Il lunedì dopo la prima Domenica d’Avvento, dai gironi tecnocratici dell’Unione Europea, sotto il falso scopo dell’inclusività, sono giunte direttive agli operatori di detta istituzione e conseguentemente un monito per tutti i cittadini europei: la “lungimirante” missiva di Helena Dalli avrebbe voluto modificare il linguaggio orale e scritto censurando, per esempio, la parola “Natale” nel nome dell’inclusività e contro ogni discriminazione.
Un’inclusività talmente democratica che, di fatto, avrebbe escluso le identità religiose e culturali, in particolare quella cristiana. Un attacco bellico anti-cristiano, soprattutto contro il cattolicesimo, a favore del cambiamento culturale e spirituale della civiltà europea. Per esempio, tra i nomi di battesimo “sconsigliati” dalla direttiva per rispetto delle fedi diverse, troviamo Maria e Giuseppe, giudicati troppo cristiani.
Considerando solo l’epoca moderna, i cattolici hanno subìto ogni tipo di sopruso: da Martin Lutero, dalla Rivoluzione Francese, da Napoleone, dai Savoia, dal comunismo, dai massoni messicani nel 1926, durante la guerra civile spagnola, dal nazismo, dai sessantottini e dallo scientismo laicista.
Per costoro la dottrina di Cristo doveva essere distrutta, ridotta a falsa e ignorante filantropia, condannata dai princìpi moderni della scienza.
Ciò che in Europa dovrebbe essere il “bene comune”, riflesso del diritto naturale e mutuato dal diritto divino, ha perso tale valore poiché non possiede più le categorie di ragione e di fede. Qualcuno vuole far intendere che il “nuovo” bene comune dovrebbe assecondare le pressioni dei “nuovi diritti”, come quelli del “mondo liquido” delle lobbies gender; elementi del male comune di una nuova antropologia che sfigura la società.
Il grottesco spot pubblicitario norvegese che ha per protagonista un Babbo Natale omosessuale rappresenta l’esempio dell’attacco europeo all’infanzia. L’immaginario dei più piccoli viene sporcato e imbrattato dalla propaganda di chi, mediante l’inquinamento spirituale delle giovani generazioni e la (omo)sessualizzazione anticipata delle relazioni e della fantasia, intende fare proseliti e procurarsi un consenso a spese della crescita, della serenità, dell’integrità psicologica dei bambini e dei ragazzi.
Una persecuzione che parte da lontano
Ma chi è Helena Dalli, questa sconosciuta maltese del Partito Laburista che nell’europarlamento di Strasburgo siede tra i socialisti e alla quale è stato dato il portafoglio per la Parità nella Commissione Europea? Ex attrice, abortista “integralista “, paladina degli lgbt, l’eurocrate maltese ha promosso, a casa sua, leggi sul divorzio, sul matrimonio omosessuale e sulla possibilità di adozione da parte delle coppie gay. Sua l’idea di sostituire “vi dichiaro marito e moglie” con “vi dichiaro sposi”, e padre e madre con “genitore 1” e “genitore 2”, suscitando critiche e proteste della Chiesa locale.
Quello che ha combinato a Malta, coerentemente, Helena Dalli sta cercando di replicarlo in Europa. La signora sa che la maggioranza del popolo europeo forse è pronto a sfigurare sé stesso per assecondare l’individualismo dei piaceri e dei desideri, al punto da accettare leggi contro la propria cultura. Una massa sospettosa, che dubitava di tutto, che non si fidava di nessuno, ora si concede alle più bieche menzogne propinatele come conquiste del “progresso”. Possiamo essere certi che gli avi che ci hanno preceduto, guardandoci, abbiano una pena infinita per noi di fronte a questo impoverimento dei valori. Il Santo Natale, per il nostro continente, ha sempre rappresentato la ricapitolazione dell’evento della nascita del Signore Gesù Cristo, il Figlio di Dio che si è fatto uomo e ci ha salvati dal peccato.
Le diverse nazioni, oltrepassato ciò che le divide, hanno sempre ritrovato ciò che le unisce dentro una società basata sulla morale cristiana di cui il cattolicesimo è la massima espressione. Anni fa dovevamo salvare il Santo Natale dall’annacquamento fino alla perdita del suo significato spirituale operato dal consumismo, dalla corsa sfrenata ai regali e dall’incalzare delle manifestazioni mondane; ciò in contrapposizione al senso di fratellanza e solidarismo che la ricorrenza dovrebbe ispirare. Oggi invece dobbiamo far fronte alle nuove linee per la comunicazione UE che c’intimerebbero, non solo di abbandonare i riferimenti al Santo Natale, ma anche di non usare indicazioni su religione, etnia, genere. Davanti a questo, non dobbiamo salvare soltanto una “festa” (come ci verrebbe imposto dal nuovo galateo europeo) ma l’Evento della Salvezza. Perché il Santo Natale è irruzione dell’Eterno nel tempo. Come scrisse Joseph Ratzinger, futuro Benedetto XVI: “Vediamo dominare il cinismo di coloro per i quali non esiste nulla di sacro”.
Questa infezione deve essere fermata a costo di arare il terreno continentale, sul quale oggi si sta consumando la mutazione antropologica e spirituale dell’uomo europeo, spargendo sale affinché nessuna malapianta possa attecchire. I cristiani hanno dalla loro parte una qualità che altri non hanno: la capacità di lottare spiritualmente e materialmente. Sono stati temprati da secoli al combattimento, anche se è vero che, in generale, oggi si è persa la virilità spirituale dei santi e soprattutto dei martiri.
Resta il fatto che dopo le proteste – comprese (udite, udite) quelle del cardinale Parolin, segretario di Stato vaticano – le nuove linee UE sono state cassate, con relativa figuraccia di Ursula Von Der Leyen, presidente della Commissione Europea. Il politicamente corretto è stato (per ora) sconfitto. Coloro che non vogliono rinunciare alle proprie tradizioni e alla propria storia millenaria hanno tirato un sospiro di sollievo, anche perché le identità dei popoli non si cancellano con un tratto di penna.
Si è potuto constatare come protestare e reagire serva, tuttavia è meglio perseverare nel vigilare su questi tecnocrati. È stata vinta una battaglia ma non la guerra: non è escluso che le linee guida tornino a essere riproposte con forme più subdole e perniciose. In effetti, la commissaria europea alla Parità, l’ideologa della riforma, ha messo le mani avanti affermando: “Le linee guida richiedono chiaramente più lavoro. Ritiro quindi le linee guida e lavorerò ulteriormente su questo documento…”. Questa frase minacciosa lascia intendere che torneremo sul tema, ma occorre fin da ora ribattere alla signora Dalli che il Santo Natale non potrà mai essere profanato dagli alambicchi dell’immanenza.
Ricordiamo, sempre alla signora, che le radici europee sono greco-romane, fecondate dal cristianesimo erede dell’ebraismo puro della Torah. Inoltre il fondamento del concetto di Europa sta nella filosofia greca e nel diritto romano e nelle vicende storiche di questi due popoli su cui si è innestato il cristianesimo. Ci saranno stati anche altri apporti, ma i fondamenti sono questi. Punto.