Il primo marzo è sempre stato considerato nella storia della Repubblica Veneta il capodanno veneto. Nei documenti e nei libri di storia si trovano le date relative ai mesi di gennaio e febbraio seguite da “more veneto” per sottolineare questa peculiarità: incominciando l’anno veneto il primo di marzo, gennaio e febbraio erano gli ultimi mesi dell’anno precedente (oggi, per esempio, sarebbe il 28 febbraio 2021).
Il capodanno veneto originariamente era stato fissato al 25 marzo, giorno della fondazione di Venezia (421), per i credenti giorno dell’annunciazione del Signore e, secondo una leggenda greca, giorno della creazione del mondo; in un secondo tempo fu anticipato al primo marzo per comodità di calcolo.
Emblematico quanto successe il 9 marzo 1510 nel luogo ove adesso sorge il Santuario della Madonna dei Miracoli, a Motta di Livenza (TV): la Madonna apparve a un contadino del posto e gli disse “Bon dì e bon ano!”.
Per la verità nelle tradizioni delle nostre comunità, un ricordo del capodanno veneto ha continuato, magari inconsciamente, a essere presente: pensiamo al bati marso, al brusar marso, ai botti prodotti spontaneamente con il carburo…
Un altro tassello della nostra storia e della nostra identità che va valorizzato, anche per onorare il “serenissimo” Bepin Segato che più di ogni altro si era impegnato per riproporre questa festa.
Recentemente è stato festeggiato in diverse città venete il capodanno cinese (è l’anno della Tigre d’acqua); qualche giorno fa gli amici tibetani hanno festeggiato il loro capodanno (Losar) e per tutti noi è stato un momento per ribadire la nostra solidarietà alla nazione del Tibet, vergognosamente calpestata dalla Cina. Il 21 marzo i curdi festeggeranno il loro capodanno, Newroz, e sarà l’occasione per quanti credono nel diritto alla autodeterminazione di tutti i popoli per stringersi attorno a quello curdo. Non parliamo poi delle ricorrenze e delle celebrazioni di altri popoli e di altre religioni: ma nel Veneto del futuro ci sarà spazio anche per i veneti?
Intanto, “Viva San Marco!” per ricordare e festeggiare l’arrivo del nuovo anno veneto.