetto a quelli di altri gruppi indigeni, potendo ospitare dalle 500 alle 1000 persone. All’interno ogni clan familiare viveva nei loma, grandi case di forma allungata in legno e canne di bambù, ricoperte da un tetto di foglie, che potevano alloggiare addirittura una ventina di persone e avevano il loro fulcro nel punto centrale del parod, il camino. I loma, ricostruiti ogni dieci anni circa, non si trovavano molto distanti dai granai dove venivano immagazzinate le riserve alimentari e i ricoveri per gli animali.
Le principali attività praticate dagli amis erano la pesca sia in mare sia in acqua dolce, l’agricoltura e l’allevamento di maiali, polli e bufali; per questo gli accampamenti erano sparpagliati in aree pianeggianti favorevoli alla coltura e all’allevamento, sulle coste vicino al mare e presso le rive dei fiumi.
Ma la caratteristica che rende peculiare il popolo amis e lo ha differenziato per secoli da molte altre tribù indigene è la sua particolare organizzazione sociale. La società amis era infatti incentrata su due strutture fondamentali e radicate nella tradizione che regolavano lo svolgimento quotidiano della vita nel gruppo: il matriarcato e l’organizzazione gerarchica maschile per età. Il sistema matrilineare prevedeva la trasmissione dell’eredità per via femminile, inoltre dopo il matrimonio l’uomo solitamente lavorava uno o due anni per la famiglia della moglie. Gli affari di famiglia compreso il patrimonio erano gestiti e decisi esclusivamente dalla donna, il vero capofamiglia, figura di riferimento per tutti i membri della famiglia allargata all’interno delle mura domestiche.
Strettamente connesso al matriarcato è il secondo pilastro dell’organizzazione sociale amis, la struttura maschile gerarchica per anzianità. I maschi erano rigidamente ripartiti in classi secondo l’età, ciascuna caratterizzata da un nome preciso. I ragazzi fin da piccoli ricevevano un’educazione pensata per poterli formare e successivamente inserire in una struttura sociale fortemente gerarchica come quella che permeava l’intera vita amis, improntata alle funzioni politiche, militari e lavorative. Una volta giunti alla soglia dei 13 o 14 anni era loro richiesto di entrare ufficialmente a far parte della comunità per passare al grado successivo del sistema, ovvero ricevere l’educazione adulta.
La cerimonia di passaggio all’età adulta avveniva ogni tre o cinque anni, nello stesso periodo della Festa del Raccolto. Nei giorni precedenti gli adolescenti venivano riuniti in segreto per ricevere un ulteriore allenamento intensivo di corsa e lotta, e portati lungo le rive dei fiumi a pescare. Al termine delle competizioni di pesca, ricondotti al villaggio, erano accolti e cinti con una corona di piume, con danze, canti e bevute, manifestazioni che testimoniavano e celebravano il loro passaggio all’età adulta. Una volta entrati nella maturità cambiava il loro status sociale e dovevano affrontare maggiori responsabilità, esami ed eventuali punizioni, tutti assieme in gruppo: si creavano così legami forti che sarebbero durati tutta la vita. Il sistema di divisione per anzianità veniva quindi mantenuto anche nell’età adulta, dove le classi erano distinte in base all’attività da svolgere: i maschi dediti principalmente alle mansioni di politica tribale, alla pesca, all’agricoltura, all’allevamento e all’architettura; le donne più inclini alla produzione delle ceramiche e alla cura della casa, all’interno della quale erano leader indiscusse.
Per gli affari comuni della tribù invece a comandare erano gli anziani, verso i quali ogni membro doveva mostrare riverenza, rispetto e obbedienza. Gli anziani capi tribù erano quindi deputati a dirimere le questioni collettive e a prendere le decisioni importanti, guidati da un capo supportato da un consiglio che si esprimeva anche sull’assegnazione dei differenti compiti alle diverse fasce d’età.
