Il secondo lunedi d’ottobre di ogni anno, i nativi americani rabbrividiscono al pensiero di onorare un uomo che ha commesso atrocità contro le popolazioni indigene. Il Columbus Day fu inventato nel 1930 dai Knights of Columbus – i Cavalieri di Colombo – un’organizzazione cattolica che aveva bisogno di un eroe cattolico. Nel 1937, con decreto firmato dal presidente Franklin D. Roosevelt, divenne una festività federale. Nel tentativo di contrastare una volta di più la celebrazione di questa ricorrenza, noi di ICTMN 1)  vogliamo elencare otto argomenti contro Colombo: una sequenza di crimini sanguinosi e atrocità commesse dal navigatore e dai suoi uomini.

Durante la navigazione, Colombo rubò la ricompensa a un marinaio

Dopo aver ottenuto i finanziamenti per raggiungere l’Asia – ricavati dal sequestro e dalla vendita di proprietà di ebrei spagnoli e musulmani per ordine del re Ferdinando e della regina Isabella – Colombo salpò alla scoperta di un nuovo mondo con denari e navi. Nell’eccitazione di scoprire nuove terre, il comandante offrì una ricompensa di 10.000 maravedì (circa 500 euro, lo stipendio annuale di un marinaio) a chi per primo avvistasse la costa. Anche se fu un altro uomo dell’equipaggio a scorgere la terra nel mese di ottobre 1492, Colombo annullò il premio sostenendo di aver visto una luce fioca a ovest.

Colombo non mise piede sul suolo americano, né nel 1492, né mai

Non stiamo tirando fuori la storia dell’esploratore vichingo Leif Ericson. Intendiamo dire che il genovese non sbarcò sul continente ma in quelle che oggi sono conosciute come Bahamas, e successivamente a Hispaniola, le attuali Haiti e Repubblica Dominicana. All’arrivo, Colombo e la sua ciurma di spagnoli armati fino ai denti incontrò arawak, tainos e e lucayan, tutti cordiali secondo i suoi resoconti. Poco dopo lo sbarco, distrusse la Santa Maria, e gli arawak lavorarono ore per salvare l’equipaggio e il carico. Colpito dalla cordialità dei nativi, Colombo prese possesso del territorio in nome della Spagna. Inoltre asservì di abitanti del luogo.
Nel suo diario scrisse:

Non appena sono arrivato nelle Indie, sulla prima isola che ho trovato, ho preso alcuni dei nativi con la forza in modo che essi possano imparare e mi possano dare informazioni su tutto ciò che c’è da queste parti.

Colombo dipinse un’immagine orribile dei pacifici nativi

Quando Colombo vide per la prima volta gli arawak accorsi a salutare lui e il suo equipaggio, ne parlò con un tono di tranquilla ammirazione.

Essi … ci portarono pappagalli e balle di cotone e lance e molte altre cose… Essi volentieri scambiavano tutto ciò che possedevano… Erano ben costruiti, con buoni corpi e bei lineamenti… Essi non portano armi, né le conoscono, perché io mostrai loro una spada, che presero per la lama e si tagliarono per ignoranza. Non hanno ferro. Le loro lance sono fatte di canna… Sarebbero ottimi servi… Con cinquanta uomini potremmo soggiogarli tutti e fargli fare ciò che vogliamo.

Dopo diversi mesi nei Caraibi, il 13 gennaio 1493, due indigeni furono uccisi durante gli scambi. Colombo, che aveva altrove descritto i nativi come persone gentili, scrisse: “[Sono] malvagi e credo che vengano dall’isola di Caribe e che mangino gli uomini”. Li descrisse anche come “cannibali selvaggi, con nasi a mo’ di cane, che bevono il sangue delle loro vittime”.
La trovata del cannibalismo è tuttora insegnata in alcune scuole.

Gli uomini di Colombo erano stupratori e assassini

Dopo il suo primo viaggio ai Caraibi, Colombo tornò in Spagna e lasciando 39 uomini che si diedero alla bella vita con le donne locali. Al suo ritorno gli uomini erano tutti morti. Con 1200 altri soldati a sua disposizione, stupri e saccheggi dilagarono, tollerati dal capo. Ciò è comprovato da un suo intimo amico, il savonese Michele da Cuneo, che scrisse il primo disgustoso resoconto della relazione con una donna “donatagli” proprio da Colombo.

