La Fritillaria imperialis (gula xemgin, fiore che piange sangue, in lingua curda; corona imperiale in italico; ma forse la denominazione francese tulipe inversée rende meglio l’idea del suo particolare aspetto) è una pianta bulbosa perenne della famiglia delle liliacee. Originaria dell’oriente, può raggiungere i 120 cm di altezza. Le foglie sono di color verde scuro; i fiori – campanulati, penduli –
sia rossi che gialli. Le fioriture avvengono in maggio e durano un paio di settimane.
Sulle montagne del Kurdistan, dove cresce spontaneamente tra i 500 e i 3000 metri, è conosciuta, oltre che come “rosa triste” o “rosa in lutto”, anche come “fiore della libertà delle vette”. Nonostante sia protetta, a causa della sostanziale inadeguatezza delle autorità (e di quelle turche in particolare) potrebbe finire stabilmente nella lista rossa delle piante a rischio estinzione.
Nel Bakur è ancora reperibile nelle zone di Elih, Wan, Bedlis, Erzirom (i nomi delle località sono nella versione curda) mentre nel Bashur cresce soprattutto sui monti Qandil.
Fuori dal Kurdistan, la possiamo trovare in Iran. Afghanistan e Kashmir.
Presenta ben 167 varietà, molte delle quali solo in Kurdistan. Una ventina dei generi di Fritillaria imperialis (su oltre una quarantina) presenti in Kurdistan sono da considerare specie endemiche.
Con la denominazione di “rosa triste” (sia perché il fiore guarda costantemente verso il basso, verso la terra e non verso il cielo, sia perché dal fiore cadono gocce d’acqua a mo’ di lacrime) è diventata un simbolo, una rappresentazione della tragedia del popolo curdo.
Per i cristiani (dai quali viene chiamata “Maria in lacrime”) tale fiore sarebbe nato dalle lacrime della Madonna davanti alla croce di Gesù.
Non abbastanza, evidentemente, affinché le istituzioni governative intensifichino gli sforzi per preservarla.