Con il passare del tempo il popolo amis ha iniziato a praticare l’esogamia, si è fuso con altri gruppi aborigeni e in parte con individui han ed è stato protagonista di intense migrazioni verso i nuovi centri urbanizzati che sono sorti nel XX secolo. Per queste circostanze, il rigido sistema sociale tribale di carattere matrilineare e fortemente gerarchizzato si è in parte indebolito e non viene rispettato rigorosamente dalle nuove generazioni, anche se non è completamente scomparso soprattutto nei villaggi delle pianure lontani dai grandi centri cittadini. L’occasione principale per poter osservare ancor oggi l’efficienza della società gerarchica maschile per età e provare a capirne tutte le possibili sfaccettature è rappresentata dalla Festa del Raccolto, che ne è la massima celebrazione e all’interno della quale, seppur con variazioni rispetto al passato, risulta evidente la divisione sociale in classi. Inoltre non è assolutamente venuto meno il rispetto per il ruolo e la posizione della donna, l’importanza della suddivisione delle mansioni tra tutti i membri della comunità e l’obbedienza alle decisioni dei vecchi saggi, testimonianza della validità e delle reminiscenze di un impianto sociale tradizionale che si fa ancora sentire nelle pratiche della vita quotidiana e che ha rappresentato per secoli un reale equilibrio di potere tra le figure femminili e quelle maschili all’interno delle tribù.
L’universo culturale
La cultura amis è dominata da alcuni princìpi e valori che ben si vanno ad amalgamare all’interno del sistema matrilineare e all’organizzazione gerarchica per classi d’età. Il rispetto per la figura femminile riveste un ruolo di primo piano nella società: gli uomini rispettano le loro donne e le loro decisioni e chiamano le proprie madri cidar, ovvero “sole”, il motore dell’universo, mentre le donne indossano ghirlande e collane di conchiglie e perle che simboleggiano a loro volta l’elemento naturale, celebrando la loro importanza nella vita tribale. In numerosi e famosi canti tipici ricorre frequentemente la parola “mamma”, ulteriore dimostrazione dell’incredibile rilevanza data a questa figura. Sempre nell’ambito del sistema gerarchico maschile si inseriscono anche il rispetto e la devozione per gli anziani, la massima autorità tribale che organizza le differenti classi lavorative contribuendo a determinare lo status sociale degli individui.
Altro elemento fondamentale è l’acqua che viene venerata più di ogni altra cosa e considerata l’anima della vita. L’acqua è utilizzata dagli sciamani per curare i malati, donata dalle donne per esprimere il loro amore verso gli uomini, posta sulle tombe per ricordare gli antenati: ogni attività testimonia il grande feeling degli amis con questo elemento naturale. Ogni villaggio amis sorge nei pressi di uno specchio d’acqua e l’attività principale è la pesca, che ricopre anche precisi significati culturali in quanto pescare e poi mangiare il pesce, proprio per l’importanza rituale che riveste, simboleggia la giusta fine di ogni attività.
Un concetto che è molto chiaro e definito nella tradizione amis è la proprietà: i confini tra gli appezzamenti familiari sono marcati da segni tangibili come pietre interrate fino a un metro e mezzo di profondità, mentre il territorio tribale è recintato da palizzate per dividere l’area di appartenenza tra i differenti gruppi, tra i quali soprattutto in passato non erano infrequenti gli scontri violenti. Quanto alla proprietà all’interno del nucleo familiare, l’eredità – intesa come beni materiali ma anche come passaggio della guida familiare – ricade direttamente sui parenti più stretti e viene trasmessa in linea femminile, secondo un sistema in cui la figlia più anziana diventa il nuovo capo famiglia.
