F…o Erdogan. F…o gli USA. F…o Putin… Ma sì, a ‘sto punto f…o anche Assad che ha preferito lasciarsi invadere da Ankara piuttosto che riconoscere l’autonomia (il confederalismo democratico) ai curdi.
E f…o anche il regime iraniano che – non dimentichiamo – mantiene il record di impiccagioni di uomini e donne curde.
F…o il Mondo intero che sceglie l’indifferenza e l’inerzia di fronte all’ennesimo genocidio. Così come ha sempre fatto. Con gli indiani, gli armeni, gli ebrei, gli herero, i tamil, gli aborigeni australiani, gli adivasi…
L’attacco turco contro il Nord-Est della Siria ha già causato almeno 200 vittime curde, tra civili e combattenti. In parte dovute ai bombardamenti dell’aviazione turca (NATO), in parte agli attacchi sul terreno delle milizie islamiste, mercenarie di Ankara.
Il 12 ottobre sulla strada di Gire Sipiè è stata assassinata, insieme ad altri otto civili, l’esponente curda Hevrin Khalaf. Le esecuzioni sarebbero state filmate e messe in rete dai terroristi.
Domenica 13 ottobre (stando a quanto dichiarato da Ronahi TV) l’esercito turco avrebbe tentato di mettere in salvo i tagliagole dello stato islamico (Daesh) detenuti nel campo di Ayn Isa bombardando le aree circostanti. E molti di loro infatti sarebbero riusciti a fuggire, come riportava il giornalista curdo Zana Amedi.
In Rojava una decina di villaggi yazidi (particolarmente esposti alle rappresaglie degli islamisti in quanto ritenuti “eretici”) sono già stati evacuati.
Complessivamente si calcola che circa 200mila civili siano in fuga di fronte all’attacco. Ma un dramma umanitario di ben più ampie proporzioni – un bagno di sangue analogo a quello in atto dall’anno scorso in Afrin – sta per travolgere sei milioni di abitanti (curdi, arabi, assiri…) della regione nel Nord-Est della Siria.
Per impedirlo non saranno certo sufficienti le tardive prese di posizione di Norvegia, Germania, Francia, che intendono sospendere la vendita di armi alla Turchia. Soprattutto dopo che nella recente riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, l’11 ottobre) non si è potuto – o voluto –
condannare l’attacco in Siria.
E come al solito, intorno alle belve scatenate, si agita la danza di sciacalli e avvoltoi. Qualcuno di destra, parecchi rosso-bruni, qualcuno della sedicente sinistra. Quelli per esempio che scrivono: “i curdi in fondo se la sono cercata”; oppure, parafrasando: “Washington non paga i traditori” (in riferimento all’alleanza anti-ISIS, puramente militare, tra YPG e militari statunitensi). Solo sciacalli, appunto. E chiedo scusa ai canidi citati.
I curdi sono stati ingenui? Ma certo! Ingenui a fidarsi degli USA, ingenui ad accettare di smobilitare quel poco di artiglieria pesante che avevano, confidando sul fatto che Washington, in cambio, avrebbe fermato l’attacco turco. Così come furono ingenui venti anni fa a fidarsi di qualche politicante italico che, in un primo momento, sembrava garantire l’asilo politico per Ocalan. E ingenui, forse, anche a illudersi che sia possibile – qui e ora – concepire e costruire una società decente, fondata sulla Giustizia e sulla Libertà.
Il giornalista curdo Ossama Muhammed ha scritto:
È nostro questo cimitero, il cimitero dei nostri amati martiri che si sono sacrificati per il mondo intero. Guardateli, guardate quanto sono belli! Avevano famiglia, moglie e figli. Sono morti combattendo per proteggere l’UE, gli USA, il mondo intero. Hanno distrutto Daesh, il terrore del 21° secolo. Ma ora sembra che dobbiamo allargarlo ancora questo nostro cimitero. Per fare spazio ai caduti. Undicimila martiri evidente non bastavano al mondo per sostenerci.
Traditi anche da morti!
Tanti altri coraggiosi combattenti per la libertà verranno ad aggiungersi.
Fanculo il mondo.
Tutte falsità: diritti, princìpi, regole.
Ma noi combatteremo fino alla fine anche se voi ci lasciate soli.
La Resistenza è la Vita.