In tutto il subcontinente indiano antiche credenze e riti ancestrali si mescolano alla religione, senza mai fondersi completamente, dando vita a cerimonie sacre piene di significato. I villaggi del distretto di Ganjam, non lontano da Gopalpur a circa 170 km da Bhubaneswar (siamo nello Stato indiano dell’Orissa, o Odisha) si animano in occasione di una rappresentazione rituale che si svolge ogni primavera nel mese di chaitra (il primo dell’anno nel calendario indu) per circa 3 settimane.
Gruppi di persone ballano scalze per le strade per placare la dea Kali, incuranti del caldo torrido. Il ritmo dei tamburi, dei piattelli e delle conchiglie riverbera nell’aria mentre la danza tradizionale assume un crescendo di fervore religioso per culminare nel Maha Bishub Sankranti, che in sostanza è il capodanno locale.
I fedeli partecipanti sono in genere chiamati dandua o bhokta; il loro capo riconosciuto, detto Pata Dandua (o Pata Bhokta), si sposta da un villaggio all’altro per eseguire lo yatra (pellegrinaggio), conducendo una vita ascetica per 21 giorni, evitando ogni contatto con donne, assumendo cibo molto leggero – probabilmente per preparare il corpo a esercizi severi – in assoluta solitudine.
Il rituale è dedicato al dio Shiva e alla dea Kali (che con il nome di Shakti governa l’energia materiale in perenne mutamento), rappresentati da un danda (bastone) e da un palo decorato con varie vesti colorate. Durante questa antica festa dell’autopunizione – culminante nella partecipazione al Danda Yatra, noto anche come Festival dei Fachiri o Pana Sankranti – i devoti osservano ben 21 giorni di digiuno totale dal cibo, concedendosi soltanto, verso sera, un bicchiere di succo di frutta. Essi si spostano di villaggio in villaggio accompagnando i loro riti ancestrali con musiche e canti.
Gettarsi e rotolarsi sulla sabbia rovente nelle ore più calde del giorno è una penitenza che devono compiere tutti i fedeli bhokta in cambio di piccole somme di denaro offerte dagli abitanti del villaggio. Entrambi i gruppi si mescolano, travolti dalla frenesia crescente dei rituali del Danda Yatra che si succedono senza sosta fino al calar delle tenebre, allorché il fuoco accende ancor più gli animi dei partecipanti, e ai riti punitivi si aggiungono canti e rappresentazioni teatrali di argomento mitologico.
Il culmine della festa coincide con il 21° giorno del Danda Yatra, l’ultimo, quando riti e iniziazioni giungono al termine e i devoti bhokta attraversano una buca profonda parecchi centimetri riempita di carbone ardente, totalmente certi che Shiva proteggerà i loro piedi e che gli dèi daranno loro la forza di cancellare il dolore fisico. Il primo a camminare sul fuoco a piedi nudi è il Pata Bhokta, il capo dei devoti, per infondere fiducia agli altri.
Giuseppe Russo è un viaggiatore, fotografo, blogger e reporter con oltre 20 anni di esperienze e collaborazioni di viaggio per il mondo come tour leader. I suoi reportage sono pubblicati, oltre che su “Etnie”, anche sul suo blog Zoom, Andata & Ritorno.
L’autore ha in progetto un viaggio in Orissa nell’aprile 2018: per partecipare, informazioni a questo indirizzo.