La mitologia presenta strette analogie con le tradizioni occidentali, soprattutto per quanto riguarda il discorso sulle origini: gli amis credevano nell’esistenza di una coppia divina primordiale formata da fratello e sorella che, dopo essere sopravvissuta al diluvio, si sarebbe riprodotta dando origine alla stirpe. Dopo un lungo viaggio per mare, Abokirayan e la sua compagna Taribuyayan raggiunsero e si insediarono sulla costa orientale dell’isola di Taiwan dove piantarono patate, raccolsero riso e usarono il legno della foresta per costruire utensili e abitazioni, creando villaggi per i loro discendenti. Esistevano altre divinità che nell’insieme venivano definite kawas, venerate rivolgendo loro preghiere in direzione dei differenti punti cardinali, ognuno dei quali era associato a una specifica figura divina.
Nel XX secolo questa tradizione mitologica pagana è venuta meno e gli amis sono in parte diventati cristiani, soprattutto protestanti ma anche cattolici, sebbene l’antico complesso di credenze mitologiche arcaiche non sia completamente scomparso. In altri casi si è addirittura verificata una commistione tra elementi religiosi primitivi pagani, cristiani, con influenze della religione tradizionale cinese e del tenrikyo 3) giapponese, creando un substrato culturale nuovo e originale che gli aborigeni hanno sviluppato introducendo nei loro riti anche elementi appartenenti a culture differenti. Nell’area settentrionale del territorio occupato da tribù amis viene praticato anche il taoismo cinese.
I riti principali della tradizione ancora celebrati al giorno d’oggi sono la Festa della Pesca (tra giugno e agosto) che, come già sottolineato, riveste un’importanza centrale nella società, e la Festa del Raccolto. Altre ricorrenze e rituali significativi sono le nascite, i matrimoni, i funerali e l’arte di interpretare i sogni. Alle nascite e alla maternità sono legati alcuni tabù, come il divieto di toccare e mangiare anatre, addomesticare scimmie, consumare frutta cruda, utilizzare coltelli e partecipare a cerimonie funebri. Per quanto riguarda il matrimonio esistono regole precise che vengono seguite pedissequamente: al momento del fidanzamento è la donna a donare all’uomo un ornamento che quest’ultimo dovrà restituire insieme a una collana per la futura moglie come pegno del proprio amore; la proposta viene fatta dall’uomo, che si deve recare presso la casa della donna e chiederla in sposa al padre: una volta ricevuto il consenso è la donna a stabilire la data. La famiglia della sposa prepara grandi quantità di vino di riso, torte, indumenti e accessori femminili, mentre la famiglia dello sposo vestiti, coltelli, spade, archi e frecce; poi il giorno del matrimonio lo sposo con i suoi amici porta i propri bagagli nella casa della moglie. Mentre tutti gli invitati cantano e danzano, lo zio dello sposo gli raccomanda di rispettare tutti i suoi familiari, compresi i nuovi acquisiti, e di continuare a lavorare sodo; il giorno successivo lo sposo va a pescare tutto il giorno con i suoi amici e la sera fa ritorno a casa della donna dove è pronto a iniziare la nuova vita di coppia.
Gli amis praticano la sepoltura all’aperto e la tomba del defunto viene spesso collocata nel lato settentrionale della proprietà, nei pressi delle abitazioni, in fosse non molto profonde circondate da un recinto di ciottoli. Dopo la sepoltura, la bara viene ricoperta di polvere e non curata negli anni successivi, ma lasciata scomparire naturalmente, tanto che dopo un certo tempo è possibile camminarci sopra. Al termine del funerale, che dura un paio di giorni, è usanza che la famiglia del defunto doni un chiodo metallico a ogni partecipante, mentre l’officiante benedice ciascun membro della famiglia per allontanare i pericoli. Durante la notte vengono accumulati al centro della casa torte di riso, vino e noci di betel per propiziarsi gli spiriti evocati durante la celebrazione. Il giorno successivo tutti gli uomini si recano a cacciare e a pescare: parte del pescato viene cucinato e mangiato direttamente sulle rive del fiume, mentre il resto si porta a casa per condividerlo con i parenti. Viene infine acceso un fuoco su un prato, e con il dono del chiodo il funerale può dirsi concluso.
