Il grande Tetuna’e, capo di Hitinui (oggi Tahiti)

L’Assemblea della Polinesia Francese ha inaugurato martedì 3 giugno 2025 la mostra conferenza Tetuna’e, te ari’i faature (Tetuna’e, il capo delle regole) per riscoprire questa figura centrale della tradizione polinesiana e le prime forme codificate di organizzazione sociale specifiche di Tahiti.
Attraverso lo studio dei precetti e delle leggi consuetudinarie attribuiti a Tetuna’e, uno dei capi Teva più emblematici, la mostra mette in luce l’esistenza di una vera e propria etica politica e sociale a Tahiti, ben prima dell’introduzione dei sistemi amministrativi occidentali. Questo patrimonio immateriale, costituito da valori, regole e princìpi trasmessi oralmente o registrati nei primi scritti, testimonia un quadro strutturante profondamente radicato nella memoria collettiva polinesiana.

Fa
ataratara no Tetuna’e Nui Te Ari’i o Hitinui
E maeva e ari’i pu anuanua
matafa i te ra
’i.
Te ari’i ti’ati’a roroa i Vaiari, tei ahu
i te uramoemoe i te marae Farepu’a.
Te ari’i umerahia e te tini manomano
Ua tafaafaa na ni
’a ia Hitinui
Ua tuo te ra
’i i nia na, ua hatuatua
i na pū mata
’i i te Toa e o To’erau.
Tootoo atura i te Hiti
’a-o-te-ra ia
Faarua.

Maeva i te ari’i, maeva e
maeva i te ari
’i.
Te arii i ohuhia e te anuanua i
Farepu
’a
A rere mai na te ura rau o
Hitinui e o Hiti iti.
Ei maeva i te arii ia Tetuna
’e Nui
Tei hume i te maro ura e te maro tea
i niai te pāpā o Ta
’aroa.

Maeva, maeva e Mata’irea i te pahu
ta
’i roa
Maeva i te ari
’i o Hitinui.
Ua tuo te ra
’i o Vaiari e, maeva
 te arii tao roa i te rito ma te
ra
’i
Te ari’i feufeu i te ura pitara i
mua i te marae Farepu
’a
Te arii maeva-rau-hia e na
ta
’o e rau.
Te arii aiai atua oe i Hitinui.
Te arii rere anuanua o a hitu
tau tua o te r
a’i.
Ua pi
’i te pi’i i te ra’i e; ei arii!
Ua pi
’i te pi’i i te fenua e; ei arii !
E ari
’i tei noho mai i nia i te
taputu o te ra
’i.
Tetuna
’e Nui te ari’i o Hitinui i
maevahia e te nu
u atua o Ta’aroa
e o Tane i Farepu
’a.

Elogio di Tetuna’e, il capo di Hitinui (oggi Tahiti)
Benvenuto al capo del centro
dell’arcobaleno, volto radioso del cielo.
Il capo dal potere immenso di Vaiari (oggi Papeari), vestito
con le vesti regali degli uramoemoe (sacri misteri) sul
Luogo sacro di Farepu’a.
Il capo glorificato da migliaia e migliaia
di voci, che risuonano di valle in valle
sulla terra di Hitinui (oggi Tahiti).
Il cielo grida là in alto, circondato dai venti To’a e To’erau, (venti del
sud e di nord-est), spazzato a est dal
Fa’arua (vento del nord).
Benvenuto al capo! Benvenuto, e benvenuto al capo!
Il capo circondato dall’arcobaleno a
Farepu’a.
Venite, piume variegate della grande
terra e della penisola.
Venite e accogliete il grande
capo Tetuna’e, cinto dalla cintura di
piume rosse e dalla cintura di piume
giallo chiaro, sul seggio di pietra di
Ta’aroa (dio creatore del mondo polinesiano).
Augura, augura il benvenuto,
Mata’irea (località di Tahiti) dal tamburo dal suo suono prolungato,
Augura il benvenuto al capo di Hitinui.
Il cielo di Vaiari (Papeari, località di Tahiti) chiama: benvenuto al capo
la cui lancia raggiunge l’estremità del cielo.
Il capo che scuote le sacre piume davanti
al marae (luogo sacro) di Farepu’a.
Il capo che riceve molti applausi di
benvenuto da molte lance (distretti).
Tu sei il capo la cui bellezza è quella degli
dèi di Hitinui.
Il capo che vola sopra l’arcobaleno in cima
al settimo cielo.
Il richiamo risuona nel cielo: “Che ci sia
un capo!”. Il richiamo risuona sulla terra:
“Che ci sia un capo!”.
Un capo che sieda in cima al cielo,
Tetuna’e, il grande capo di Hitinui, acclamato
dall’assemblea degli dèi
di Ta’aroa (dio creatore del mondo polinesiano) e Tane.

