Complotti e cospirazioni vanno per la maggiore. Lo stesso dicasi per premonizioni, coincidenze sincroniche, dimensioni occulte, misteri ermetici e sètte iniziatiche. Da Ivan Stang a R. Anton Wilson, Michel A. Hoffman, i due Thompson (Damian e Richard), Laurence Gardner, William Bramley (indipendentemente da chi realmente si celi dietro queste identità) e riesumando Zecharia Sitchin , il “dannato” Charles Fort, il guaritore sufi Jean Josipovivi, gli occultisti aspiranti alchimisti Louis Pauwels e Jacques Bergier, 1) il compianto “Sbancor” di American Nightmare (morto per un “incidente”? Ma scherziamo…!?) e magari anche Peter Kolosimo, c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Alcuni autori (si veda l’eccentrico David Icke, sospettato talvolta di “revisionismo storico”, in Italia pubblicato dalla Macro) individuano nella CIA, nella Massoneria e in qualche famiglia di petrolieri, in particolare i Bush, i maggiori responsabili di omicidi politici, guerre, massacri e genocidi degli ultimi decenni (dal Salvador all’Iraq). Niente di nuovo per quanto riguarda la Cia. Ne avevano ampiamente denunciato i misfatti sia Chomski che Ziegler, oltre al nostro Giulietto Chiesa (e perfino Saverio Tutino su cui mantengo qualche riserva, come minimo portava sfiga…). 2)
Sconcertante non è tanto la dichiarata paranoia (“paranoia critica” come quella teorizzata da alcuni surrealisti e situazionisti?) dei soidisant esperti in cospirazioni quando evocano i livelli occulti che sovraintendono ai destini del pianeta (“al giorno d’oggi chiunque non sia almeno un po’ paranoico è soltanto pazzo”), ma piuttosto il meccanismo per cui da una cospirazione si passa, quasi per necessità intrinseca, ad una cospirazione superiore. Dai Templari alla Massoneria, dai nazisti alla Cia… transitando per Rosacroce, Illuminati, P2. E arrivando magari alle oscure “Guardie Carcerarie” fuoriuscite dalla Quarta Dimensione, ossia alla “Madre di tutte le Cospirazioni”.
Nonostante alcune comprensibili perplessità (incolpare di ogni disastro presunti cospiratori è anche un modo per distogliere l’attenzione da colpevoli ben più concreti come multinazionali, servizi segreti e apparati industrial-militari) confesso di trovare la cosa alquanto intrigante e quindi ci metto del mio, non fosse altro che per confondere ulteriormente le idee.
È già stata ampiamente documentata e analizzata la simbologia utilizzata dalle società segrete più famose, in genere legate alla conservazione (o all’apparente trasformazione) del potere.
Diamo per scontato l’utilizzo della simbologia con intenti evocativi (svastiche, rune, asce bipenni…) 3) da parte dei gruppi di destra. Spesso in maniera filologicamente scorretta come nel caso della croce celtica che in Irlanda sovrasta le tombe dei volontari caduti di IRA (socialisti rivoluzionari, antimperialisti, sicuramente di sinistra) e INLA (comunisti). Quella ostentata ancora negli anni settanta dal Fronte della Gioventù, organizzazione giovanile neofascista legata al MSI (e prima ancora da Giovane Europa e oggi da Forza Nuova) è in realtà la “croce cerchiata delle SS francesi” (vedi la mostrina della compagnia Flak, contraerea della Charlemagne) che in alcuni manifesti rivela di essere originariamente una “svastica tonda”. Simbolo ampiamente utilizzato anche dall’OAS e poi da Ordre Nouveau. Cosa poi ci azzecchino i gioiosi e solari celti con i tetri e necrofili fascisti nostrani, notoriamente nostalgici dell’imperialismo romano, è cosa del tutto inspiegabile (come gran parte del ciarpame ideologico fascista, sostanzialmente un bric-à-brac, come acutamente segnalava Furio Jesi). 4)
Diventa invece alquanto inquietante scoprire che simboli arcani (protostorici, mi suggeriscono) sono stati utilizzati anche da gruppi e gruppuscoli di sinistra. Potrebbe trattarsi di un inconsapevole richiamo agli archetipi, di semplici coincidenze. Ma, visto che qui si intende parlare di cospirazioni, non si può escludere che qualche infiltrato abbia inteso “criminalizzare” (o “marcare”) a priori l’organizzazione rivoluzionaria.
