Il 28 dicembre scorso, la giustizia belga ha stabilito che il rapper maiorchino Valtònyc non sarà estradato in Spagna, ritenendo che processare i testi delle canzoni violi la libertà di espressione. Valtònyc era stato condannato nel 2018 dall’Audiencia Nacional (un tribunale “speciale” ereditato della dittatura franchista) a 3 anni e 6 mesi di prigione, tra l’altro per aver cantato che il re emerito Juan Carlos I è un ladro. Alla vigilia della carcerazione era fuggito in Belgio, dove tuttora si trova in esilio.
Ma non è l’unico caso. Un altro rapper, Pablo Hásel, è stato condannato a più di tre anni, che sta scontando in prigione dal febbraio 2021, per vari reati tra cui il vilipendio al re.
Ma – ironia del destino – nel marzo 2020 la “Tribune de Genève” e il “Daily Telegraph” hanno scoperto che il re emerito Juan Carlos I possiede conti segreti in Svizzera per evadere il fisco spagnolo, sui quali avrebbe depositato oltre 100 milioni di euro ricevuti sottobanco dalla monarchia saudita. Sotto processo in Svizzera e in Spagna, per evitare il carcere l’ex re ha preso dimora ad Abu Dhabi, che non ha trattati di estradizione, come ospite speciale del regime arabo. Abbiamo recentemente saputo che ad Abu Dhabi l’ex regnante è amico e vicino del trafficante d’armi Al-Assir, anch’egli inseguito dalla giustizia spagnola.
I giudici che hanno condannato i due rapper sono fortemente politicizzati ed esercitano l’azione legale con una connotazione ideologica molto vicina ad alcuni partiti. Uno dei magistrati che hanno processato Valtònyc, Enrique López López, è legato al Partito Popolare; giunto al traguardo della Corte Costituzionale, la più alta nella gerarchia spagnola, nel 2014 ha dovuto dimettersi perché sorpreso a guidare una moto ubriaco e senza casco. Un’altra del gruppo, Concepción Espejel, legata a filo doppio alla Guardia Civil e al Partito Popolare, con all’attivo una lista di sentenze controverse come quella di Valtònyc, è appena stata promossa alla Corte Costituzionale.
In sostanza, il sistema giudiziario spagnolo che favorisce la carriera di simili magistrati non ha problemi a interferire in questioni politiche: lo ha fatto nel caso delle aspirazioni catalane, perseguitando un movimento indipendentista, del tutto democratico e pacifico, soltanto perché il suo progetto politico non si adatta alla visione ultranazionalista e monarchica che ha permeato tutte le istituzioni spagnole dal regime di Franco, specialmente la magistratura, la polizia e l’esercito.
Valtònyc ha potuto fuggire e difendere le proprie ragioni davanti alla giustizia del Belgio grazie all’aiuto del presidente Carles Puigdemont e di altri politici catalani in esilio in quel Paese per evitare le vendette della giustizia spagnola.