archeophonica ortisei

 

In occasione del 100° anniversario (1918-2018) delle prime registrazioni audio in lingua ladina che il filologo austriaco Karl Ettmayer effettuò in Val Gardena per conto del Phonogramarchiv – Akademie der Wissenschaften in Wien – OAW), verrà presentata presso la Sala Gisela Moroder di Ortisei (Bz) la mostra della collezione privata di Francesco Gigliotti composta da antichi fonografi, illustrazioni dell’epoca, cilindri sonori, libri e accessori vari. La mostra Archeophonica, ideata, allestita e curata dal collezionista e ricercatore indipendente Gigliotti in collaborazione con le Associazioni culturali Officina delle Articolate e Uscita-Ausweg di Bolzano, è attualmente composta da 25 fonografi datati dal 1877 al 1920  (tra questi anche il mitico Class M creato da T.A. Edison nel 1888), comprese un centinaio di raffigurazioni rare: articoli di giornali, annunci pubblicitari, vignette, documenti, curiosità oltre a un repertorio di cilindri sonori originali con registrazioni musicali dell’epoca, libri e cataloghi che permetteranno al visitatore di vedere, ascoltare e conoscere da vicino il primo mezzo meccanico inventato dall’uomo per l’incisione e la riproduzione sonora che ha cambiato radicalmente il modo di comunicare: il fonografo.
Nel 1918 il professor Karl Ettmayer (1874-1938), che aveva frequentato il K.K Staats-Ober-Gymnasium di Trento dal 1884, insieme ai suoi assistenti e collaboratori austriaci condusse le prime indagini e relative registrazioni sui dialetti tedeschi e ladini nell’Alto Adige – allora appartenente all’Impero Austro-Ungarico – con l’uso del fonografo messo a disposizione dal prestigioso Phonogrammarchiv presso l’Accademia della Scienza di Vienna.
Un secolo esatto dopo, Francesco Gigliotti, iscritto alla facoltà di Beni Culturali di Trento e responsabile del Progetto ArcheoPhonica: Sound&Media Research, in seguito alle sue ricerche sull’invenzione e l’evoluzione del fonografo, scopre l’esistenza di questi rari documenti audio e riesce a mettersi in contatto con i responsabili tecnici dello stesso Phonogrammarchiv di Vienna, con il quale avvia un progetto di valorizzazione del ricco materiale audio, oltre alla ripubblicazione delle registrazioni realizzate da Ettmayer nel 1918 e della monografia che ne era seguita nel 1920, Vorlàufiger Bericht ùber Phonogramm-Aufnahmen der Gròdner Mundart.
I rari documenti audio custoditi e ritrovati all’interno del Phonogrammarchiv di Vienna rappresentano per la popolazione ladina, e non solo, un inestimabile tesoro di valore storico, culturale e soprattutto linguistico. Le ricerche condotte in autonomia nel corso degli ultimi tre anni da Gigliotti, con la positiva collaborazione dell’archivio austriaco e delle associazioni culturali Officina delle Articolate e Uscita_Ausweg di Bolzano, hanno l’obiettivo finale di “riportare in vita” queste voci del passato attraverso la pubblicazione finale del libro Voci Imperiali: le prime registrazioni audio in Alto Adige/Suedtirol (dal 1903 al 1920).
Parte delle ricerche fin qui condotte sono state rese pubbliche e ufficializzate nel 2017 nell’àmbito della mostra ArcheoPhonica, in onore del 140° anniversario dell’invenzione del fonografo (1877-2017) a opera dell’inventore-scienziato americano Thomas Alva Edison. La mostra dei fonografi (25 macchine parlanti di inestimabile valore storico) è stata ritenuta dal ricercatore la miglior cornice per presentare le prime registrazioni audio effettuate in lingua tedesca e ladina già a partire dal 1903 in territorio locale.
Le tracce sonore proposte dalla mostra contengono racconti di vita familiare, sociale, aneddoti storici locali, filastrocche, ma non mancano le preghiere, gli scioglilingua e i proverbi delle popolazioni sudtirolesi quando ancora questo territorio faceva parte dell’Impero Austro-Ungarico.
Tutte le incisioni sono state realizzate utilizzando un fonografo costruito appositamente intorno al 1900 nei laboratori del Phonogrammarchiv di Vienna. Questo tipo di apparecchio utilizzava come supporto di registrazione un disco spesso pochi millimetri, composto da una particolare miscela di sostanze che permettevano l’incisione delle vibrazioni acustiche e la loro successiva riproduzione. La qualità sonora non è paragonabile a quella attuale, soprattutto se digitale: l’incisione analogica del disco avveniva meccanicamente, senza l’uso della corrente elettrica, grazie alla pressione che l’aria mossa dall’intensità della voce esercitava sul diaframma e quindi sulla puntina di incisione. Il principio era analogo a quello brevettato per il fonografo di T.A. Edison nel 1877 con incisione verticale. e per il grammofono di Emile Berliner con incisione laterale del 1887. Purtroppo il fonografo utilizzato dai ricercatori viennesi non venne mai brevettato e quindi mai commercializzato.
Gli unici 4 modelli sono gelosamente conservati all’interno del Phonogrammarchiv di Vienna. In esclusiva, in occasione della mostra sarà possibile osservarne uno: il modello numero IV , lo stesso utilizzato per le primissime incisioni effettuate in Alto Adige/SudTirol nel 1903, 1909, 1912, 1918, 1920 da Josef Schatz, Leo Hajek, Karl Ettmayer e da altri ricercatori.

 

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