Sembra proprio che il governo turco abbia ingaggiato una nuova guerra contro i curdi, che stanno lottando per ottenere uno status politico internazionalmente riconosciuto nel Kurdistan siriano.
Il 24 luglio, i media turchi hanno riferito che i caccia di Ankara hanno bombardato le basi del Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan, situate sulle montagne di Qandil nel Kurdistan iracheno, e anche le postazioni dello Stato Islamico in Siria.
Ankara è a quanto pare turbata dal riavvicinamento che il Pkk sembra aver avviato con gli Stati Uniti e l’Europa. Forse allarmato dalle vittorie conseguite dal Pkk contro l’Isis e anche dal rafforzamento della sua posizione internazionale, il governo ha preso di mira le postazioni dello Stato Islamico in Siria e ha deciso di bombardare le basi curde sui monti di Qandil, dove ha sede il quartier generale del partito dei lavoratori e di Isis non c’è alcuna traccia.
Come previsto, molti media turchi hanno mostrato più entusiasmo per il bombardamento contro le milizie curde che contro le postazioni islamiste. “I campi del Pkk”, essi hanno annunciato con emozione, “sono stati disseminati di bombe”.
Insomma, il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp), al potere in Turchia, sta usando l’Isis come pretesto per attaccare i curdi. Ankara ha appena annunciato che la sua base aerea di Incirlik sarà presto aperta alle forze di coalizione, presumibilmente per combattere l’Isis, tranne che i primi bombardamenti turchi hanno preso di mira le postazioni curde. Questi attacchi non solo danno inizio a una nuova fase di morte e distruzione, ma mettono anche fine a tutte le opportunità di risolvere la questione curda in modo non violento.
Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha annunciato che “è iniziata una seconda ondata di operazioni dirette contro Daesh [Isis], in Siria. Subito dopo è stata condotta un’operazione molto estesa contro i campi dell’organizzazione terroristica Pkk, nel nord dell’Iraq. Sono lieto che gli obiettivi siano stati colpiti con grande successo. Abbiamo ordinato di avviare una terza operazione in Siria e una seconda in Iraq”.
Il “grande successo” dell’esercito turco ha causato gravi danni e ha provocato molti feriti tra i civili curdi, bambini compresi. Il quotidiano curdo “Rudaw” racconta che due abitanti di un villaggio curdo, nella regione di Berwari, distretto di Duhok, sono stati trasportati in ospedale in seguito a un bombardamento dell’artiglieria turca nella regione di Amediye. Una delle vittime aveva 12 anni. La seconda vittima ha perso una gamba in un attacco aereo. Quattro membri del Pkk sono stati uccisi e molti altri sono rimasti feriti.
Subito dopo l’inizio delle operazioni militari contro il Pkk, in Turchia, è stato negato “con decreto del tribunale” l’accesso ai siti web delle agenzie stampa e dei quotidiani filocurdi. Questi siti Internet – tra cui quelli delle agenzie di stampa Firat News Agency (ANF), Dicle News Agency (DIHA), Hawar News Agency (ANHA) e dei quotidiani “Ozgur Gundem”, “Yuksekova News”, “Rudaw” e “BasNews” – sono ancora bloccati.
Nel frattempo, lo Stato Islamico non ha utilizzato nessuno dei suoi mezzi di comunicazione per fare dichiarazioni in merito ai cosiddetti raid contro l’Isis.
Se la Turchia avesse attaccato militarmente il solo Pkk, probabilmente avrebbe ricevuto una generica condanna internazionale. Sicché, per fornire “legittimità” ai propri attacchi contro il Partito dei lavoratori del Kurdistan (il cui affiliato Partito dell’unione democratica (Pyd), in Siria, e il suo braccio armato, le Unità di difesa del popolo curdo (Ypg), dal 2013 contrastano strenuamente l’Isis e altri gruppi terroristici islamisti), Ankara ha dichiarato che lancerà nuovi attacchi contro lo Stato Islamico. E questo offrirà una copertura per gli attacchi contro i combattenti curdi.
