Nonostante ieri Wikipedia l’avesse già seppellito (presunta data di morte il 2 marzo 2022, oggi tolta), Yvan Colonna, se pur in coma post anossico, è ancora vivo. Le condizioni del militante indipendentista (un DPS: détenu particulièrement signalé) comunque restano gravissime e si dispera per la sua sopravvivenza. Ieri, 2 marzo, è stato aggredito nel tentativo di strangolarlo a mani nude dentro il carcere di Arles (Bouche-du-Rhone) dove scontava l’ergastolo per l’assassinio del prefetto Claude Erignac (delitto di cui si è sempre professato innocente). L’aggressore avrebbe agito mentre Colonna si esercitava da solo in palestra e sarebbe – condizionale d’obbligo – un altro detenuto condannato per terrorismo jihadista.
Il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha dichiarato che “verrà fatto tutto il possibile per fare chiarezza su questa aggressione”, aggiungendo di aver apprezzato le reazioni “moderate” dei politici corsi. In realtà non tutte le reazioni in Corsica sono state “moderate”. Soprattutto perché da tempo si chiedeva il trasferimento di Colonna in un carcere dell’Isola di Granito.
Così hanno commentato i suoi familiari: “Lo Stato era giuridicamente responsabile della sicurezza di Yvan Colonna. Se muore, l’amministrazione penitenziaria e l’intera gerarchia politica dovranno renderne conto”.
Il presidente del consiglio esecutivo della Corsica, Gilles Simeoni, si è spinto oltre affermando che “lo Stato porta una responsabilità schiacciante” in questa vicenda.
Nato ad Ajaccio nel 1960, da padre corso e madre bretone, Yvan Colonna era in seguito vissuto per alcuni anni a Nizza. Rientrava definitivamente in Corsica nel 1981 per diventare pastore e militante del FLNC. Arrestato dopo quattro anni di latitanza, veniva condannato definitivamente nel 2007.
Inevitabile qualche analogia con la morte, in circostanze mai definitivamente chiarite, di Mark Frechette, quello di Zabriskie Point e di Uomini contro, nel settembre 1975 (stesso giorno della fucilazione del Txiki e di altri quattro antifascisti in Spagna, coincidenza). L’attore-carpentiere-ribelle era in carcere per una rapina (con armi scariche) con cui intendeva finanziare una Comune di Boston a cui si era aggregato insieme a Daria Halprin (che poi se ne andò per sposare Denis Hopper). Comune dove Mark aveva già versato tutto il denaro ricevuto per la partecipazione al film di Antonioni.
Venne trovato in palestra soffocato dal bilanciere di 70 chili con cui su stava allenando.
Altra analogia con l’accoltellamento subìto dai brigatisti Moretti e Fenzi nel luglio 1981 per mano del mafioso Salvador Fare Figueras. Già responsabile dell’uccisione di due carabinieri (Tonino Gubbioni e Giuseppe Terminiello) nel maggio 1979 e del militante libertario Salvatore Cinieri nel settembre 1979 (ops! 27 settembre: altra coincidenza sincronica?) alle Carceri Nuove di Torino.