Ho recentemente rivisto, dopo qualche anno, il complesso museale di Santa Caterina a Treviso. Ho ammirato la chiesa con il ciclo delle storie di Sant’Orsola, la parte archeologica con importanti testimonianze paleovenete, e la pinacoteca con i capolavori di Giovanni Bellini, del Tiziano, di Lorenzo Lotto e tanti altri. C’è anche l’esposizione straordinaria del ritratto del doge Francesco Erizzo dipinto da Bernardo Strozzi, frutto di un prestito dal prestigioso Kunsthistorisches di Vienna e che da solo merita il viaggio.
Ma vorrei soffermarmi su un’opera che rischia di passare inosservata al viaggiatore più frettoloso, anche perché è collocata in una delle ultime sale del museo, e a quel punto il calo dell’attenzione può fare brutti scherzi. Si tratta di un bellissimo mosaico del XVI secolo. La partenza per Canaan, opera di Arminio Zuccato, un’artista che francamente non conoscevo e che nel sito dell’Enciclopedia Treccani viene così descritto:
Zuccato (o Zuccati). – Famiglia di mosaicisti e pittori, originarî forse della Dalmazia, operanti a Venezia. Sebastiano (m. 1527) è autore di un S. Sebastiano con donatore (Venezia, Museo Correr). Francesco (m. 1572-77 circa), figlio di Sebastiano, fu maestro di mosaico in S. Marco; su cartone di Tiziano fece (1535) il mosaico di S. Geminiano. Valerio (m. 1576 o 1577), fratello di Francesco, eseguì in S. Marco il mosaico con S. Clemente (1532). Valerio e Francesco collaborarono nei mosaici del vestibolo di S. Marco e nella figura di S. Marco (1545) su cartone di Tiziano, nella porta centrale della stessa chiesa. Figlio di Valerio fu Arminio (m. 1606), maestro di mosaico in S. Marco (1578). Lavorò anche con Francesco su cartoni di Palma il Giovane e del Tintoretto (pala degli Ognissanti a S. Pietro di Castello, 1570).
Sempre di Arminio Zuccato è il mosaico del cardinale Girolamo Bernieri che si trova nel museo “Il Correggio” nell’omonima città in provincia di Reggio Emilia.
Il mosaico di Zuccato nel museo trevigiano è veramente splendido, ma è altrettanto interessante per noi la firma dell’opera: “Arminius Zucatus Venetus”: un altro artista che nel cinquecento si firma con orgoglio “veneto”… Chissà cosa ne penserà quel piccolo esercito di storici, pseudointellettuali, studiosi, giornalisti che sostengono, con una convinzione degna di miglior causa, che l’identità veneta sia un’invenzione recente?