Ogni ricorrenza o periodo di festa termina quindi con il paklag, la pesca e il consumo del pescato, attività esclusivamente maschile severamente vietata alle donne che simboleggia il ritorno alla vita quotidiana. Gli amis praticano l’oniromanzia, l’ornitomanzia e la divinazione con i bambù. L’interpretazione dei sogni è compito di alcuni aruspici che forniscono possibili spiegazioni per ogni frangente: sognare l’arrivo di una persona anziana indica che un cervo verrà cacciato, l’arrivo presso la propria casa di uno straniero proveniente da sud e ubriaco viene interpretato come il presagio di buona caccia al cinghiale, mentre insetti attaccati ai vestiti sono il presagio di una contesa nella coppia; essere morsi da serpenti e altri animali viene invece spiegato come l’imminente arrivo del matrimonio…
La Festa del Raccolto
La Festa del Raccolto è indubbiamente il rituale più importante della tradizione amis, di certo il più conosciuto. In generale la maggior parte delle cerimonie e festività della cultura amis sono legate a riti ispirati al ciclo della vita, come la celebrazione del cambiamento delle stagioni in base ai prodotti della terra e alla pratica agricola, o a riti propiziatori per scacciare i pericoli e la sfortuna in momenti difficili, come la morte di una persona cara: tutte queste componenti sono presenti e si fondono insieme nella Festa del Raccolto, caratteristica che lo rende di fatto l’evento più sentito nel corso dell’anno.
L’elemento principale della manifestazione è il passaggio al nuovo anno, allorché si ringraziano con offerte gli dèi per i buoni raccolti passati e vengono innalzate preghiere per invocare diversi spiriti ancestrali, cui si chiede protezione per il proprio nucleo familiare nel nuovo anno e buona fortuna in tutti i campi. La festa può essere celebrata in un ampio periodo di tempo, da metà luglio a settembre: oggigiorno in particolare le modalità differiscono da villaggio a villaggio e da tribù a tribù, così come il nome che le viene attribuito, il contenuto e le attività praticate. Tradizionalmente dura da due a sette giorni. Le donne sono escluse dai festeggiamenti nel primo giorno di celebrazione, ma entrano in scena nella seconda parte, in particolare nelle ultime fasi della festa quando rallegrano l’ambiente con canzoni e danze.
I veri protagonisti dei primi giorni sono gli uomini, che si dilettano in attività ricreative o vere e proprie competizioni sportive, come gare di atletica, tornei di pesca e incontri di lotta, il tutto costantemente accompagnato da musica e balli. Anche per le danze e i canti esiste un preciso rituale: tutt’oggi vengono eseguiti brani esclusivamente tribali, con la persona più anziana o più potente che inizia a cantare al centro di un cerchio costituito da membri della sua famiglia che gli ballano attorno.
L’assenza o la non partecipazione a tutte queste manifestazioni celebrative si traduce in una vera e propria pena pecuniaria, a dimostrazione del notevole valore attribuito dagli amis a questa festa. Non va dimenticato che in passato la Festa del Raccolto rappresentava anche l’occasione per celebrare l’avvenuta maturità per gli adolescenti, il loro rito di passaggio all’età adulta. A essa manca, al momento attuale, la componente di addestramento militare cui erano sottoposti sia gli uomini della comunità sia gli adolescenti. Infatti, come abbiamo visto, nel corso dei secoli la festa è cambiata subendo contaminazioni esterne grazie al notevole incremento dei contatti con altri gruppi, e si può sostenere che esistano addirittura piccole Feste del Raccolto differenti anche a poche decine di chilometri di distanza.
Queste trasformazioni non sono da leggere esclusivamente in modo negativo, come perdita delle antiche tradizioni, ma riflettono i cambiamenti globali nella società presenti anche in un’isola come Taiwan, fonti di prodotti culturali nuovi e ibridi ma non per questo di valore inferiore. Oggigiorno la Festa del Raccolto è la principale ricorrenza amis e una delle più note e apprezzate non solo di Taiwan ma di tutto il sud-est asiatico, emblema dell’identità culturale della moderna società indigena.
