Come un rosario continua a sgranarsi inesorabile la macabra sequenza delle condanne a morte in Iran. E come già si rilevava da tempo, con particolare e selettiva ostinazione nei confronti di alcune minoranze (meglio: popolazioni minorizzate) come curdi e beluci.
Nell’ultima settimana, a partire dal 20 febbraio, sono almeno 18 quelle di cui si è venuti a conoscenza (tra cui due relative a prigionieri politici accertati) in base alle notizie diffuse da Hengaw Organization for Human Rights.
Due beluci – Hadi Arbabi e Mohammad Eshaq Gorgij, detenuti dal 2029 nel carcere di Zahedan – sono stati impiccati all’alba del 27 febbraio. Il giorno prima, domenica 26 febbraio, la medesima sorte era toccata ad altri cinque prigionieri, tra cui due donne, nel carcere di Birjand. Il 22 febbraio era stata la volta di Hamid Rahimi (un curdo di 34 anni, originario di Dehgolan, arrestato quattro anni fa con l’accusa di omicidio) nella prigione di Sanandaj e di Mohammad Rassoul Cholaki in quella di Ilam.
Al momento, stando sempre a quanto dichiarato da Hengaw, la notizia di queste due esecuzioni non è stata diffusa dai media iraniani. Davoud Rokjan era stato giustiziato il 21 febbraio a Birjand, mentre il giorno prima, 20 febbraio, il boia aveva stretto la corda al collo di due fratelli beluci, Alireza e Safar Mohammad Pour, nel carcere di Torbat-e-Jam.
Hengaw ha anche denunciato altre tre esecuzioni, senza poter fornire per ora i nomi dei condannati, probabilmente avvenute il 28 febbraio.