Penso in particolare a due formazioni che hanno utilizzato per il loro logo il “serpente”, creatura dalle implicazioni altamente simboliche ed evocative. In un caso (l’ETA basca) siamo di fronte a una variante del caduceo; nell’altra (i Simbionesi, S.L.A.) troviamo il Cobra a sette teste, lo stesso che sovrasta e protegge Visnu.
L’immagine del serpente (talvolta del serpente che si morde la cosa formando un 8) è ricorrente in quel sovraffollamento di società segrete e confraternite (si parla di una “Confraternita del Serpente” operante in Egitto attorno al 3400 a.C.) di cui si occupano sistematicamente i teorici delle cospirazioni. Presente nella Bibbia in qualità di diavolo tentatore (o forse patrono dei fruttivendoli) attraversava strisciando anche le mitologie di sumeri ed egizi, spesso associato agli dèi venuti dal cielo. In alcuni credenze rappresenta un simbolo della creazione dell’uomo da parte delle divinità; in altre, il passaggio dalla “beata ignoranza” alla conoscenza e alla consapevolezza.
Di questo rimane una traccia precisa nel caduceo, antico simbolo costituito da un bastone, talvolta provvisto di ali, con uno o due serpenti attorcigliati e diventato simbolo della Medicina. Il serpente era collegato al dio greco della medicina, Asclepio, Esculapio (Aesculapius) per i romani. Nel 203 a.C. l’apparizione di un serpente sacro (signum Aesculapii) che si rifugiò nell’isola tiberina avrebbe annunciato la fine di una terribile pestilenza.
Una varietà di colubro, elegante e innocuo serpente diffuso anche in Europa, è chiamato appunto “Colubro di Esculapio” (Elaphe longissima).
Coincidenza: tra gli altri attributi del dio vi erano il cane e il bastone (anche separato dal serpente) che ritroviamo poi, entrambi, in San Rocco, santo taumaturgo e guaritore (della peste in particolare).
Un caduceo, nella versione di bastone sovrastato da un 8 attorcigliato, lo esibiva anche Ermes (Mercurio per i romani), alato messaggero degli dèi. Da notare poi l’accostamento costante al gallo, sia per Esculapio che per Mercurio (gallo che ricompare, forse non casualmente, con san Pietro). In alcune antiche raffigurazioni indiane il caduceo, completo di ali e serpenti, aleggia sui “vimana”, sorta di macchine volanti utilizzate in memorabili antichissime battaglie da misteriosi visitatori extraterrestri.
Esiste poi un rapporto anche tra il simbolo del caduceo e lo yoga. Come è noto nello yoga vengono attivati i chakra, sette punti del corpo che corrispondono a precisi organi interni connessi a particolari funzioni. Si ritiene che i chakra producano una frequenza elettromagnetica che interagisce con i condotti vitali e l’energia kundalini (dal sanscrito kundal, spirale) alla base della colonna vertebrale. Questa preme all’interno e sale, in forma di serpente, sino alla ghiandola pineale, donando una sensazione di completezza. Si parla di una “brezza fresca” in condizioni di equilibrio; di calore se incontra disordini energetici relativi a chakra danneggiati. Il caduceo di Hermes (ma anche di Thot), avvolto dai serpenti, deriverebbe dal bastone brahmanico. Secondo questa interpretazione il serpente rappresenta quindi il flusso energetico spiraliforme, mentre la sommità sferica potrebbe rappresentare il cervello con gli emisferi (le due ali).
