Aleppo in mano ai mercenari jihadisti di Ankara

Ha resistito cinque giorni Rusil Mohammed Khalaf alle gravi lesioni riportate per un bombardamento dell’artiglieria turca. La tredicenne è deceduta venerdì 29 settembre nell’ospedale di Aleppo dove era stata trasportata dal suo villaggio, Helîsa (distretto di Fafîn). Qui, nel bombardamento del 24 novembre, erano rimaste ferite una mezza dozzina di persone, tra cui tre bambini. Un altro dei feriti, un uomo di 44 anni, è ugualmente deceduto dopo il ricovero in ospedale.
Il villaggio dove abitava Rusil sorge circa 20 chilometri a sud-est da Tel Rifat e 15 a nord di Aleppo. Fa parte del cantone di Afrin-Shehba amministrato dall’aanes (amministrazione autonoma del nord e dell’est della Siria). Qui, dopo l’invasione turca del 2018, si sono rifugiate migliaia di persone. Finora una sorta di enclave di interposizione (difficile definirla “zona smilitarizzata”, meglio no man’s land) tra i territori controllati dal regime di Damasco e quelli occupati da Ankara e dai suoi mercenari. Comunque obiettivo costante di bombardamenti.
Nel frattempo, da venerdì 29 novembre, le bande armate di Hayat Tahrir al-Sham e altre fazioni islamiste cominciavano a entrare in Aleppo. Completando un’operazione contro l’esercito di Damasco avviata il 26 novembre e divenuta incalzante, irrefrenabile nella notte del 27, utilizzando anche l’abituale metodo delle auto-bomba contro i posti di blocco governativi, incontrando scarsa resistenza da parte dei militari siriani (si è parlato di trattative accomodanti) e determinando l’evacuazione degli abitanti da alcuni quartieri.
Stando a quanto viene riportato da fonti curde, “molte persone che vivono nelle zone di Aleppo finora controllate dal regime di Damasco si rifugiano nei quartieri di Şêxmeqsud e Eşrefiyê gestiti dall’aanes” e sotto la protezione delle Forze emocratiche siriane (Hêzên Sûriya Demokratîk). Alcune associazioni di autisti si stanno prodigando con l’inviare decine di autobus per consentire ai cittadini di Aleppo di spostarsi in aree più sicure. Così come altri mezzi sono stati mandati a Raqqa. L’operazione umanitaria si svolge con la collaborazione dell’aanes, e una ventina di autobus sarebbero già partiti da Aleppo portando in salvo gruppi di studenti.

I ribelli entrano nell’aeroporto internazionale di Aleppo.

Il 30 novembre comunque la notizia è diventata ufficiale (si vedano i comunicati di anha News). Gran parte di Aleppo si trova ormai sotto il controllo di Hayat Tahrir Al Sham. In particolare: Bustan El Qesir, Kelasê, Ferdos, Qesîle, la cittadella di Aleppo e dintorni, i quartieri di Cemîliye, Bustan Zehara, Selahedîn, Heleb El Cedîde, El Feyd, parte dei distretti di Rashidîn, Ramûsa, Hemdaniye, Pîşesazi, Mîrîdiyane di Bab Neyreb. Probabilmente anche i quartieri di Eziziye e Suryan. Stando alle immagini fin qui diffuse, i mercenari vanno ostentando sulle divise simboli dell’isis.
In un comunicato delle Forze democratiche siriane si avverte che “gli attacchi contro la regione del nord e dell’est della Siria sono penetrati in profondità”. Aggiungendo che la cosa era altamente prevedibile in quanto i preparativi erano in corso da tempo. Intanto una ventina di civili hanno perso la vita (molti di più i feriti) a causa di un bombardamento. Gli aerei – forse russi – avevano colpito la folla assiepata nei pressi della rotatoria di Al-Basil. Complessivamente, tra civili e combattenti, le vittime dei primi quattro giorni di questa operazione militare tra Idlib e Aleppo sarebbero almeno 327.
Al momento (30 novembre) le Forze democratiche siriane controllano, dopo averlo occupato, l’aeroporto internazionale di Aleppo, e le ypg (milizie curde) sono schierate a difesa di alcuni quartieri della città abitati dalla comunità cristiana su cui pende la minaccia di venir massacrati dalle bande jihadiste.

I ribelli sono entrati anche nella città di Hama, 140 km più a sud di Aleppo, senza incontrare alcuna resistenza.

E pensare che è almeno dal 2018 (assalto a Afrin) che le bande jihadiste ex (ex!?) Al-Qaeda imperversano, ammazzano, saccheggiano, stuprano… sotto la supervisione di Ankara che nei territori da cui i curdi son dovuto fuggire costruisce insediamenti. Per poi due anni fa riprendere alla grande gli attacchi sia sul terreno sia dal cielo (aviazione turca ovviamente).
Ma nessuno diceva niente, forse per non disturbare Erdogan.
Non so se ora la situazione gli sia sfuggita di mano e i tagliagole fascio-islamici si muovano autonomamente. Oppure, semplicemente, per Erdogan sia arrivato il momento di regolare i conti con i curdi una volta per tutte. Vedremo…
Ma chi sono i miliziani di Hayat Tahrir al-Sham?
hts è una formazione jihadista, classificata come terrorista dal Consiglio di Sicurezza dell’onu, che da qualche tempo controlla la regione di Idlib (nord-est della Siria). È composta da vari gruppi islamisti tra cui l’ex (ex!?) Al Qaeda Nusra, ribattezzata nel 2016 Fateh al-Sham. La sua influenza – con la tacita approvazione della Turchia – si va estendendo in buona parte del nord della Siria mentre contemporaneamente tenta di riciclarsi con un’immagine pubblica meno repulsiva (ma stando alle informazioni fin qui circolate a Idlib vige un regime teocratico totalitario). Tra l’altro uno dei responsabili del mancato attentato di Monaco era legato proprio a hts.