Questione di giorni, forse di ore scrivevo solo venerdì. Sperando di contribuire alla denuncia dell’ignobile estradizione annunciata (e già tentata almeno due volte) di Muhammed Tunc.
E invece era già troppo tardi, la Germania lo stava già spedendo direttamente in Turchia con un volo charter della compagnia aerea Sundair partito da Francoforte.
E questo malgrado il dissidente curdo rischi – nella “migliore” delle ipotesi – l’arruolamento forzato nell’esercito turco. Per poi mandarlo dove? Contro i suoi fratelli in Bakur, Bashur o Rojava? Qualche tempo fa, quando aveva richiesto un passaporto al consolato turco di Stoccarda, si era sentito apostrofare con queste parole: “Adesso dovrai andare a sparare contro le tue sorelle e i tuoi fratelli curdi”.
O più probabilmente subirà l’imprigionamento, forse la tortura. Secondo l’avvocato la sua stessa sopravvivenza è a rischio.
Originario di Ulm, dove è nato nel 1989, il giovane dissidente era detenuto a Pforzheim da tre mesi. Qui aveva iniziato uno sciopero della fame per protestare contro la sua espulsione. Invano. Ufficialmente il mandato d’arresto emesso nei suoi confronti dalla Turchia (quello in base a cui è stato espulso) riguarda il fatto di non aver completato il servizio militare. Ma in realtà sono state le sue attività filo-curde ad averlo fatto classificare come “elemento nemico” dal regime turco.
Come ha dichiarato l’avvocato Detlef Kröger a Radio Dreyeckland (RDL), “se a Tunc accade qualcosa, il sangue colerà dalle mani del governo”. Riferendosi ovviamente a quello tedesco. Un accordo già sottoscritto dalle autorità con cui Tunc si rendeva disponibile a lasciare volontariamente la Germania recandosi in un Paese terzo, era stato ritirato all’ultimo momento senza fornire spiegazioni. Niente male per un governo con ministri “verdi”. Secondo l’avvocato, la Germania “ha tradito i suoi stessi princìpi in materia di diritti umani, Stato di diritto, giustizia”.
Anche recentemente, prima di essere incarcerato, Tunc era stato aggredito e ferito seriamente da nazionalisti turchi, presumibilmente legati ai Lupi Grigi. Gli stessi che lo hanno poi minacciato (anche su Facebook) scrivendo “ti aspettiamo in Turchia”.