Roberto Castelli, in questi giorni, ha presentato un nuovo soggetto politico, il Partito Popolare del Nord – Autonomia e Libertà. Ho sempre sostenuto che la Padania non è un’idea politica ma bensì una visione geopolitica e geofilosofica. Non dovrebbe appartenere a una singola forza politica, ma bensì attraversarle tutte. Una forma di coscienza politica anteriore comunitaria. Caricare questa idea di significati politici riferiti esclusivamente a una parte, sia essa di centro, di destra o di sinistra, rischierebbe di creare posizioni antitetiche a un’idea di comunità padana. Per questo motivo, sono sempre stato favorevole alla nascita di nuovi partiti padani di vario orientamento politico. L’obiettivo comune di questi partiti e associazioni dovrebbe essere principalmente quello di far entrare nel dibattito pubblico parole chiave come stato-regione, città-stato e macro-regione. Disquisire sulle effettive intenzioni di ognuno, in questa fase storica e politica, mi sembra poco interessante.
La domanda che ci si dovrebbe porre è un’altra: abbiamo ancora bisogno di partiti padani per una nuova stagione autonomista? L’esperienza dei partiti padani del 1997, di tutti i partiti padani, di destra e di sinistra, liberali, libertari, cattolici socialisti, socialdemocratici e anche radicali, andrebbe comunque studiata, compresa e attualizzata con proposte politiche coordinate tra loro ma non eterodirette da un unico soggetto politico, come invece fu all’epoca, per il raggiungimento dell’obiettivo comune: la Padania. In questo senso, segnalo il recente saggio Padani alle urne di Gabriele Maestri.
Accolgo quindi positivamente l’iniziativa di Castelli perché auspico che possa produrre un effetto di emulazione portando alla nascita di altri partiti padani. Si tratta di tradurre finalmente in azione politica la peculiare capacità imprenditoriale e organizzativa padana. Impresa politica.
Cuore Verde, “La Nuova Padania”.