Per altri addetti ai lavori il caduceo ricorderebbe addirittura l’elica del DNA. Alcuni si spingono a ipotizzare una manipolazione genetica operata da qualche misteriosa entità (Dei, Anunnaki, Naga, extraterrestri….a scelta) tale da produrre un improvviso salto evolutivo, da cui sarebbe derivato l’Homo sapiens (anche se, con il senno di poi, il risultato attuale appare alquanto insoddisfacente, come minimo un esperimento fallito). 5)
In alternativa potrebbe simboleggiare genericamente il “dono della conoscenza” fatta agli uomini dagli “dèi” (o almeno da alcuni, perché altri avrebbero preferito mantenerli nell’ignoranza) dove per “dèi” si possono intendere entità provenienti sia dallo spazio sia da un’altra dimensione.
L’arte medica rientrerebbe appunto nel sapere donato agli uomini dagli dèi. Usato abitualmente come insegna dalle farmacie (e dai veterinari), il caduceo appariva anche in diverse “allegorie alchimistiche” (vedi il “volatile fisso”). Per non parlare poi dell’inquietante “serpente crocefisso”, sesto stadio del procedimento alchemico secondo Flamel, utilizzato dai seguaci della filosofia ermetica che lo avevano ripescato dalla tradizione gnostica. I primi gnostici del Nordafrica utilizzavano come simbolo Nahustan, un serpente aureo o bronzeo attorcigliato a una croce lignea. Il caduceo corrisponde quindi all’Albero della Conoscenza e sopravvive in forma degradata anche nelle fiabe in qualità di “bacchetta magica”.
E con questo il cerchio potrebbe chiudersi e il serpente tornare a mordersi la coda.
Figli di Matrix o di Natrix?
È sicuramente curioso scoprire che un’organizzazione autenticamente rivoluzionaria (sorta nel 1958, in un contesto particolare, per combattere la dittatura franchista, variante iberica del fascismo) che si proponeva di conquistare l’indipendenza e costruire il socialismo in Euskal Herria (“bietan jarrai”: continuare con entrambi è il motto in euskara posto sotto l’ascia di ETA) abbia adottato un simbolo così particolare e simile al caduceo. Ne parla José Manuel Pagoaga (“Peixoto”) nel libro Felix Likiniano, miliziano de la Utopia (edizioni Txalaparta) che raccoglie varie testimonianze sullo scomparso scultore basco di antica fede e militanza anarchica, ideatore appunto del simbolo di Euskadi Ta Askatasuna. Racconta Peixoto di quando Likiniano gli mostrò per la prima volta, a Baiona, la scultura raffigurante l’ascia con il serpente attorcigliato destinata a diventare “el anagramma” di ETA.
“Cosa ti sembra di questo?”, mi chiese. Non sapevo cosa rispondere e sicuramente gli diedi una delusione. Nei tre anni successivi me lo mostrò almeno altre sei volte e io sempre uguale, freddo. Mai una volta che gli dicessi “che meraviglia!” oppure “salta immediatamente agli occhi il suo significato”. Tanto che alla fine si vide costretto a spiegarmelo! Avrà pensato “questo è proprio stupido, non c’è altro da fare che spiegarglielo con pazienza, come si fa con i bambini”. Un po’ alla volta mi introdusse alla comprensione del simbolo. Mi parlò dell’ascia come strumento che i baschi utilizzarono in battaglia nel corso della storia, delle asce di bronzo di Roncisvalle [furono i baschi e non gli arabi ad attaccare la retroguardia dell’esercito di Carlomagno, dopo che i franchi avevano saccheggiato Pamplona, NdA]…”Abbiamo sempre dovuto lottare per lo stesso motivo”, mi disse, “anche voi ora state lottando per questo…”. Bene, la faccenda dell’ascia adesso era chiara, ma il serpente? Cosa c’entrava il serpente? Allora pazientemente Felix mi spiegò anche la questione del serpente: “Che cosa bisogna fare per usare convenientemente l’ascia? Bisogna avvicinarsi all’obiettivo con circospezione, silenziosamente, come un serpente appunto…”.
Così suona la versione ufficiale, quella di cui sicuramente erano convinti gli interessati; anche se l’abbinamento di ascia e serpente resta – per chi scrive almeno – leggermente inquietante.
Per quanto riguarda i Simbionesi (SLA, Symbionese Liberation Army), forse non è un caso che in molti testi sulle cospirazioni si faccia riferimento all’uccisione (e alle indagini sistematicamente insabbiate) del produttore-regista Thomas Harper Ince (vedi Quarto Potere) sottolineando le responsabilità del magnate della stampa William Randolph Hearst a cui il famoso film era chiaramente ispirato.
