Occorre innanzitutto chiedersi da cosa deriva questa improvvisa accelerazione verso una scelta, più politica che sociale, per portare il diritto automatico alla cittadinanza italiana tramite la legislazione detta dello “ius-soli”. In Italia però attualmente non vige questa legge, esiste invece lo “ius sanguinis”, che riconosce la cittadinanza per diritto di discendenza da genitori (uno o entrambi) o avi di accertata nazionalità italiana.
È una totale falsità riferirsi allo “ius soli” come a una legge “umanitaria” che serve a dare la cittadinanza ai bambini che “parlano la nostra lingua, frequentano le nostre scuole, ecc. ecc.”. Il diritto alla cittadinanza per questi bambini (che magari non sono nati in Italia e quindi non avrebbero comunque diritto alla cittadinanza nemmeno con lo “ius-soli”) lo si potrebbe dare agevolmente, e più equamente, anche con una legge apposita che esaminasse più a fondo, e più utilmente per tutti, il livello di base culturale minimo necessario alla completa integrazione in fieri del richiedente.
È, nella sostanza, quello che richiede la legislazione Usa nel cosiddetto naturalization process a chi, di diversa nazionalità e proveniente dall’estero, ma già in possesso di regolare green card (residenza permanente), ha maturato almeno 5 anni di residenza effettiva negli Usa.
Ma la cittadinanza americana la ottengono automaticamente anche tutti quelli che nascono formalmente sul suolo Usa, quindi anche coloro che sono all’estero ma in un luogo cui è riconosciuta la territorialità americana (p.es. una ambasciata Usa).
Questa è la principale differenza che caratterizza il diritto di cittadinanza acquisito tramite lo “ius soli”, una legge che ha le sue origini nell’antica Grecia e nell’antica Roma, poi costituzionalizzata dall’imperatore Caracalla, che garantiva lo status di “cittadino romano” a chi, uomini e donne liberi (esclusi quindi gli schiavi), fosse nato nel territorio vastissimo dell’impero di Roma. Un interessante approfondimento culturale è già stato fatto nel gennaio 2014 dalla rivista MicroMega.
Nessuno si chiede, prima di approvare in Italia lo “ius soli”, per quale motivo l’attuale presidente americano, ma anche i due precedenti (Bush e Obama) stanno costruendo un muro lungo quanto o più della muraglia cinese tra Usa e Messico al fine di fermare l’immigrazione clandestina dal Centro e Sud America? Lo fanno allo scopo di non essere obbligati a cambiare la Costituzione Usa che prevede appunto lo “ius soli” (ma anche per motivi politici ed economici).
Questo automatismo è stato utile agli Usa nel secolo scorso per far crescere la loro economia attirando mano d’opera a basso costo da tutto il mondo (un fenomeno ben noto a noi italiani). Ma gli Usa dispongono di un territorio e di una economia enormemente più ampi di quelli italiani (ricordiamo che il solo Texas è già quasi tre volte grande come l’Italia).
Se l’Italia adottasse lo “ius soli” spalancherebbe la sua già malandata porta d’ingresso a una ondata migratoria dall’Africa (e da tutti i Paesi della confinante Asia Indo-Europea) che sarebbe l’equivalente di uno tsunami umano di proporzioni bibliche. L’Italia non ha attualmente alcun bisogno di mano d’opera a basso costo, ha al contrario bisogno di dare lavoro a una marea di italiani in cerca di lavoro a un livello di paga minima degno degli standard europei.
Attivando lo “ius soli” si amplierebbe all’infinito la possibilità di attribuire a chiunque la cittadinanza italiana senza nemmeno coinvolgere in questo tutta l’Europa. Diventeremmo così la colonia d’Europa. Luogo di arrivo e primo ostello (e crescente povertà) per la procreazione di tutta la futura mano d’opera a basso costo d’Europa.
Non ci pensa nemmeno papa Francesco a fare un simile atto di carità, che si trasformerebbe presto in atto di follia e totale insipienza sul piano economico-sociale. Abbiamo tesori immensi da conservare e proteggere, oltre alla conservazione e valorizzazione del nostro spessore culturale, già continuamente umiliato da una gran quantità di politici e amministratori privi di onestà e competenza. Dobbiamo fare seriamente questo lavoro lasciando perdere la pretesa di rubare il mestiere ai francescani.
Teniamoci con orgoglio il nostro “ius sanguinis” che ci garantisce almeno un legame concreto coi nostri avi i quali, anche a costo della vita talvolta, ci hanno regalato questo splendido territorio e questa splendida storia, che costituiscono ora anche per noi un debito che abbiamo verso i nostri figli.
Roberto Marchesi, “il Fatto Quotidiano”.