(Mai-Arii Cadousteau, membro dell’Académie tahitienne, 1987)

Sebbene in parte mitologico, Tetuna’e è il fondatore della famiglia Teva, dalla parte di Papeari, località dell’isola di Tahiti. Le sue leggi sono in gran parte quelle dei Teva e del popolo della costa meridionale di Tahiti. Grazie alla loro saggezza, brillarono ben oltre i suoi confini e sono motivo di orgoglio per gli abitanti di tutta l’odierna Polinesia, ’ohi Nui.
In un’intervista radiofonica dei primi anni ‘80, il poeta Henri Hiro rivisitò le leggi e i precetti di Tetuna’e. Li considerava il fondamento del hiro tumu ’ohi, della saggezza del popolo ’ohi. Un insieme di valori espressi quotidianamente in pratiche organizzate attorno a quattro elementi: te fenua, la terra, te fēti’i la famiglia, te fare, la casa, te mā’a, il cibo.
Punto di partenza della sua analisi è la celebre espressione ‘A haere mai e tāmā’a, vieni, e mangia, la quintessenza della cortesia polinesiana. Chiunque passi davanti a una casa mentre i suoi abitanti sono impegnati a mangiare viene sistematicamente apostrofato con queste parole.
Fu il grande capo Tetuna’e a stabilire e sostenere i princìpi di condotta che hanno reso l’ospitalità il fondamento della vita dei ’ohi.
È giusto sottomettersi a essi, applicarli e rispettarli.
Che il ’ohi cerchi sempre e accolga sia il ’ohi sia lo straniero, condivida, aiuti e mostri loro attenzione.
Con questo richiamo: haere mai rā, vieni.
Con questo richiamo: haere mai i te fare nei, torna a casa.
Con questo richiamo: haere mai tāmā’a, vieni a mangiare.
Ebbene, questo è esattamente ciò che abbiamo visto e concettualizzato in termini di hiroa tumu ’ohi, fondamento della saggezza del popolo Mā’ohi.
Cos’è l’hiroa tumu ’ohi?
È semplicemente la differenza, nei comportamenti, nei costumi e nel linguaggio. Differenza che costituisce la specifica identità culturale dei ’ohi, differenza nel linguaggio, nel pensiero e nei sentimenti più profondi dei ’ohi, riassunta nel richiamo che fa voltare l’altro: Haere mai! Haere mai! Haere mai rā! Vieni, vieni, vieni qui!
Così, attraverso l’espressione hiro’a tumu ’ohi, in riferimento al codice d’onore di Tetuna’e (o Tetuna’e), Henri Hiro diede senso e contenuto ai valori fondamentali dei polinesiani. Valori rivolti all’altro, valori di condivisione e non di esclusione.
Nelle sue Memorie (1971, p. 165), Marauta’aroa si legò profondamente al suo antenato, il sacro capo Tetuna’e, che chiamava anche Tetuna’e Nui. Marauta’aroa Salmon (1860-1935) era la moglie di Teri’itaria Pomare V (1839-1891), ultimo re di Tahiti. Appartenevano entrambi a diverse famiglie reali o lignaggi di capi dell’isola di Tahiti, anche se condividevano antenati comuni, in particolare nelle Isole Sottovento: quelli legati ai grandi marae Vaeāra’i e Taputapuatea di Ra’iātea, isola anticamente chiamata Havai’i, così come al marae Vai-otaha di Porapora, oggi Borabora, isola anticamente chiamata Vavau o Vava’u.
Marauta’aroa considera Tetuna’e il primo arii nui, ovvero il primo grande anziano e capo sacro di Tahiti. Prima di lui c’erano stati altri capi ordinari, ari’i, ma nessun arii nui. Si dice che abbia regnato sull’intera isola prima di dividere il suo regno in diverse mataeina’a (parti), che attribuì ai suoi nipoti. Il suo regno rappresenta una sorta di ideale età dell’oro del potere centralizzato a Vaiari (Papeari) attorno a un patriarca e a un marae, il marae Farepu’a, che Marauta’aroa presenta come il più antico marae reale di Tahiti.
Rimangono interrogativi su questo personaggio. Il significato stesso del suo nome, così come la sua pronuncia, sfuggono. Potrebbe essere interpretato come Te tú ana’e, colui che sta sempre eretto. Un’altra etimologia che scompone questo antroponimo in Te Tuna’e, ovvero l’anguilla diversa, è stata recentemente proposta. In questo modo, colui che Marauta’aroa Salmon presentava come il glorioso antenato degli arii nui (grandi capi) di Papeari risulta essere assimilato a un’anguilla. Questo significa forse che fosse intimamente legato alla terra di Papeari?
L’iscrizione di Tetuna’e nell’ordine di una certa animalità ricorda le osservazioni di Ernest Salmon (1888-1961, figlio di Marauta’aroa Salmon) secondo il quale la genealogia dei Teva includeva, prima di Tetuna’e, solo esseri mitici multiformi, semidei maschi e femmine capaci di metamorfosi in esemplari animali più o meno mostruosi (1937: 16-17). Al contrario, Tetuna’e sarebbe stato il primo ari’i (capo) di Papeari, con un fisico umano stabilizzato (ibid.). Ciò pone quindi Tetuna’e al centro del mondo degli antenati fantascientifici e realmente umani, radicati in un specifico territorio.
Marauta’aroa lo presenta come pronipote del dio creatore Ta’aroa, in una genealogia altamente poetica che include una cinquantina di unioni cosmiche prima della nascita degli antenati più diretti di Tetuna’e.