Non manca quasi mai un accenno al fatto che la nipote del magnate, Patty Hearst, venne rapita dai membri dello SLA, aderendo poi alla loro causa e partecipando a qualche rapina. Con il nome di battaglia di “Tania” (un riferimento alla guerrigliera caduta con il Che in Bolivia) sembra fosse diventata la compagna di “Cujo” (a cui fa riferimento anche un romanzo di Stephen King), uno dei leader dell’organizzazione, poi ucciso dalla polizia. Nell’immagine divenuta ormai canonica della giovane, basco in testa e mitra puntato, si riconosce sullo sfondo il simbolo del cobra a sette teste adottato dai Simbionesi. 6)
Il gruppo SLA, ritenuto all’epoca di estrema sinistra, almeno a livello di intenzioni (ma forse anche manipolato dai servizi), aveva impostato la propria militanza sul concetto di “simbiosi” ed era fortemente impregnato di “cultura psichedelica”. Negli anni settanta, anche se per breve tempo, divenne uno dei fenomeni più spettacolarizzati nel variegato panorama del ribellismo statunitense. Inizialmente era formato da un gruppo di studenti di San Francisco che balzarono alla ribalta mediatica con un comunicato del 4 febbraio 1974 in cui rivendicavano il rapimento di “Patricia Campbell Hearst, figlia di Randolph Hearst” considerata “prigioniera di guerra”. Per la cronaca, mentre quasi tutti i membri dello SLA venivano sistematicamente eliminati dalla polizia, talvolta con metodi discutibili e in circostanze poco chiare (un po’ come accadde da noi con i NAP), Patricia ritornò presto, dopo un breve periodo di detenzione, alla sua vita dorata dichiarando di aver subìto “controllo mentale”. Una decina di anni fa gli ultimi membri dello SLA, all’epoca sfuggiti alla cattura e che da oltre trent’anni vivevano sotto falso nome, sono stati arrestati.
Sesha e Mukalinda, fratelli serpenti
Il simbolo del cobra a sette teste (anche se talvolta, forse per ragioni grafiche, diventano cinque) nei miti cosmogonici indiani corrisponde a Sesha (“durata”), il serpente che protegge Visnu, divinità vedica legata all’energia solare e depositaria del principio di conservazione della creazione. Con Brahma e Shiva costituisce la Trimurti. Visnu si sarebbe manifestato attraverso i suoi avatara (discese, incarnazioni…) che periodicamente intervengono a salvezza del mondo. I più noti sono Rama e Krishna. Visnu viene raffigurato con quattro braccia che reggono la conchiglia, il disco, la mazza e il fiore di loto, talvolta a cavallo dell’uccello gigante Garuda (un vimana?).
Anche il Budda – considerato un altro avatar – si presenta protetto da Mukalinda, serpente a sette teste definito un “naga”. Budda stava meditando sotto un albero di fico ed era infastidito dal vento e dalla pioggia. Un naga, preso dalla compassione, gli si arrotolò intorno sette volte dispiegando sopra di lui le sue sette teste, come una tettoia.
Nella mitologia indiana i naga (“cobra” in sanscrito) sono serpenti in grado di assumere forma umana e considerati alla stregua di esseri divini. Nel Ramayana l’origine dei “re-cobra” viene fatta risalire a 870mila anni fa, e in un testo tibetano vengono identificati con i serpenti che “ridiscesero per pacificarsi con la quinta razza, ammaestrarla [sic! Brividi lungo la schiena… NdA] e istruirla”.
Naga e nagini (le femmine) vengono raffigurati con lunghe code intrecciate sotto la vita, immagine che ritroviamo nell’iconografia gnostica (“abraxas”).
Risalendo ancora più indietro nel tempo, possiamo ricordare che secondo la “genesi dei Naacal”, 7) il mondo sarebbe stato creato da una “potenza autoesistente” rappresentata come un serpente dalle sette teste:
Sulla Terra plasmata nello spazio dai gas, si formarono l’atmosfera e le acque. Poi la luce solare illuminò il fango delle profondità marine schiudendo le uova cosmiche.
