Mentre la Turchia occupa sfacciatamente il nord della Siria, il regime di Assad se la prende con l’Amministrazione autonoma…
Stando alle notizie diffuse dall’Osservatorio siriano dei diritti umani (SOHR) – definite come “provenienti da fonti affidabili” – la situazione in Siria si fa sempre più ingarbugliata. Non avendo né la capacità, né la possibilità (dovrebbe urtarsi con Mosca), né presumibilmente l’intenzione di opporsi all’occupazione turca, Damasco si consola cercando di intimidire gli impiegati dell’Amministrazione autonoma della Siria del Nord e dell’Est (il Rojava) che vivono in villaggi controllati dal regime. Mandandogli direttamente in casa le pattuglie della milizia filogovernativa NDF (National Defence Force, in arabo Quwāt ad-Difāʿ al-Watanī) per minacciarli di arresto se continueranno a svolgere il loro lavoro. Questo è avvenuto, per esempio, nel villaggio di Zanud, nei pressi della contesa città di al-Qamishli.
Contemporaneamente, sempre intorno a Qamishili, si vanno inasprendo le misure militari di sicurezza nei confronti dei civili ai posti di blocco (in particolare intorno al mercato e alle caserme).
Alla fine del mese scorso – sempre stando alle notizie diffuse da SOHR – le NDF avrebbero liberato una decina di civili che erano stati arrestati precedentemente al mercato di al-Hasaka (per ragioni mai chiarite, forse a scopo intimidatorio) e il governatore locale ne avrebbe organizzato il rientro a casa con auto dell’amministrazione provinciale.
Da parte loro le Forze di sicurezza interna (Asaysh) hanno rimesso in libertà un membro delle NDF arrestato come ritorsione per l’arresto del gruppo di civili a al-Hasaka.
Da segnalare come – soprattutto nella città di al-Hasakah – vada crescendo la tensione tra Asayish e NDF. Già in aprile le Forze di sicurezza curde avevano denunciato l’uccisione di un loro membro per mano delle NDF a Qamishli durante gli scontri a un posto di blocco.