Gli aborigeni nella società attuale
Il ruolo degli amis e più in generale di tutti i gruppi aborigeni nella società taiwanese si è modificato soprattutto nel corso del XX secolo. Proprio in questo periodo storico si sono verificati i più importanti sconvolgimenti politici sull’isola, che ha visto più volte cambiare le potenze straniere dominanti. Con l’avvento del Kuomintang è stato addirittura avviato un elaborato piano per modificare radicalmente i costumi degli aborigeni, assimilandoli a quelli cinesi han.
Inoltre gli stessi autoctoni che in precedenza avevano combattuto nell’esercito imperiale giapponese furono richiamati per dare una mano nelle difficili battaglie per il possesso delle isole Kinmen e Matsu. In quel periodo i soldati del Kuomintang provenienti dalla Cina continentale, una volta raggiunta Taiwan, erano soliti sposare donne aborigene delle zone più povere in quanto più facili da comprare. La politica ufficiale sull’identità aborigena inizialmente prevedeva che i figli nati da ogni matrimonio misto dovessero essere considerati cinesi a tutti gli effetti, in seguito invece sarà l’etnia del padre a condizionare quella della prole.
All’interno di questa missione governativa di “cinesizzazione” rientrano alcune iniziative significative, tra cui la cancellazione degli studi sulla storia e le tradizioni dei nativi dai programmi scolastici taiwanesi, imprimendo ben chiara l’idea che ogni cosa dovesse essere cinese per consolidare in maniera definitiva e perentoria, anche in ambito culturale, la dominazione nazionalista su Taiwan. Questa situazione inflisse diverse perdite a usi e costumi, nonché ad alcuni dialetti locali, recando un danno irreparabile al complesso di credenze e pratiche, contribuendo a diffondere l’idea che essere aborigeni fosse una vergogna. Ancora oggi, infatti, pochi taiwanesi ammettono serenamente di avere origini legate alle etnie autoctone dell’isola, nonostante il mescolamento tra cinesi han e indigeni abbia raggiunto numeri importanti.
Gli aborigeni costituiscono oggi appena il 2% della popolazione taiwanese. L’incredibile crescita economica dell’isola nell’ultimo quarto del Novecento ha comportato significative modifiche socio-territoriali nella distribuzione dei gruppi etnici: un elevato numero di nativi (il 34% del totale aborigeno attuale) sono emigrati dai loro villaggi natali in direzione dei grandi centri urbani, dove si sono reinventati come manodopera, forza lavoro a basso costo in particolare nell’edilizia, in quanto non avendo potuto ricevere un’istruzione sufficiente non possedevano particolari competenze tecniche. Alcuni gruppi, tra cui gli amis, si sono però specializzati diventando operai di livello soprattutto nell’àmbito delle costruzioni in ferro, tanto da essere scelti dalle imprese per i lavori più impegnativi. Si è quindi assistito a ciò che si può definire un esodo di massa dei componenti tribali, che hanno lasciato i loro territori originari, riscrivendo la geografia abitativa formosana e incrementando ulteriormente il processo di fusione tra la componente autoctona e quella han.
I giovani aborigeni sono quindi andati incontro a un’inevitabile perdita di alcuni tratti etno-culturali tradizionali, come la lingua e alcune usanze tipiche, poiché occupati con il lavoro nelle città. I lavoratori dei diversi gruppi etnici, trovandosi a vivere a stretto contatto e avendo situazioni e aspettative simili, iniziarono a raggrupparsi formando veri e propri quartieri aborigeni, dove le condizioni di vita non erano certo delle migliori. Pur non assumendo del tutto i caratteri tipici di un ghetto metropolitano, soprattutto nei quartieri più poveri e degradati si assistette talora alla nascita di fenomeni di devianza sociale, come gang formate da giovani nativi.
