Un’altra brutta notizia giunge dalle valli provenzali o occitaniche.
Dalla Valle Grana, la redazione della “Vous de Chastelmanh” comunica nell’ultimo numero che la pubblicazione del periodico di notizie comunali e culturali di Castelmagno, edito dal Centro Occitano di Cultura Detto Dalmastro, cesserà la pubblicazione dopo 50 anni. È una brutta notizia, non soltanto perché verrà a mancare una voce nel territorio delle valli provenzali in Italia, ma perché è l’ennesima prova del disinteresse politico e generale verso queste piccole realtà che tengono in piedi la memoria vera della tradizione etno-linguistica.
È l’ultimo esempio del fallimento, più volte denunciato, della Legge 482/99 di tutela delle minoranze linguistiche in Italia, che avrebbe in questo caso dovuto sostenere e rilanciare “le popolazioni parlanti l’occitano”.
A parte il nominalismo errato – “occitano” – nel dispositivo legislativo, che pure ha la sua importanza, il mancato coinvolgimento diretto delle associazioni etno-culturali del territorio, demandando la parte dirigente e organizzativa alle istituzioni locali, è stato un errore.
Sostenere che le rissose associazioni, le quali per anni se le sono date di santa ragione più per spocchia intellettuale che per il bene degli autoctoni, avrebbero da sole rilanciato l’etno-cultura delle valli d’Oc sarebbe errato. Tuttavia gli enti locali, sindaci, assessori alla cultura, eccetera, colpiti da analfabetismo etno-linguistico, hanno dimostrato di essere in grave difficoltà anche solo rispetto all’organizzazione delle pro loco.
Tranne qualche rara eccezione, non hanno saputo fare rete rispetto alla potenzialità legislativa. Le rare eccezioni, spesso giunte ai vertici dei movimenti autonomisti anni ’70, si sono imborghesite dietro le scrivanie. Costoro, non essendo spinti da ciò che per anni hanno chiamato “causo”, si sono affaccendati in altre faccende per nulla ideali.
Il fatto poi… facendo un passo indietro al 1997… di aver piazzato in Val Maira, a Dronero, l’Espaci Occitan, in una zona periferica rispetto all’intero territorio d’Oc, non ha aiutato il gioco di squadra.
Ho ancora nelle orecchie la prosopopea dell’allora presidente del Consiglio Regionale del Piemonte, Rolando Picchioni, che al sottoscritto in veste di vicepresidente di Coumboscuro disse: “Toglietevi dalla testa che la Regione appoggerà un progetto a rete”. Che poi era l’unica cosa da fare per l’orografia stessa del territorio: figuriamoci se uno da Chiomonte sarebbe andato a Dronero per chiedere un’informazione allo sportello linguistico.
Non nego la capacità professionale di chi opera in Espaci (una per tutti la brava dottoressa Rosella Pellerino), ma commisero l’errore di sposare la grafia classica dell’IEO di Tolosa, come “dogma de fede” Mi fermo qui, perché sulla grafia la nausea monta subito a chi non ha fatto della causa etno-linguistica un business o un marketing editoriale…
Tornando alla Vous, apprendiamo del periodo di difficoltà (covid o meno) di raccogliere notizie, informazioni e pubblicare contenuti. Mille euro per ogni numero stampato e spedito in effetti suscitano qualche riflessione, e qui emerge in modo palese come l’interesse e l’aiuto per queste realtà da parte dei politici locali sia inesistente. Certo, l’eventualità di distribuire la Vous via mail potrebbe essere un’idea, ma la fatica nell’organizzare un’uscita è sempre notevole.
A proposito, in questa sede rendo pubblicamente merito (cosa che nelle associazioni d’Oc non si fa mai) a quelli che lavorano davvero in silenzio. Grazie dunque a Gabriella Fichera, non autoctona (come me), che ha vinto le diffidenze nei confronti dei fourestié e si è conquistata sul campo il merito di averci regalato la voce di Castelmagno (certo insieme ad altri): mille volte più occitana, se a lei fa piacere, di un cosiddetto occitano. Dunque tante idee e progetti per sopravvivere. Mi permetto solamente di sconsigliare a lei e a tutta la redazione di essere assorbiti dalle annessioni. Mi riferisco al “momento storico per la minoranza linguistica occitana” consumato (è il caso di dirlo) a Monterosso Grana nel novembre 2014 tra le associazioni occitane Soulestrelh e Ousitanio Vivo, fuse nella nuova associazione Lou Soulestrei (il falò). L’intento de Lou Soulestrei, dichiarò il neo presidente Gianpiero Boschiero, era “quello di diventare un punto di riferimento per le associazioni locali”.
Ero presente, e come predissi a qualcuno – che non la prese affatto bene – la somma di due (o tre) debolezze non possono fare una forza.
Auguri dunque al futuro della “Vous de Cahstelmanh”.