Per la terza volta dal 2015 i partiti catalani pro-indipendenza ottengono la maggioranza assoluta nelle elezioni in Catalogna. Il 14 febbraio hanno vinto in modo clamoroso con 74 seggi, più dei 68 necessari (nelle precedenti elezioni avevano vinto con 70). E per la prima volta si supera la soglia dei 50% dei voti favorevoli all’indipendenza.
Le amministrative catalane erano previste per il prossimo anno, ma sono state anticipate in quanto la Corte Suprema spagnola ha sospeso dall’incarico il presidente Joaquim Torra. Il motivo: aver disobbedito a una commissione elettorale che gli aveva ordinato di rimuovere uno striscione che criticava l’incarcerazione dei politici catalani.
Il presidente si era rifiutato invocando la libertà di espressione, e la magistratura spagnola aveva ritenuto la risposta sufficiente per defenestrare il presidente della Generalitat e provocare le elezioni anticipate.
Inoltre, l’esecutivo provvisorio catalano, ascoltati gli esperti sulla situazione pandemica, ha deciso di rinviare le elezioni di cinque mesi fino a quando la terza ondata del Covid-19 si fosse placata; ma di nuovo la giustizia spagnola ha fatto irruzione, obbligando a mantenere la data elettorale del 14 febbraio.
È la stessa giustizia spagnola che tiene in prigione 9 politici e attivisti catalani, che ha emesso mandati di perquisizione e arresto contro 7 politici catalani esiliati (che i giudici tedeschi e belgi hanno respinto non ritenendo giustificate le accuse, o rendendosi conto che non ci sarebbero state garanzie per un equo processo in Spagna). La stessa giustizia che mantiene valido il mandato di perquisizione e arresto contro un musicista esiliato in Belgio per aver cantato contro il re di Spagna, e che metterà in prigione un altro musicista catalano, Pablo Hasel, per aver cantato anch’egli contro il sovrano.
In questo contesto, e con l’intero apparato statale e la stampa spagnola a combatterla, l’indipendenza ha vinto di nuovo, con una maggioranza assoluta più grande che mai e con più del 50% dei voti. Sull’altro fronte abbiamo l’ex ministro della Salute socialista durante la pandemia che, con tutto l’appoggio dello Stato, della stampa e del nazionalismo spagnolo in generale, è riuscito a diventare primo partito, ma a pari merito con il più votato dei partiti indipendentisti. A opporsi all’autodeterminazione è anche l’estrema destra spagnola del Vox, che irrompe nel parlamento catalano con 11 seggi.
Con un simile panorama, la Spagna e l’Unione Europea non possono negare il diritto all’autodeterminazione della società catalana, che deve esprimersi in un referendum con garanzie democratiche e trasparenza. La democrazia consiste nel permettere ai cittadini di esprimersi nelle urne e rispettare ciò che la società voglia fare del proprio destino.