Ta’aroa giacque con Ta’urua, la stella del mattino.
Da lei nacque Ta’urua horo poipoi, la stella che annuncia l’alba.
Nella generazione successiva, nacque Terai ura o Ta’aroa, cielo purpureo di Ta’aroa, che sposò la cugina Ta ‘Urua Te Purotu, la splendida stella del mattino.
Ebbero un figlio, Teri’i I Te Moana Rau I Vaiari, ari’i, capo, dei diversi mari di Vaiari, padre di Tetuna’e Nui, il grande Tetuna’e.

In questa genealogia, la madre di Tetuna’e Nui è Heuma I Te Ra’i O Taaroa del Vaiōtaha del marae di Vavau, Porapora.
Secondo un’altra fonte, il lavoro genealogico di Maiari’i Cadousteau (1987: 20) Heumaiterai I Vaiotaha, la figlia maggiore di Teri’imarotea a capo di Vavau non era la madre ma la moglie di Tetuna’e Nui, queste differenze sono comuni nelle tradizioni orali che risalgono a tempi così antichi. Siamo al confine tra il tempo del mito, essendo Tetuna’e il pronipote del dio Ta’aroa, e il tempo della storia, con l’appartenenza di questi grandi capi ai territori e ai marae, i loro luoghi di culto.
Sacralità e il carattere semi-divino degli antenati di Tetuna’e e il suo legame con l’isola di Porapora, tramite madre, così come con il territorio di Vaiari, antico nome di Papeari, località di Tahiti, tramite suo padre.

