L’11 settembre i catalani commemorano la perdita della sovranità della Catalogna: quel giorno del 1714 Filippo V entrò a Barcellona con il suo esercito e annesse il territorio a uno Stato assolutista, governato da Madrid, che annullò tutte le istituzioni catalane e impose la lingua castigliana, vietando quella nativa.
Di fronte al crescente disaccordo con la Spagna, negli ultimi 10 anni noi catalani abbiamo manifestato pacificamente a centinaia di migliaia, chiedendo l’indipendenza della Catalogna da uno Stato che ci tratta come una colonia. Secondo stime indipendenti, alla manifestazione di quest’anno hanno partecipato circa 300.000 persone; 700.000 secondo gli organizzatori, 150.000 secondo la polizia agli ordini del Partito dei Socialisti di Catalogna (di fatto un partito nazionalista spagnolo). L’indipendentismo catalano, insomma, si sta dimostrando il più potente movimento europeo, essendo in grado di organizzare di anno in anno le più vaste manifestazioni dell’intero continente.
Il dramma è che il nazionalismo spagnolo è abituato a combattere il dissenso come se si trattasse dell’ETA, cioè con la polizia e l’accanimento giudiziario, mentre il movimento indipendentista è pacifico e non violento e nulla ha a che fare con il terrorismo. Da Madrid si sentono legittimati a imporci l’appartenenza alla Spagna come se fossimo in una dittatura, invece di cercare di conquistarci politicamente o democraticamente, per esempio accettando che il popolo catalano possa decidere cosa vuole essere con un referendum concordato.
Non è obbligatorio, ammettiamolo, che tutte le minoranze nazionali debbano costituire nuovi Stati in Europa. Ogni caso va studiato in base alle caratteristiche particolari di ogni territorio. Tuttavia il caso catalano, sia per le dimensioni e l’importanza, sia soprattutto per la repressione e gli abusi compiuti dalla Spagna, mostra che questa minoranza nazionale all’interno dello Stato spagnolo gode di una “giusta causa” per aspirare a costituirsi come Stato sovrano, unico modo per garantire i fondamentali diritti democratici e sociali ai suoi cittadini.