Ormai siamo al quinto ciclo dei negoziati che si stanno svolgendo in Messico tra le delegazioni di pace del governo colombiano e dell’eln, l’esercito di liberazione nazionale.
Non tutto finora è filato liscio, ovviamente.
Anche negli ultimi giorni le due controparti si sono scambiate accuse. Sia per “violazione del cessate il fuoco” decretato in giugno da parte delle forze armate colombiane, sia per alcuni sequestri di persona da parte della guerriglia. A suscitare scalpore era stato soprattutto quello del padre del calciatore Luis Diaz, trattenuto per 12 giorni e poi liberato il 9 novembre.
Alle pressanti richieste governative di immediata liberazione dei sequestrati in mano all’eln (alcune decine, argomento sempre al centro dei colloqui) non corrisponde però analoga disponibilità nel far uscire dal carcere i militanti imprigionati.
Risale al 4 dicembre, dopo alcuni incontri preliminari la ripresa dei negoziati avviati nel novembre 2020, con cui si vorrebbe porre fine a quasi sessant’anni di conflitto.
Il presidente Gustavo Petro ha chiesto con decisione la liberazione di almeno altri 30 sequestrati, mentre l’eln giustifica tale prassi come una indispensabile fonte di autofinanziamento.
Nel comunicato del governo messicano che ospita le delegazioni si dichiara di “confidare nella buona disponibilità di entrambi e nell’appoggio della comunità internazionale”, così che questo nuovo ciclo di trattative “apra la via a una soluzione definitiva e duratura del conflitto”.
Al momento non sono noti tutti gli argomenti trattati e nemmeno la durata prevista dei colloqui. Rimane segreta anche la località dove si stanno svolgendo.