Analogamente anche Visnu, mentre riposa sul serpente dalle sette teste, sogna la creazione dell’universo, spargendo il suo seme nelle acque cosmiche. Il seme poi si trasforma in un uovo d’oro da cui viene generata ogni creatura vivente.
Volendo trovare un nesso tra il serpente del caduceo e il cobra a sette teste, possiamo riandare all’incontro con il Budda (che nelle sue vite precedenti sarebbe stato anche un serpente). L’illuminazione (l’energia kundalini che risale dalla base della colonna vertebrale fino alla ghiandola pineale, raffigurata nel serpente del caduceo) si rese possibile proprio grazie alla presenza del cobra dalle sette teste, sette come i sette chakra.
Ricordo anche che secondo alcune versioni (non si esclude apocrife e agiografiche), in quella circostanza il Budda avrebbe poi “convertito” il naga al buddismo.
Erensugue
Tornando ai Simbionesi, non si può escludere (pensando agli interessi psichedelici dei componenti del gruppo) che la scelta del simbolo derivasse, prosaicamente, da suggestioni meno profonde: un cobra del genere appariva sulla copertina di un disco di Jimi Hendrix.
Quello che invece sconcerta è ritrovare un serpente a sette teste anche nella mitologia basca. Si tratta dell’Erensugue, detto anche Iransugue, Ersugue o Edensugue. In euskara, l’antica lingua basca, il termine sugue (attualmente si usa la forma suge) indica alcuni tipi di serpenti, in particolare la culebra (castigliano per “biscia”), ossia i colubri (vedi Elhuyar hiztegi txikia, dizionario di euskara-gaztelania, basco-castigliano, 1998).
Erensugue viene rappresentato sia con sette teste sia con una sola. In alcune versioni le sette teste si formavano una alla volta e con lo spuntare della settima la misteriosa creatura veniva avvolta dalle fiamme (una variante della Fenice?). Allora si alzava in volo e si dirigeva verso l’oceano dove sprofondava.
Altre leggende parlano di decapitazione, incidente capitato all’Erensugue che viveva sul monte Aralar. Esecutore, l’arcangelo san Michele a cui è stato dedicato un santuario, da secoli meta di pellegrinaggi.
I luoghi in cui veniva solitamente avvistato sono la grotta di Azalegui sui monti di Ahuski, la grotta di Balzola e appunto la cima del monte Aralar, una delle montagne sacre dei baschi, tornata in auge qualche anno fa quando alcuni fuoriusciti da Batasuna (nata dopo la messa fuorilegge di Herri Batasuna, Euskal Herritarrok e altri, oggi Sortu, integrato nella coalizione Euskal Herria Bildu) decisero di chiamare Aralar un nuovo partito abertzale (indipendentista di sinistra) ma contrario alla lotta armata.
Tornando alla nostra mitica creatura, va detto che non disdegnava di nutrirsi anche di esseri umani. Inevitabile qualche accostamento: l’Idra di Lerna (provvista però di ben nove teste) uccisa da Ercole e anche, si parva licet, il meno celebre draghetto della Vallarsa, giustiziato da san Colombano a colpi di falce.
Secondo uno dei libri del Mahabharata anche il guerriero Arjuna (nome di battaglia di un eroico partigiano comunista, presumibilmente lettore di Salgari più che di antichi testi sacri indiani), combattente al fianco di Krishna, uno degli avatar di Visnu, si scontrò con un re naga a nove teste. Non ebbe tuttavia problemi nell’accoppiarsi con Ulupi, figlia di un altro re naga. Una suggestiva descrizione dell’episodio venne riportata da Borges nel Manuale di zoologia fantastica.
Per concludere, un doveroso accenno alle lotte di liberazione condotte nel Nagaland dalle popolazioni indigene, in particolare quelle denominate naga. Lotte sicuramente autentiche e “telluriche” (vedi Theorie des Partisanen, Teoria del partigiano, di Carl Schmitt).
