Papa Francesco ha appena revocato la sospensione a divinis del prete nicaraguense Miguel D’Escoto Brockmann, ex ministro sandinista, una delle figure più filocastriste della teologia della liberazione. Il sacerdote D’Escoto è stato sanzionato nel 1984 per la sua partecipazione alla persecuzione dei cattolici durante il primo governo del Nicaragua sandinista.
Non risulta che padre D’Escoto abbia ritrattato le sue passate posizioni, tra le quali il pieno sostegno alla dittatura di Castro e alla riduzione in schiavitù del popolo cubano. Secondo l’agenzia di stampa cattolica ACI, il giorno successivo all’abdicazione di Benedetto XVI, padre D’Escoto ha dichiarato all’emittente chavista Telesur che, affinché si verifichi “una reale trasformazione” nel mondo cattolico, non è più sufficiente limitarsi a “cambiare un papa”: per rivoluzionare la Chiesa dall’interno, il primo requisito è che un cristiano sia “antimperialista e anticapitalista”.
Già Francesco aveva destato sorpresa quando, nel settembre 2013, aveva ricevuto in Vaticano il “profeta” della teologia della liberazione, il prete peruviano Gustavo Gutiérrez. Gesto interpretato dagli osservatori come un inizio della riabilitazione della famigerata “teologia” che nei decenni passati sosteneva la sinistra politica in America Latina e nei Caraibi nel tentativo di trasformare il continente in una gigantesca Cuba.
Altra sorpresa, Bergoglio aveva aggiunto che possono esistere marxisti “buoni” e che l’ex tupamaro José Mujica – attuale presidente dell’Uruguay e sostenitore della Cuba comunista – è un uomo “saggio”.
Come riporta, finora non smentito, il quotidiano argentino “La Nación” del 22 luglio scorso, il vice governatore di Buenos Aires, Gabriel Marotto, di ritorno da Roma dopo un secondo colloquio con il Pontefice, ha riferito le lodi di Papa Francesco nei confronti dei presidenti Dilma (Brasile), Kirchner (Argentina), Morales (Bolivia) e Correa (Ecuador), cioè quei leader che stanno contribuendo a salvare dal naufragio la dittatura di Castro. Bergoglio vedrebbe anche “con benevolenza” l’avvicinamento latinoamericano a Russia e Cina.
Purtroppo le dichiarazioni e gli atti del Papa finiscono per favorire direttamente o indirettamente le sinistre dell’America latina, creando un forte senso di incertezza e confusione.
Nel giugno 2014, un altro sacerdote nicaraguense e teologo della liberazione, l’ex ministro sandinista Ernesto Cardenal, ha manifestato il suo entusiasmo, sostenendo che “Francesco è un miracolo, un papa che si ha rinunciato a vivere come tale” ed elogiandolo perché “sta mettendo tutto sottosopra”.
NOTA
Sulla persecuzione degli indios sotto il regime sandinista, vedi questo articolo di Gustavo Buratti su “Etnie”.