Il marae di Tetuna’e Nui era il Farepu’a.
dalle Memorie di Marauta’aroa (1971: 52)
Secondo la tradizione, dopo aver creato Hiti Nui, l’isola di Tahiti, Ta’aroa posò il piede su un blocco di corallo bianco a Vaiari, acque scure, oggi Papeari. Da questo blocco di corallo bianco fu staccata la pietra che servì da fondamento al tempio di Farepu’a.

A Farepu’a o Fare-pu’a, casa di corallo, Tetuna’e Nui avrebbe indossato la cintura di piume rosse, maro ‘ura, emblema degli arii nui, grandi capi. Si dice che sia stato il primo a indossare questa cintura a Tahiti, sebbene nello stesso periodo esistesse anche una maro ‘ura nell’isola di Ra’iātea. Altre fonti suggeriscono che anche Puna’auia, località dell’isola di Tahiti, abbia posseduto la maro’ura, per lungo tempo.
Si dice che Tetuna’e indossasse anche la maro tea, cintura di piume gialle o bianche, proveniente dal marae Vai’otaha di Borabora.
Si dice che Teva, suo discendente, sia riuscito a fornire a Papara due cinture identiche, una maro ‘ura e una maro tea. Le cinture di Papeari non scomparvero, ma Teva riuscì a elevare politicamente la sua mataeina’a allo stesso rango del luogo di nascita storico di Papeari.
Teva sedeva sul marae Mataoa (O Tena Mataoa di Tahiti).
In seguito, a Papara apparvero altri marae importanti, tra cui Mahaiātea, il marae più grande di Tahiti al momento dell’arrivo di Samuel Wallis a Tahiti nel 1767.

All’inizio del XXI secolo, l’archeologa Tamara Maric ha potuto osservare (2012:224) che il sito esatto di Farepu’a non è più noto agli abitanti di Papeari. Né lo è quello dell’importante luogo d’incontro Poumariorio, sulla terra di Taua’a di Papeari, il cui riferimento compare ripetutamente nelle Memorie di Marau Ta’aroa.
Tamara Maric non ha inoltre trovato i nomi Farepu’a, Poumariorio e Taua’a nelle dichiarazioni dei nomi di terreni privati ​​sull’isola di Tahiti del 1855; né vi era traccia del marae Tahiti di Papeari che Tetuna’e nui avrebbe fondato in occasione della nascita di suo nipote, anch’egli chiamato Tetuna’e (secondo nome). Solo il sito in cui un tempo sorgeva il terzo marae principale di Papeari, il marae Matairea, è stato identificato:
“La sua ubicazione originaria ci è stata indicata dai funzionari eletti del comune, sulla base delle istruzioni dei loro informatori. L’area, situata sulla riva sinistra del corso d’acqua Tita’aviri, ai piedi della montagna, era terrazzata per la costruzione della vecchia scuola. Doveva affacciarsi, sull’altra riva, sul marae Farepu’a” (2012: 225).

Te Paripari O Farepu’a
Ua pàpà te ra’i, ua tuorooroo,
Ua amama te uira veroverohia.
Ua amomo na mata o Toerau
Te tianiani ra i te tama o Ahurei.

Ua tuo to te ra
’i, ua pâ te mara’ai
Te oua iti o te to’a.

Te matai e ! Te mata’i i terehia mai
e te nu’u atua o Vaiari.
Tahi rima ua toro, ua tini te rima i toro mai.

Tupu aera te âhu o Farepu’a
Teitei aera te marae i patuhia
i ni’
a i te uramoemoe.
Raaraahia i te ura, e ura te

vauvau, e uramoemoe te unauna
E ura te tuturi, e ura te papà
E ura ana’e te marae o Farepu’a i
Ohuhia e te anuanua huru rau.