Il Nagaland, piccolo stato dell’India nordorientale, confina a nord con l’Arunachal Pradesh, a sud con il Manipur, a est con la Repubblica di Birmania (Myanmar), a ovest e a nord con l’Assam. Subì la dominazione inglese dal 1980 e nel 1947, dopo l’indipendenza indiana, il territorio rimase diviso tra varie giurisdizioni gestite dai diversi gruppi tribali. Nel 1957, dopo una serie di proteste e scontri, il governo indiano creò una singola unità amministrativa naga, sotto la propria giurisdizione. A questo provvedimento i naga risposero rifiutandosi di pagare le tasse. Nel 1960 il Nagaland divenne uno Stato autonomo all’interno dell’Unione indiana, anche se intanto le lotte dei separatisti continuavano. Un parziale armistizio venne concordato nel 1975, ma in alcune zone non venne accettato. L’organizzazione della società naga è strutturata in base a clan tribali, variando da modelli “democratici” (come quelli adottati dai gruppi angami e ao) a quello autocratico dei konyak.
Massoni a Belfast?
Tra i tanti esempi di manipolazioni nei confronti di entrambi gli schieramenti di una guerra o di una guerra civile, gli autonominati esperti in cospirazioni e complotti (vedi il solito David Icke, che però sembra sottovalutare il ruolo dell’imperialismo inglese) citavano spesso l’Irlanda del Nord per il sanguinoso conflitto tra cattolici repubblicani e protestanti lealisti alla Corona inglese.
Davanti all’ipotesi che in realtà dietro le quinte operasse una qualche frazione della massoneria, indirizzando e strumentalizzando sia le varie formazioni repubblicane (IRA, INLA, in passato anche IPLO) sia quelle lealiste (UDA, UVF, UFF…), ero rimasto alquanto perplesso. Conosco bene, avendola anche fotografata per un reportage negli anni ottanta, la “Casa d’Orange”, fino a non molti anni fa in grado di controllare non solo la politica discriminatoria, ma anche gran parte delle attività lavorative e assistenziali di Belfast. Ostentava apertamente sulla facciata simboli inequivocabilmente massoni.
Ma, onestamente, non mi sembrava – e non mi sembra tuttora – questo il caso dei “papisti”, i cattolici repubblicani notoriamente non-settari e di sinistra. Anche se, ripensandoci, ci sarebbe una strana coincidenza. Uno dei simboli ricorrenti sui manifesti, sulle tombe e soprattutto sui policromi murales che adornano le aree cattoliche (Falls road, Andersontown, Divis Flats…) è costituito dalla Fenice che, si dice, risorge dalle proprie ceneri. 8) In teoria un simbolo della perenne rivolta irlandese che riesplode nonostante ogni sconfitta. Tuttavia non mi risulta che l’Araba Fenice sia un mito celtico. 9)
Era stata invece ampiamente utilizzata dalla massoneria, e qualche “esperto in cospirazioni” suggerisce che perfino l’aquila dalla testa bianca, scelta come simbolo degli USA, non sia altro che un banale comouflage della Fenice.
Fenice che fu anche il simbolo dei colonnelli greci, per non parlare dell’operazione Phoenix in Vietnam e, si parva licet, della copertura di Ordine Nuovo (Giancarlo Rognoni, Nico Azzi e soci) a Milano. Senza trascurare che il mito della Fenice, ciclicamente di ritorno sulla Terra per dare sepoltura dentro un uovo al proprio padre, potrebbe derivare da quello cosmogonico per cui ogni creatura deriva dall’uovo originato dal seme di Visnu.
Ma, mi chiedo, i “Provisionals” tutto questo lo hanno mai sospettato?
Coincidenze sincroniche?
Nel corso della stesura di questo articolo, suggestionato da quanto andavo scoprendo, mi son fatto qualche idea sul significato più o meno recondito dei serpenti attorcigliati. Ero partito con la modesta coincidenza, analogia, dell’utilizzo del serpente da parte di due gruppi tutto sommato diversi, la storicamente rilevante ETA e l’effimero SLA.
Poi le cose si sono incrociate, aggrovigliate, attorcigliate (appunto!): il caduceo, kundalini, Erensugue, la Fenice… Coincidenze?