Oggi gli amis compongono la maggioranza anche degli “aborigeni urbani” e per loro è stato recentemente coniato il termine di “tribù urbane”, diffuse in tutta l’isola. Negli ultimi decenni il popolo amis ha integrato membri di altre etnie accettando in maniera stabile la pratica del matrimonio esogamico, mescolandosi così con i cinesi han ma anche con altri gruppi aborigeni come i sakizaya, i kavalan e i pingpu nell’ovest taiwanese.
In quest’ultimo periodo alcuni decreti legislativi hanno sancito un nuovo regolamento in ambito occupazionale che ha favorito l’impiego di lavoratori indonesiani, vietnamiti e filippini, penalizzando gli aborigeni che hanno quindi maggiori difficoltà a trovare lavoro. Per far fronte a questa problematica alcuni di loro hanno deciso di lanciarsi in altre attività, impegnandosi per esempio in un settore come il turismo. Sfruttando la vicinanza delle terre ancestrali alle montagne, varie tribù hanno creato stazioni di acque termali e impianti sciistici, dove insieme alla canonica offerta di villeggiatura vengono presentati a mo’ di intrattenimento aspetti tradizionali del folklore locale, come i canti e le danze tribali. Tuttavia, come in tanti altri luoghi, questo tipo di comportamento viene fortemente criticato in quanto accusato di ledere l’identità, l’immagine e la cultura aborigena stessa, banalizzandola e stereotipizzandola, adattandola alle logiche consumistiche globali.
Per quanto riguarda l’aspetto musicale gli amis invece si sono sempre distinti per la loro particolare originalità, vocazione che ha permesso di far conoscere le loro danze e canzoni. Curioso è il fatto che un canto amis riadattato sia stato utilizzato come tema principale per i Giochi Olimpici di Atlanta 1996. In generale la musica e le canzoni amis si caratterizzano per una complessa polifonia, mentre la danza offre una grandissima varietà di passi, e quasi sempre il ballo e il canto sono combinati. I passi rimandano alla quotidianità, richiamando elementi fondamentali per la società tribale (amore per la propria terra, rispetto per la donna, dedizione all’agricoltura, importanza della pesca e della caccia) e costituiscono a loro volta un rituale che contribuisce all’allenamento fisico e alla costruzione e rafforzamento di uno spirito e di una solidarietà di gruppo.
Molto significativi sono anche i brillanti abiti tradizionali utilizzati durante le feste, per le donne caratterizzati da una veste ricamata a punto croce, gonna nera indossata sopra pantaloni attillati con una blusa a maniche rosse, giacca o gilet, e da gonna e pantaloni per gli uomini. A completare il tutto, copricapi ornati di piume o fiori e l’utilizzo di utensili quotidiani e strumenti musicali dell’arte tradizionale.
In generale gli aborigeni taiwanesi sono diventati i principali sostenitori della causa ambientalista, risvegliando la coscienza ecologica nazionale: numerose problematiche sono state evidenziate proprio da loro, vittime spesso con i loro territori ancestrali di progetti inquinanti approvati poco giudiziosamente dal governo. Nel 1996 è stato fondato un organo ministeriale all’interno dell’Esecutivo, il Consiglio dei Popoli Aborigeni, con l’obiettivo di permettere al governo una supervisione degli affari indigeni, ma soprattutto di garantire un’interfaccia reale alla comunità aborigena per interagire con il potere centrale. Attualmente è anche attivo un movimento non aborigeno favorevole al reinsediamento dei popoli autoctoni nei loro territori natii per evitare la scomparsa delle culture e delle lingue tradizionali. Secondo questo progetto gli aborigeni taiwanesi dovrebbero provvedere alla loro sussistenza dedicandosi interamente al potenziamento dell’eco-turismo, di attività commerciali come vendita di manufatti ricamati, incisioni tribali, gioielleria e musica tradizionale, nuove fonti di sostentamento per le popolazioni autoctone.