Elogio del Marae Farepu’a
I cieli si scontrarono, illuminati
da lampi abbaglianti.
Gli occhi scintillanti del To’erau (vento di nord-est) attrassero
il figlio di Ahurei.
Il cielo chiamò, e a questo richiamo, il Mara’ai (vento del sud-est)
soffiò, il precursore del To’a (vento del sud).
O vento! Vento che faceva da scorta all’esercito
degli dèi di Vaiari (oggi Papeari, località di Tahiti).
Una mano fu tesa, migliaia
di altre vennerono tese.
Il marae di Farepu’a si erge
maestoso sui suoi pilastri adornati
con le piume degli uramoemoe (sacre misteriose).
Le sue pietre di sostegno erano ricoperte di
preziosa porpora.
Il recinto sacro interamente
ornato di porpora.
Farepu’a circondato da arcobaleni
dai colori più vari.

Secondo Mai-Arii Cadousteau, membro dell’Académie tahitienne (1987)

Si ritiene che Tetuna’e Nui abbia dato a Tahiti un codice d’onore, ovvero le prime leggi orali dell’isola, stabilendo i valori e, in particolare, i diritti e i doveri dei membri della classe nobile Ari’i e Ari’i Nui, capi e grande capo. Si ritiene che Tetuna’e (Nui) abbia fondato nel suo regno l’ordine degli Hiva, una sorta di guardia reale degli Ari’i Nui di Papeari (località di Tahiti), che Marauta’aroa Salmon descrive come una sorta di guardia reale degli arii nui, grandi capi, di Papeari. In questa istituzione, che aveva una dimensione militare, sociale e politica, non è difficile percepire un’estensione della cultura del popolo guerriero e navigatore degli Hiva. Intorno al XII secolo d.C., mentre l’insediamento delle isole dell’attuale Polinesia francese era quasi completato, esistevano vari gruppi umani, tra cui gli Hiva e i Manahune, la gente comune. Si integrarono più o meno bene nell’organizzazione sociale che conosciamo oggi, guidati dagli ari’i, capi, e dagli ari’i nui, grandi capi. Gli Hiva, vi furono assorbiti e persero la loro identità specifica, tranne a Papeari, dove divennero un gruppo di nobili guerrieri, istituzione la cui origine è attribuita a Tetuna’e.

Le leggi sono più prescrittive dei precetti, questi più filosofici o morali. Sono tutte portatrici dei fondamenti di un antico ordine sociale, attraverso un’espressione che rasenta la poesia.

I precetti
Mai ia Ta’urua horopo’ipoi ra oe.
E noho
oe i nia i te ihu o te vaa nui ra.
E
ai oe i te ‘ōumae te popouru o te pua’a.

Tei ia oe na te orae te pohe o te taata. E ara rā
o te fati te ama te pāturu i te tiatia o taua va
a
ra ia
oe, e tāupe tō upoo i raro i te repo nō tōna
teiaha. E mea tura i mua i te mata o Farepu
’a.

Eiaha te toto o to hui metua ‘ia viivii ia oe.
Maita
i ae īa ia hunahia atu tō haamā i raro i
To
areva.

Faatura atu i tō ‘utuafare, i to mau taeaee i tō
mau tuahine.
Eiaha rātou ‘ia viivii iaoe, e mai
aamu tuatau te reira.

‘Eiaha te riu haua ino o to utuāfare e ‘āfaihia
nā te arati
a te nīni’i atu, e riroei vari tararapu e
m
ā’a au i te vaha o te mamo.

Eiaha tō mata e tāpō i te hapahapa a tō fetii, e
auahi
’ā’ama te reira i roto i te utuāfare.

Eiaha nā tō taria, nā tō mata rā e hio i te ‘ōrero
a te feiā ‘ā’fai parau ‘ino. I faaroo tō taria e i
ha
apō ae ra to mata, ooe iho te pēpē.

Eiaha te upoo ia taea i te horomiri a te vahine
pūtī, e
ore tō upoo e au i nia ia rātou.

