Il 18 maggio 2023, il comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha condannato la Spagna per aver violato i diritti politici del presidente catalano Carles Puigdemont quando, nel 2018, lo ha sospeso da parlamentare.
Ricordiamo che il 1° ottobre 2017 il governo di Puigdemont aveva indetto un referendum sull’autodeterminazione della Catalogna, funestato da un assalto agli elettori da parte di 10.000 poliziotti spagnoli. Nonostante l’aggressione il referendum era proseguito, con un risultato tale da indurre il parlamento catalano a dichiarare l’indipendenza, soprattutto dopo il rifiuto di Madrid di avviare negoziati. La popolazione, tuttavia, non era stata sollecitata a difendere l’autodeterminazione per evitare un bagno di sangue.
Quanto al governo centrale, aveva reagito destituendo illegalmente il governo regionale e imponendo le elezioni. I partiti favorevoli all’indipendenza avevano vinto e il parlamento catalano aveva deciso di insediare Puigdemont, che si trovava in esilio in Belgio per evitare la carcerazione come altri membri del suo governo. Ma la magistratura spagnola aveva impedito l’investitura telematica, esautorando lui e altri deputati.
Ora la sentenza dell’onu condanna la Spagna per aver violato il diritto di Puigdemont di esercitare la sua funzione di rappresentante politico, che rappresenta “l’essenza del governo democratico”, e per aver violato il diritto dei cittadini che lo hanno votato. Per non umiliare la Spagna, la sentenza ha voluto darle ragione su un punto: non ha condannato la pretesa che Puigdemont fosse fisicamente presente all’investitura. È vero che non esiste un diritto all’investitura per via telematica, ma era la soluzione studiata dal parlamento catalano di fronte all’evidenza che il politico sarebbe stato ingiustamente imprigionato se fosse tornato a Barcellona, cosa che anche la sentenza onusiana riconosce.
Il comitato concede a Madrid 180 giorni per adottare le misure necessarie e diffondere la sentenza. Per il momento constatiamo che la stampa spagnola ha nascosto la notizia e che, da parte governativa, la vicepresidente Nadia Calviño si è affrettata a mentire assicurando che, secondo la sentenza, Puigdemont deve tornare per essere giudicato dalla giustizia spagnola.
Per la precisione. il 31 gennaio 2023 la corte di giustizia europea ha stabilito che la richiesta di estradizione di un esule può essere respinta se questi appartiene a un “gruppo oggettivamente identificabile” di persone i cui diritti rischiano di essere violati. Ciò apre la strada alle sentenze della corte di giustizia europea che saranno pubblicate a breve, le quali probabilmente concluderanno che la giustizia spagnola ha un atteggiamento deprecabile nei confronti del “gruppo oggettivamente identificabile” dei sostenitori catalani dell’indipendenza.
Sebbene il potere politico della ue si sia sempre voltato dall’altra parte, la sua giustizia sta ora svelando questa inerzia vergognosa verso l’approccio antidemocratico della Spagna alla questione catalana. Oltre alle repressioni poliziesche già citate, la Spagna ha commesso abusi giudiziari sospendendo i deputati e impedendo il libero dibattito nel parlamento della Catalogna, ha classificato le proteste non violente come atti di ribellione e terrorismo, ha imprigionato politici e attivisti pacifici, ha costruito accuse utilizzando gruppi di polizia segreta che svolgono attività illegali (Operazione Catalogna), ha spiato illegalmente con Pegasus politici, attivisti e avvocati (Catalangate), ha infangato i sostenitori dell’indipendenza usando i media come strumento di propaganda…
L’establishment politico europeo propone di risolvere questo conflitto negoziando con la Spagna, ma se costoro subissero gli abusi che stanno infliggendo a noi catalani, capirebbero che non esiste una piattaforma civile e corretta che permetta un vero negoziato.
Questa prassi abusiva deriva dalla malafede radicata in Spagna fin dalla sua moderna costruzione (1714), quando scelse di eliminare politicamente la Catalogna e qualsiasi elemento identitario, con l’unico scopo di tenerla sottomessa e prosciugarla economicamente. Non a caso il generale Baldomero Espartero nel 1847, dopo aver bombardato la capitale catalana per sedare una rivolta, dichiarò: “Per il bene della Spagna è necessario bombardare Barcellona ogni 50 anni”… cosa che è avvenuta regolarmente. Non è un problema congiunturale ma strutturale. Per questo vogliamo la nostra libertà e la otterremo con o senza l’aiuto della ue.
Foto in evidenza: Joaquín Baldomero Fernández Espartero Álvarez de Toro.