Dispiace dirlo, ma se le cose andranno avanti così sembra proprio che dovremo rassegnarci. Quando uscirà dal carcere, Leonard Peltier (Turtle Mountain Ojibwe, il più antico prigioniero politico indigeno degli usa) lo farà con i piedi in avanti.
Il 28 ottobre il “Mandela” dei nativi americani, in prigione dal 1976, era stato ricoverato all’ospedale, ma sarebbe già stato riportato in cella, nonostante i suoi sostenitori chiedano che venga trasferito d’urgenza in una struttura medica. Nato nel 1944 da un nativo chippewa e una donna lakota, Peltier (80 anni compiuti in settembre) è seriamente malato. Soffre di diabete, di ipertensione e per le conseguenze del Covid-19. Situazione sanitaria che l’infinita detenzione non ha fatto altro che aggravare. Stando a quanto riferito da Kevin Sharp, il suo avvocato, un’udienza provvisoria sarebbe prevista per giugno 2026, mentre un’udienza completa è stata programmata non prima del giugno 2039. Quando Peltier, se sarà ancora in vita, avrà 94 anni.
In giugno Peltier si era visto negare ancora una volta la libertà condizionale da parte dell’apposita commissione, un’organizzazione ufficialmente “indipendente” ma – almeno per il caso Peltier – influenzata dal Federal Bureau of Investigation. L’ultima udienza risaliva a ben quindici anni fa.
Anche Amnesty International si era mobilitata affinché venisse scarcerato per “ragioni umanitarie”.
Come aveva commentato Nick Tilsen, presidente del collettivo ndn, un’organizzazione indigena che da anni si batte per Peltier. ”oggi è un triste giorno per i popoli indigeni e per la giustizia”.
Per continuare: “Hanno negato la libertà condizionale a un sopravvissuto tra i prigionieri indiani le cui condizioni di reclusione si possono definire una forma di genocidio. Mentre lotta per sopravvivere, insistono nel trattenerlo in carcere per un reato di cui non hanno prove contro di lui”.
Oltre alle numerose incongruenze (come le diverse versioni in merito a un camioncino, o a un pickup, bianco e rosso) ricordo che Peltier venne giudicato da una giuria di soli bianchi e che molti testimoni in seguito confessarono di essere stati minacciati dall’fbi.
E secondo Nick Tilsen sarebbe proprio il Bureau a diffondere false informazioni su Peltier allo scopo di mantenerlo in carcere vita natural durante.
Una vendetta infinita, anche se nei confronti di un capro espiatorio. Membro dell’American Indian Movement (aim), Peltier era stato accusato di coinvolgimento nell’uccisione di due agenti speciali dell’fbi (Ronald A. Williams e Jack R. Coler) nella riserva di Pine Ridge nel 1975. Episodio di cui Peltier si è sempre dichiarato innocente.