A ara māite i tei mā’itihia ‘ei faaanaana i tō
nao vairaa ‘ōmore.

Faatea ‘ē atu i tō ‘utuafare te mau faa’ārearea
tāhinu noa i te mono
’i no’ano’a, e riro rātou ei
tumu e paremo ai t
ō’ā’au i te faaahaaha e au i
tō te hunareho ra.

Eiaha te’āvae tipuu noae te hinaaro oraharaha
noa i ni
a i te’ūrua marū iaitea i roto i te tiahapa,
te mātā
mehai ‘īa o te faufaa ‘ore.

laamuoe ite hau, a haamanao e tītī fatu rau te
hui taata o te fenua, e matarara ‘ōhie i te hapa e
te reo fa
ahepo, ia ‘ī te ‘ā’au e’ita e roroa ua mau
te
‘ōtaa, ‘ua fāriu te mata i te fatu ‘āpī.

E ara ite vahine ‘āvae mauore, te arero peepee,
e mārō
parau te peu. Eohipa ino te mārō parau,
‘ia faahoi mai te hopea ‘āero ei nia ia oe iho
mau ai.

la vai faaroo tō taria i te tai tiritiri o te Tōrea iti
o te rui ra, o te’ōmua ia o te aito o te pohe.

Eiaha ia haapinepine tā’oe faautua raa ta’ata,
e haere ato
a tō ivi nā te ea o te pohe, mai tō
utuāfare e huri-ta’ere-hia i raroe te’aito i te rui
ra, ha
apoipoihia atu ai oe i te pōiri taotao, te
pōiri tapo
i hara ra.

Eiaha te ‘ōuma ia tā’irihia e te fāniu haari o te
reo fa
ahepo rā, a riro taua hara raei taua tā’ai
fēti
i.

Eiaha tō ‘utuāfare ia parihia i te mā’ā pahapa
eiaha tō ioa ia ‘āmuihia i te mā’ā tāhuna, i te
tao
a pīpiri. ‘Ei rima hōroa noa
tō te ari
’i e tia ai. Tei nia i teie nei nau mea tō
hanahana te vaira’a.

E tamarii tai onoono te hui taata o te fenua, e
mea tā
paru ‘ōhie i te reo aupurupuru, e faariri
‘ōhie noa rā i te hāmani ‘ino.

E ‘ā’au maitai hau ‘ē tō te arii ia au i te teitei
o tōna ti
araa, ia vai tia noa te hāmani maitai
i roto iāna,
eiaha ‘ōna ia faaroo atā i te ‘oto o
tōna ta
ata, mai te hi’opoa māite tōna mata e
tāna tari
a i tā te ture ra mau fa’ataara’a.

‘Ōfati na i te manao iriā ‘oioi noa, o te riro ei
fa’a’ōtu’itu’i i t
ō tino e o te haapōiri i tō mata i
te mea ti
a. E tahua maitai te feruri maitai o te
mana
’o.

Sei simile a Taurua, la stella del mattino.
Starai a prua della grande piroga
e mangerai pancetta e lombo di maiale.

Hai potere di vita e di morte sugli uomini;
ma fai attenzione a non danneggiare il bilanciere,
supporto delle parti della piroga: il suo peso
fa piegare la prua fino a terra. È sacro
agli occhi di Farepu’a.

Il sangue dei tuoi antenati non sarà contaminato da
te; sarebbe meglio nascondere questa vergogna nelle
profondità di Toareva.

Venera i tuoi fratelli, le tue sorelle, la tua famiglia. Non
disonorarli. Il disonore è un male che rode e incurabile.

Le acque sporche della tua casa non devono
essere versate sulla strada, dove si
trasformano in fango liquido, cibo gradito
dai palati del popolo.

Non chiudere gli occhi sugli errori dei tuoi
cari. Sbagliare è una brace nella tua casa.

