Un brutto, pessimo inizio di agosto per i curdi che vivono alla frontiera del Bakur, il Kurdistan sottoposto a occupazione turca. Qui, come in genere nelle zone curde attraversate dalle frontiere degli Stati occupanti, le uccisioni ingiustificate (vere azioni di rappresaglia, di intimidazione) sono una costante. Uno dei fatti più eclatanti risale al 28 dicembre 2011 quando, nel distretto di Uludere a Sirnak, aerei turchi da combattimento avevano ucciso 34 curdi di Roboski (tra cui 19 minori). Quindi, da un certo punto di vista, l’episodio risalente a giovedì 1 agosto è ordinaria amministrazione.
I fatti. Alcuni soldati turchi hanno sparato contro tre civili curdi provenienti da Hakkari, in prossimità della frontiera con l’Irak e un ragazzo di 14 anni, Vedat Ekinci, è rimasto ucciso. Ferito anche il fratello di Vedat, Burhan Ekinci di 19 anni.
Come ha poi testimoniato un altro giovane curdo sopravvissuto alla sparatoria (un cugino della vittima), i soldati vedendolo agonizzante non solo “non hanno chiamato un’ambulanza, ma se ne stavano seduti, ci guardavano e ridevano”.
I tre avevano attraversato la frontiera alla ricerca dei loro cavalli.
Il terzo giovane, l’unico a non essere stato colpito dai soldati turchi (e di cui per sicurezza manteniamo l’anonimato), ha spiegato: “Verso le 15 siamo andati alla ricerca di alcuni animali scomparsi. Abbiamo attraversato la frontiera posta a circa 200 metri dal nostro villaggio e qui abbiamo incrociato i soldati. Avevamo con noi i nostri cavalli che vedendoli si sono spaventati e sono fuggiti”.
Allora i tre giovani sono andati in cerca per recuperarli. Continua il sopravvissuto: “Eravamo a circa 20 metri dai soldati quando questi improvvisamente hanno aperto il fuoco”. Colpito alla schiena, in prossimità del cuore, Vedat “è caduto a terra sanguinante”.
Egli aa poi aggiunto di averli invocati: “Per amor di Dio, chiamate un’ambulanza”. Ma loro se ne sono ben guardati e quando Burhan ha gridato, “un soldato l’ha preso per il collo, l’ha gettato a terra e gli ha rotto un piede con il calcio del fucile”.
Intanto Vedat continuava a perdere sangue e alla fine “è morto sulle mie ginocchia”.
E questo nonostante i soldati fossero stati avvisati di quanto i tre curdi stavano facendo (ossia recuperare i cavalli fuggiti) e li avessero identificati come abitanti del villaggio che ogni giorno pascolavano i loro animali in quella zona di frontiera. Ma invece di lasciarli passare come al solito (o almeno di limitarsi a intimargli l’alt) hanno cominciato a sparare in maniera del tutto ingiustificata.
Tra l’altro qui tutti, per sopravvivere, fanno del piccolo contrabbando. Le guardie di frontiera in genere chiudono un occhio, e comunque i cavalli dei tre quel giorno non portavano carico di sorta.