Nel 2014, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan parlava così del piano che intendeva attuare in Siria e in Iraq: “Il problema esistente in Siria dovrebbe essere preso in considerazione. E anche quello in Iraq. Inoltre, occorre trovare una soluzione alla questione dell’ala siriana (Pyd) dell’organizzazione terroristica separatista (Pkk)”.
Il governo dell’Akp, insoddisfatto dei risultati elettorali del mese scorso, sembra voler indire nuove elezioni, spingere il Partito democratico del popolo (Hdp), filocurdo, al di sotto della soglia richiesta del 10% ed estrometterlo così dal parlamento. Forse il governo pensa che bombardare il Pkk genererà un entusiasmo nazionalista turco che giocherebbe a favore dell’Akp, aiutandolo a riconquistare la maggioranza nelle elezioni anticipate.
A quanto pare, la Turchia non ha bisogno di deputanti curdi in seno al suo parlamento. E preferisce massacrare o arrestare i curdi, come fa da decenni. E allora perché mai organizza colloqui per raggiungere una soluzione democratica quando ha il potere di uccidere la gente in massa? 1)
Il solito, vero nemico di Ankara
Purtroppo, Ankara non vuole formare “un’alleanza turco-curda” per distruggere l’Isis. Già la Turchia ha aperto i propri confini allo Stato Islamico, consentendo la crescita del gruppo terroristico. E ora, alla prima occasione, ricomincia a bombardare i curdi. Secondo questa strategia, la “pace” sarà possibile solo se i curdi si sottometteranno alla supremazia turca e abbandoneranno il loro obiettivo di essere una nazione.
Nel frattempo, Mevlut Cavusoglu, il ministro degli Esteri turco, ha detto che la base di Incirlik, in Turchia, non è stata ancora aperta per essere utilizzata dalle forze di coalizione americane, ma che lo sarà presto.
Di conseguenza, le forze curde sono le uniche a opporre una reale resistenza allo Stato Islamico.
Esse sono aggredite da Baghdad e sterminate dalla Turchia e dall’Iran. Se è così che i curdi vengono trattati dai Paesi che li governano, perché esistono ancora dubbi se i curdi debbano o meno costituire un proprio autogoverno?
In seguito agli attacchi lanciati dagli jihadisti nella regione, il Pkk curdo, il suo affiliato siriano – il Partito dell’unione democratica (Pyd) – e il suo braccio armato – le Unità di difesa del popolo curdo (Ypg) – sono riusciti a imporsi come efficaci alleati sul campo battaglia contro lo Stato Islamico. Da quando l’Isis è diventata un’importante forza in Siria, gli Stati Uniti pare che facciano affidamento sull’Ypg per fermare l’avanzata del gruppo terroristico. Secondo Henri Barkey, ex esperto di Turchia presso il dipartimento di Stato americano, “gli Usa sono diventati la forza aerea dell’Ypg e l’Ypg è diventato la forza di terra degli Stati Uniti, in Siria”.
L’attentato di Suruc
Gli attacchi contro i curdi sono stati avviati la settimana scorsa. Il 20 luglio, in un attentato dinamitardo nella città curda di Suruc (Pirsus), in Turchia, hanno perso la vita 32 persone che partecipavano a un incontro organizzato da giovani attivisti umanitari, in cui si stava discutendo la ricostruzione della vicina città curda di Kobane.
L’esplosione ha avuto luogo mentre gli attivisti stavano rilasciando una dichiarazione alla stampa, nel giardino di un centro culturale. Almeno un altro centinaio di persone, per lo più studenti universitari, sono rimaste ferite.
