“Sarebbe giusto dire una volta per tutte che siamo in guerra. E che non è guerra, come ha detto il Papa, ispirata dai mercanti di armi o addirittura dall’emarginazione. È una guerra religiosa. È una guerra santa”. Questa l’analisi di Carlo Nordio, procuratore aggiunto a Venezia, intervistato da Radio 24. “Basta vedere in Pakistan dove i poveri cristiani sono stati vittime non di mercanti d’armi. Si tratta di una guerra santa che un’organizzazione ha proclamato nei confronti dell’Occidente, e possono colpire ovunque, in qualsiasi modo. E bisogna ammettere che è una guerra senza difesa perché un suicida, anche se si aumenta la sicurezza degli aeroporti, colpirà un ospedale, una scuola, ovunque. Questa opera informativa sarebbe doverosa per capire quanto sia necessario raccogliere le nostre forze culturali e militari per combattere questa forma di terrorismo”.
Per quanto riguarda l’Italia, secondo Nordio “non è vero che non corriamo rischi come Belgio e Francia. Dovendoci mettere nei panni dei terroristi, credo che loro abbiano costituito in Italia una serie di cellule silenti, come nel resto d’Europa. Queste esplosioni sono punte di iceberg di una polveriera che sta covando”.
Il procuratore ha poi risposto a chi pensa che gli aeroporti più piccoli siano più insicuri, dopo il caso del terrorista transitato in Italia con un volo low cost: “Questo soggetto è sbarcato nella mia Treviso, ma non ha senso dire che gli aeroporti piccoli sono meno sicuri. Quei documenti non erano segnalati dagli organismi internazionali, era uno dei tanti passeggeri che transitano. Il problema è legato all’uso della tecnologia. Siamo ancora fermi all’identificazione con le impronte digitali. Una mappatura del dna a livello globale potrebbe consentire individuazioni di qualsiasi persona, anche quelle non segnalate”.
Sul tema del coordinamento internazionale, Nordio ritiene necessario un ufficio investigativo europeo, “anche svincolato dalle singole magistrature, che risponda a un organismo politico unitario, che peraltro in Europa non c’è, e scambi i dati comuni. Invece una Superprocura non servirebbe, mi ricorderebbe molto l’euro, costituito come moneta unica senza una governance unica e una politica bancaria unitaria. Sarebbe come costruire una casa dal tetto. Un organo inquirente comune prevede un diritto sostanziale comune e una procedura penale comune, che in Europa non esistono”.

Carlo-Nordio
Carlo Nordio.

…e uno a Torino

Di altro tenore l’intervista rilasciata a “Repubblica” da Armando Spataro, procuratore a Torino. Le sue dichiarazioni vengono commentate da Mario Giordano (“Libero” del 30 marzo) in modo troppo spassoso per non riportarne qualche stralcio. Spataro, dunque, nell’intervista spiega

che per difenderci dai kamikaze “cosiddetti islamici” dobbiamo prima di tutto garantire i loro diritti, a cominciare dalla privacy che è sacrosanta. Mica possiamo metterla in discussione soltanto perché costoro vogliono di farci saltare in aria, no?
Dunque i servizi segreti si mettano l’anima in pace. O la smettono di essere segreti o lo smettono di cacciare i terroristi. Il magistrato Spataro, infatti, non ha dubbi: se i servizi sono segreti, lui non li può controllare. E nemmeno un altro pubblico ministero. E se un pubblico non li controlla, è vidente, essi finiscono per usare “metodi d’azione a dir poco criticabili”.
Niente leggi speciali, niente misure straordinarie, nemmeno il rafforzamento delle banche dati perché raccogliere milioni di dati e classificare tutti rischia di non essere legale e di avere effetti controversi. Si capisce: classificare tutti rischia di avere effetti controversi. Farsi esplodere in metropolitana invece no. A questo proposito, poi, il pm Spataro raggiunge vette sublimi quando, alla fine dell’intervista su Repubblica critica la raccolta dati perché (testualmente) “esattamente come renditions, torture e prigioni illegali rischia solo di fornire ai terroristi storie e immagini da usare a scopi di proselitismo”.
Non è meraviglioso? A parte il fatto che me li vedo i terroristi che sobillano gli aspiranti kamikaze: “Dovete farvi esplodere per ribellarvi alla violenza del registro partenze”, “Ci faremo saltare in aria perché hanno scambiato informazioni sui nostri biglietti aerei”, “Faremo una strage per vendicare il foglio Excel dell’autorità aeroportuale”; a parte questo, dicevamo, si può sostenere che la “raccolta dati” è “esattamente” come una tortura o una prigione illegale?
Difficile da sostenere anche per chi attacca i “cosiddetti terroristi islamici”, un’espressione che, per altro, fa tornare alla memoria infelicemente le “sedicenti Brigate Rosse”. Per sconfiggere queste ultime, si ricorderà, furono necessarie due cose: abbiamo dovuto smetterla di definirle sedicenti e poi abbiamo dovuto approvare leggi speciali, con la costituzione addirittura di reparti ad hoc dei carabinieri. Nulla di tutto ciò serve ora per i “cosiddetti terroristi islamici”, almeno secondo il giudice Spataro, che si affida alla retorica del solito Pertini (“Abbiamo sconfitto il terrorismo nelle aule di giustizia e non negli stadi”).
Il Procuratore di Torino ora continua a confidare molto nella forza dei suoi colleghi giudici (forse gli stessi che lasciano liberi coloro che inneggiano alla jihad come la ricercatrice libica di Palermo? Quelli che scarcerano i presunti terroristi come a Bologna?).