E ho pensato che forse i diversi piani della “realtà” si srotolano nel Tempo e nello Spazio come appunto le spire di un serpente, talvolta incrociandosi e producendo le note “coincidenze sincroniche”, in genere non previste o prevedibili.
N O T E
1) Almeno uno dei due autori del Mattino dei maghi, teorici del realismo fantastico, dovrebbe essere ancora in vita e forse approdato alla Nouvelle Droite (quella fondata da Alain de Benoist).
2) Penso alla tragica vicenda dell’alpinista Castiglioni (suo parente tra l’altro), arrestato e poi morto sul ghiacciaio durante un tentativo di fuga dopo un incontro clandestino con Tutino; penso ai Montoneros (Francisco Reinaldo Urondo “Paco” e la sua compagna) da lui intervistati e subito dopo scoperti ed eliminati (vedi due suoi articoli su “Linus”, maggio e agosto 1976).
Ci sarebbe anche altro, ma mi fermo qui. E pace all’anima sua.
3) Utilizzata in Italia da Ordine Nuovo, l’ascia bipenne veniva talvolta spacciata come un simbolo di origine “cretese” o anche “etrusca”, ma in realtà era un richiamo al collaborazionismo francese in quanto simbolo della Repubblica di Vichy (quella del maréchal Pétain) durante l’occupazione nazista.
4) Arditamente, ma con prove incontestabili alla mano, il prematuramente scomparso Furio Jesi paragonava il massimo teorico del neofascismo e neonazismo nostrani, Julius Evola, a Liala (vedi Cultura di destra, Garzanti 1979). Non deve mai avergliela perdonata l’attuale presidente della Fondazione intitolata al razzista Evola: Gianfranco de Turris, autore della prefazione a un libro di Gianluca Casseri, il militante di destra (forse legato a Casa Pound) che assassinò due senegalesi a Firenze. Commentava infatti (“con rara sensibilità” vien da dire) la morte di Jesi avvenuta per l’ossido di carbonio sprigionato da una stufa: “Furio Jesi? Quell’intellettuale ebreo morto per una fuga di gas?”. C’è da chiedersi come possano esponenti della cultura democratica e di sinistra presenziare insieme con tale personaggio a convegni e dibattiti (per esempio sulla questione irlandese).
5) Ancora scarsamente presa in considerazione la vecchia ipotesi di una “discarica cosmica” per cui sulla Terra verrebbero pietosamente scaricati tutti i risultati fallimentari di tale operazione. Questo spiegherebbe agevolmente la venuta al mondo di personaggi come Hitler, Mussolini, Pinochet, Berlusconi, Bush, Erdogan, eccetera.
6) Lettura consigliata: Trance (diventata nell’edizione italiana Pastorale rivoluzionaria) di Christopher Sorrentino.
7) I “Santi Fratelli”, una stirpe leggendaria risalente alla civiltà Mu.
8) Fenice che risorge dalle fiamme? In realtà “tecnicamente” quella raffigurata nei murales è una Fenice che si immola, brucia, non che risorge. Stando ai testi canonici rinascerebbe sotto forma di larva – o di uovo – crescendo rapidamente, in due-tre giorni. Quanto al Parco della Fenice a Dublino, il nome è solo la traduzione, errata e anglicizzata, del Parco dell’Acqua Limpida, in gaelico Pàirc an Fhionn-Uisce.
Un discorso a parte poi per la soidisant e forse apocrifa “fenice irlandese”, l’Augurey… ma andrebbe troppo per le lunghe.
9) Come invece un altro volatile, il corvo (Corvus frugilegus o Corvus corax, entrambi presenti in Irlanda) che simboleggia la Morrigan, dea degli spiriti e delle battaglie.
Riferisco che secondo qualche autore in realtà si tratta della cornacchia, anzi della cornacchia grigia (Corvus corone cornix), dato che l’altra cornacchia, quella nera (Corvus corone corone) non frequenterebbe le brughiere dell’Isola Smeralda. Assolutamente da vedere quella in pietra che sovrasta la statua di Cù Chulainn morente nel cimitero di Derry (copia di quella posta sul luogo dell’insurrezione del 1916 a Dublino).