L’atollo di Anaa si trova nell’arcipelago delle Tuamotu e ha una superficie di circa 55 kmq. Nel bassofondo dello hoa, il passaggio tra l’oceano e il mare interno, accanto al motu (isolotto) Puarohiro, si scorge sotto la superficie dell’acqua un foro di 5 metri di diametro che si apre sul fondo corallino: è l’ogogo, l’“ombelico” in dialetto parata. Anaa, infatti, ha vagamente la forma di una donna e l’apertura si trova proprio nella posizione dell’ombelico.
Avvicinandosi a piedi nell’acqua bassa, si scorge il fondale sabbioso a una profondità di circa 10 metri. È l’ingresso di un koko, un tunnel sottomarino orizzontale scavato nella lava che comunica con l’oceano passando sotto lo hoa. Con la bassa marea, l’acqua della laguna viene risucchiata verso il mare aperto creando un vortice che ruota in senso orario. Le noci di cocco che galleggiano vicino al koko vengono aspirate per poi rispuntare, fracassate, nell’oceano. Al contrario, con il montare della marea, il koko pompa l’acqua dall’oceano verso la laguna interna, al ritmo delle onde.
Ma ogogo non è una semplice grotta: è la via di comunicazione con il Pō, il mondo sotterraneo dei mokorea, una popolazione che, secondo la mitologia polinesiana, risalirebbe all’epoca di Hawaiki Nui, l’isola mitologica dove ha avuto inizio la vita dei polinesiani. In breve, un tempo esistevano un unico popolo e un’unica terra di cui l’atollo di Fakarava era il centro, prima che i continenti si separassero e le acque dell’oceano fluissero.
I mokorea erano il popolo che viveva sottoterra per paura della luce e del fuoco. Uomini e donne stavano nudi e mangiavano solo cibi crudi. Si spostavano da un’isola all’altra soltanto di notte, percorrendo le tante gallerie sotterranee che si trovano nelle Isole Australi, alle Gambier e alle Tuamotu.
Ecco, di seguito, cosa mi ha raccontato un abitante di Anaa…
Una sirena dai lunghi capelli neri usciva ogni giorno dalla grotta per venire sulla terraferma a giocare con i bambini. Tutti gli abitanti del villaggio la adoravano. A volte nuotava con i bambini nel passaggio che la collegava direttamente all’oceano. Quando camminava i suoi capelli toccavano la terra.
Questo fino al giorno in cui arrivarono i primi francesi.
Quando essi videro la donna seduta su una roccia di corallo mentre si pettinava i capelli, decisero di catturarla. La giovane donna lottò inutilmente per liberarsi; gli abitanti del villaggio cercarono di difenderla, ma vennero tutti fucilati.
La sirena dai lunghi capelli neri venne uccisa e il suo corpo venduto.
Queste sono leggende; invece è vera la storia che in alcune parti dell’atollo di Anaa, tempo addietro, si trovavano tracce di vita umana, ma senza mai riuscire a vedere nessuno. Quando le barche approdavano in quell’angolo remoto, un fuoco spento da poco o resti di cibo facevano pensare che qualcuno vi abitasse, ma il luogo era deserto.
Un giorno una persona si fece lasciare a terra, attendendo pazientemente e senza far rumore dopo la partenza della barca. Dopo un bel po’ di tempo scorse una roccia muoversi e lentamente una famiglia uscire allo scoperto: avevano i capelli lunghi, mai tagliati, e una grande paura degli altri esseri umani. Da molti anni vivevano così, isolati dal mondo…
Chi potevano essere, se non i discendenti dei mokorea?