Secondo quanto riferito dai notiziari turchi, l’attentatore suicida è stato identificata grazie al test del dna. L’autore della strage sarebbe Seyh Abdurrahman Alagoz, uno studente universitario turco di 20 anni, da poco tornato dalla Siria, che pare avesse legami con l’Isis.
Alagoz ha preso di mira un raduno di 300 attivisti laici, membri della Federazione delle associazioni dei giovani socialisti (Sgdf), che si erano riuniti in un centro culturale della provincia di Urfa, di fronte alla città curda di Kobane, nel Kurdistan siriano. Cercando di ricostruire la città distrutta dall’Isis, essi si stavano organizzando per fornire aiuti, distribuire giocattoli ai bambini e costruire un ospedale, una scuola, un asilo nido, un parco giochi, una biblioteca e una foresta in onore di coloro che hanno perso la vita a Kobane.
“Occorre costruire scuole e ospedali”, ha detto prima dell’esplosione Oguz Yuzgec, il copresidente della federazione. “Una delle cose che dovremo fare è costruire un parco per bambini a Kobane. E poi lo intitoleremo a Emre Aslan, che è morto combattendo a Kobane. Stiamo raccogliendo giocattoli. Parteciperemo alla costruzione dell’asilo nido che il distretto di Kobane intende costruire. Abbiamo la responsabilità di contribuire a raggiungere questo obiettivo. Abbiamo bisogno di tutti coloro che sanno disegnare e possono insegnare ai bambini”.
Mazlum Demirtas, un sopravvissuto all’attentato, ha raccontato: “Il principale responsabile di quanto accaduto è lo Stato turco, il fascismo e la dittatura dell’Akp. (…) Ci ha attaccato con i suoi uomini armati e le bande. Da ieri, i genitori raccolgono le parti smembrate dei corpi dei loro figli. Cercano di identificare i cadaveri smembrati. Questo si chiama fascismo, disumanità e barbarie”.
Pinar Gayip, un’altra sopravvissuta all’attacco, ha detto in un’intervista telefonica rilasciata all’emittente televisiva filogovernativa Habelturk TV che “invece di aiutare i feriti, la polizia assassina dell’Akp assassino ha lanciato lacrimogeni contro i veicoli che trasportavano i feriti”. E qui l’intervista è stata interrotta.
In tutto il Kurdistan turco ci sono state proteste contro il massacro e il presunto coinvolgimento del governo. La polizia di Istanbul ha usato pallottole di plastica e cannoni ad acqua contro la gente che si è radunata per commemorare i morti della strage di Suruc.
Mercoledì scorso, le autorità turche hanno bloccato l’accesso a Twitter per impedire agli utenti di vedere le foto dell’attentato. 2) I funzionari hanno ammesso che la Turchia aveva chiesto al social network di rimuovere 107 indirizzi web con le immagini relative all’attacco; e prima del divieto, Twitter ne aveva già rimossi 50.
Selahattin Demirtas, copresidente del filocurdo Partito democratico del popolo (Hdp), ha detto che a Suruc le attività di sorveglianza sono state intensificate e che i servizi di intelligence registrano le identità di chi si reca o proviene da Suruc.
E poiché allo stesso convoglio di Demirtas, di recente, non è stato consentito di entrare a Suruc, il leader del partito curdo ha sottolineato l’entità dei controlli esercitati dallo Stato nella città, asserendo che nessuno potrebbe infiltrarsi nella folla e compiere un attacco suicida senza avere l’appoggio da parte dello Stato medesimo.
“Oggi, ancora una volta, abbiamo visto a Suruc ciò che è capace di fare un esercito di barbari e stupratori, un esercito che ha perso la propria dignità”, ha detto Demirtas. “Quelli che restano in silenzio di fronte all’Isis, che non osano nemmeno alzare la voce contro di esso, e anche gli stessi funzionari di Ankara che minacciano quotidianamente l’Hdp ma accarezzano la testa dello Stato Islamico, sono complici di questa barbarie”.