Presi una camballa bellissima, la quale il signor Almirante mi donò; la quale avendo io nella mia camera, essendo nuda secondo loro costume, mi venne voglia di solaciar cum lei. E volendo mettere ad execuzione la voglia mia, ella, non volendo, me tractò talmente cum le ongie, che non voria alora aver cominciato. Ma così visto, per dirvi la fine del tutto, presi una corda e molto ben la stringai, per modo che faceva cridi inauditi, che mai non potresti credere. Ultimate, fussimo, de acordio in tal modo, che vi so dire che nel facto parea amaestrata a la scola de bagasse.

Tra le diverse testimonianze di crudeltà e omicidi, troviamo gli spagnoli che provano il filo delle loro lame sui nativi tagliandoli a metà, gare di decapitazione, persone gettate in vasche di sapone bollente. Ci sono anche racconti di lattanti strappati dal seno materno, solo per essere scagliati a capofitto contro le rocce. Bartolomé de Las Casas, un ex proprietario di schiavi che divenne vescovo del Chiapas, ha descritto questi atti. “Tali disumanità e barbarie sono state commesse ai miei occhi come in nessuna età v’ha eguali”, scrisse. “I miei occhi hanno visto questi atti così estranei alla natura umana che ora tremo mentre scrivo”.

Colombo schiavizzò gli indigeni per l’oro

Perché Colombo raccontò alla regina Isabella e a Ferdinando di miriadi di schiavi, fiumi d’oro e pascoli ubertosi, gli furono assegnate 17 navi e più di 1200 uomini per la spedizione successiva. Tuttavia, Colombo doveva mantenere le promesse. Negli anni successivi, tentò disperatamente di farlo, ma centinaia di schiavi morirono sulla rotta della Spagna, mentre l’oro non era così abbondante come previsto.
Colombo costrinse gli autoctoni a lavorare nelle miniere aurifere fino all’esaurimento. Chi si rifiutava, finiva decapitato o con le orecchie tagliate. Nelle province di Cicao tutti gli individui oltre i 14 dovevano fornire almeno un ditale di polvere d’oro ogni tre mesi, e gli venivano dati da indossare collari di rame come prova dell’avvenuto conferimento. Quelli che non rispettavano l’obbligo avevano le mani tagliate e quindi legate intorno al collo mentre morivano dissanguati: circa 10.000 persone morirono così.
In capo a due anni, circa 250.000 indiani di Haiti erano morti. Molti decessi erano provocati da suicidi di massa, autoavelenamento, madri che uccidevano i loro bambini per evitare la persecuzione. Pochi anni prima della sua morte, Colombo commentava: “L’oro è la più preziosa di tutte le merci; l’oro costituisce tesoro, e chi lo possiede ha tutto ciò che gli serve al mondo, anche i mezzi per salvare le anime del purgatorio, e riportarle al godimento del paradiso”.

Colombo fornì schiave sessuali ai suoi uomini

Oltre a mettere i nativi a lavorare come schiavi nelle sue miniere d’oro, Colombo vendette anche schiave sessuali ai suoi uomini, alcune persino di 9 anni, razziando i villaggi per procurarsele.
Nell’anno 1500, scriveva: “Si ottengono facilmente un centinaio di castellano per una donna come per una fattoria, e usa molto, e ci sono un sacco di commercianti che vanno in cerca di ragazze; quelle dai nove ai dieci sono ora le più richieste”.

Gli uomini di Colombo usavano i nativi come cibo per cani

Nei primi anni delle conquiste di Colombo c’erano macellerie in tutti i Caraibi, dove i corpi degli indiani erano venduti come cibo per cani. Esisteva anche una pratica, nota come montería infernal, la caccia infernale, o caccia all’uomo, in cui gli indiani venivano cacciati dai cani da guerra. Contro questi cani – che indossavano armature ed erano stati alimentati con carne umana – i nativi dovevano giocare una partita terribile. Alle bestie venivano dati anche neonati vivi, per puro divertimento, talvolta in presenza dei genitori disperati.

Colombo tornò in Spagna in catene, ma fu graziato

Dopo un gran numero di denunce contro Colombo per la pessima gestione dell’isola di Hispaniola, nel 1500 un commissario reale lo arrestò e lo riportò in Spagna in catene. Anche se spogliato del suo titolo di governatore, fu graziato dal re Ferdinando, che poi sovvenzionò un quarto viaggio.

 

N O T E

1) Si tratta dell’Indian Country Today Media
Network, che ha pubblicato il presente articolo. La versione italiana è a
cura di “Etnie”.