Proprio con il governo centrale i popoli aborigeni si sono spesso scontrati in materia di riconoscimento di diritti e identità, tuttavia è interessante sottolineare come questo rapporto non sia completamente ostile e antitetico: sorprendentemente, malgrado la coalizione dei “verdi” appoggi concretamente la tutela e la promozione della cultura autoctona, molti indigeni sono soliti votare per il Kuomintang. Quest’apparente contraddizione è spiegata dal fatto che le zone in cui generalmente vivono gli aborigeni dipendono esclusivamente dalle infrastrutture create dal partito.
Per altri versi, gli amis si sono resi protagonisti di grandi battaglie contro il potere proprio per le tematiche di natura identitaria, capeggiati da un gruppo di intellettuali. Le proteste sociali e politiche hanno visto il coinvolgimento e l’acceso supporto anche di artisti della comunità amis, che sono riusciti a ottenere successi significativi e a ravvivare lo spirito del gruppo, riportando alla luce e riattivando l’interesse per le tradizioni tribali e la difesa dell’identità culturale collettiva. Così, accanto all’alienazione di alcuni giovani delle cosiddette “tribù urbane” che non si dimostrano interessati al mantenimento o al recupero della loro tradizione culturale, e ad altri membri che addirittura rinnegano le proprie origini preferendo riconoscersi in altre definizioni etniche, esiste anche un gruppo di amis che ha deciso di recuperare i propri nomi tradizionali sostituendoli a quelli han, riscoprendo la devozione per la cultura materiale e immateriale, i rituali, le danze, la lingua e le festività: ne sono un esempio i numerosi “aborigeni urbani” che festeggiano la festa del Raccolto nelle loro città, ma tornano anche nei villaggi natii per celebrarla nel modo più intenso e consono alla tradizione.
N O T E
1) Il Kuomintang è il Partito Nazionalista Cinese fondato nel 1912 da Song Jaoren e Sun Yat-sen al termine della rivoluzione Xinhai che rovesciò la dinastia Qing imponendo la repubblica. Chiang Kai-shek si impose successivamente come leader indiscusso dettando le linee guida del partito e riuscendo a governare diverse regioni della Cina tra il 1928 e il 1949, quando dopo essere stato sconfitto nella guerra civile si ritirò in esilio a Taiwan. Sull’isola il Kuomintang rappresentò l’unico partito di Stato fino agli anni Novanta e ancora oggi ha la maggioranza relativa dei seggi nello Yuan Legislativo. È considerato un partito decisamente conservatore collocandosi su posizioni di centro-destra e insieme al Partito del Popolo per Primo e al Nuovo Partito Cinese costituisce la coalizione pan-azzurra taiwanese.
2) La Compagnia Olandese delle Indie Orientali (VOC) era una compagnia commerciale che svolse le proprie attività nei territori coloniali asiatici tra il 1602, anno della fondazione, e il 1800. Godeva del monopolio garantito dal governo olandese sulle attività commerciali in Asia e conquistò importanti avamposti in India, nell’arcipelago delle Molucche e a Giava, scacciando inizialmente inglesi e francesi.
3) Il Tenrikyo è una religione giapponese fondata da una donna, Miki Nakayama, che nel 1838 fu protagonista di un’esperienza rivelatoria. Da quel momento in poi i suoi seguaci (circa 2 milioni) si riferirono a lei chiamandola Oyasama (Madre Onorata). L’obiettivo principale di questa dottrina religiosa è il raggiungimento dello yoki yusan o yoki gurashi, ovvero la vita gioiosa sulla terra, grazie a un percorso di carità e di completa astensione da ingordigia, egoismo, odio, rabbia e arroganza. I fedeli credono in un unico Dio, Tenri-O-no-Mikoto (Divino Re della Ragione Celeste), ritenuto il creatore e il padre dell’intero genere umano.
BIBLIOGRAFIA