Bombe di regime
Nel frattempo Mehmet Gormez, capo del Diyanet, il Dipartimento per gli affari religiosi del governo turco, ha annunciato sul suo account di Twitter che gli autori dell’attacco di Suruc sono atei, non professano una fede religiosa.
Tuttavia, tre giorni prima del massacro di Suruc, circa un centinaio di islamisti – sospettati di essere simpatizzanti dell’Isis – hanno recitato a Istanbul le preghiere collettive dell’Eid, la festa che si celebra dopo il Ramadan. Essi hanno chiesto che la legge islamica della sharia rimpiazzi la democrazia. Costoro hanno recitato le preghiere dell’Eid nello stesso luogo dell’anno precedente.
Oltre il confine del Kurdistan siriano, poco dopo l’esplosione di Suruc, un attentatore suicida ha fatto esplodere un’autobomba in prossimità di un posto di blocco a Kobane. Due combattenti curdi sono rimasti uccisi nella deflagrazione, secondo Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani.
Il mese scorso, un’esplosione letale ha colpito la provincia curda di Diyarbakir, in Turchia, durante un comizio elettorale dell’Hdp cui partecipavano decine di migliaia di persone. Poco prima del discorso che avrebbe dovuto tenere il copresidente del partito Selahattin Demirtas, due bombe sono esplose in punti diversi. Quattro persone sono morte e si stima che oltre un centinaio siano rimaste ferite. Nell’esplosione, Lisa Calan, 28 anni, art director curda di Diyarbakir, ha perso entrambe le gambe.
Mentre i feriti venivano trasportati negli ospedali, la polizia ha utilizzato gas lacrimogeni contro chi cercava di correre in aiuto. Pare che l’attentatore sia un membro dell’Isis.
La premiata ditta Erdogan & Isis
In Turchia, milioni di curdi autoctoni vengono continuamente terrorizzati e uccisi, mentre i terroristi dell’Isis possono muoversi liberamente e utilizzare i valichi di frontiera per recarsi in Siria e tornare in Turchia. E vengono anche curati negli ospedali turchi. Per esempio, Emrah Cakan, un comandante dello Stato Islamico di origine turca, a marzo è rimasto ferito in Siria e ha ricevuto assistenza medica nell’ospedale universitario della provincia di Denizli, in Turchia.
Il 5 marzo, l’ufficio del governatore di Denizli ha rilasciato una dichiarazione scritta:
Emrah C. ha iniziato il trattamento sanitario nell’ospedale di Denizli. Al suo ingresso nel nostro Paese, abbiamo ricevuto dalla nostra città di confine gli atti procedurali attinenti al suo ferimento. Le cure che gli vengono prestate fanno parte del suo diritto di beneficiare dei servizi sanitari al pari di tutti gli altri nostri cittadini.
Non sono affatto un mistero la “compassione” e l’“ospitalità” che molte istituzioni turche riservano ai membri dell’Isis. Il silenzio dell’Occidente è sconcertante e deludente. Il governo americano coopera con i regimi oppressivi – come il regime terroristico iraniano, sotto il quale i curdi sono costretti a vivere – a scapito dei curdi, di altri popoli perseguitati e del futuro dell’Occidente.
Molti regimi del Medio Oriente sono governati da islamisti, e spesso sono governi che si macchiano di genocidio, pertanto non c’è molto da aspettarsi da loro in termini di diritti umani e libertà.
I curdi hanno bisogno di un effettivo sostegno, di vere armi e di riconoscimento reale. Diversamente, non sembra esserci molta differenza tra l’Occidente e i regimi assolutisti e assassini del Medio Oriente.
N O T E
1) Il cosiddetto “processo di pace” pare sia iniziato nel 2012 e attraverso esso i curdi e il governo turco avrebbero dovuto risolvere la questione curda tramite i negoziati.
2) Qui un filmato dell’attentato di Suruc.
traduzione di Angelita La Spada