Non prestare orecchio ai pettegolezzi,
credi solo a ciò che i tuoi occhi vedono. Chi ascolti
e chiuda gli occhi è vittima della propria
imprudenza.

Non esporre la tua testa alle carezze di donne
di basso rango: la tua testa non loro appartiene.

Attento a chi lucida il fodero della tua lancia.

Tieni lontani da casa tua gli intrattenitori unti
con olio profumato. Ti rovinerebbero l’anima
insegnandoti la vanità propria della gente comune.

Non ci saranno gambe accavallate in casa tua, né
desiderio di oziare su morbidi divani.
L’ozio è l’inizio del declino.

Quando assaggerai il potere, ricorda
che la gente è schiava di molti
padroni. Si accorge subito dei tuoi difetti e
si allarma degli abusi del tuo linguaggio; quando la
coppa è piena, i fagotti vengono rapidamente legati e
i loro occhi si rivolgono a nuovi padroni.

Guardati dalla donna dal piede veloce e dalla lingua
agile, incline alla discussione. La discussione è insidiosa;
quando ritrae la punta della coda, è te
stesso che raggiunge.

Ascolta sempre il grido staccato del
piviere notturno: è l’araldo del guerriero della
morte.

Non condannare gli uomini troppo
spesso, perché le tue ossa prenderanno un giorno
anch’esse la via della morte; proprio come la tua
casa quando il guerriero funebre l’avrà
rovesciata col favore delle tenebre avvolte su
di te, le tenebre che nascondono il crimine.

Non abbandonare il tuo petto alla frusta pungente delle
invettive; la tua famiglia potrebbe essere spinta a
vendicare questo affronto.

La tua casa non deve essere accusata di essere il
nascondiglio di beni e cibo; il tuo nome non
deve essere associato a tali pratiche; la mano
di un capo deve essere sempre pronta a dare.
Su queste due cose si basa il tuo prestigio.

Il popolo è un bambino lamentoso,
facilmente placato dalla dolcezza, facilmente irritato da
cattivi maltrattamenti.

Il cuore del capo deve essere degno
del suo ruolo. La sua preoccupazione costante deve
essere il bene del suo popolo. Possa egli accogliere
le loro lamentele con gentilezza ed essere tutt’occhi
e orecchie alle prescrizioni della legge.

Reprimi i pensieri di collera che agitano il tuo
corpo e nascondono il bene alla tua vista.
La riflessione è buona consigliera.

Faaitoito ia pohe ia oe te tumu e tupu ai te
pe
apea e te faatupu tama’i.

A ara ia oe i te tāho’o a te vahine, e pee autari
māite te reira i to ta
ahiraa ‘āvae, e au tāna ‘ata
hehe i te mata
’i e hue mai i te ua tā’iri i nia ia
Poumariorio.


Eiaha tā’oe ei ‘ōpuara’a rii haiha’i. Eiaha tō’ā’au
ia riro atu i te au i tā te ‘ōura e te ‘ō’opu, e repo
vari tō rāua roro.

E moe noa te Rō i raro ae i te rau’ere rā’au ia
mohi,
ooe rā, ‘aore e rau e ‘ati a’e te fenua e poi
ai t
ō ‘oe ioa.

E ara i te reo aeae o te faahana ia oe, o te
mātā
mehai te reira o te fa’ahemaraa ia oe.

Te pa’ari e te ‘ā’au hau tã te arii ‘ōmore maitai
ia tāpe’a.

E hau hirohorouri ore tō ‘oe. Eiaha ei hau
fa
arue tā’ue-noa-hia atu, eiaha hoi ‘ia faatere
ha
apōirihia, ‘ei faatereraa ‘āfaroe te parau tia,
eiaha ia patu-’ē-hia mai te iriā. Te arii i auraro
i teie nei fa
ataara’a ra e arii ia i te pa’ari, ‘e e
pe
ehia tāna ra mau ‘ōpuara’a i te maitai ‘e e
fa
aheihia i te hanahana.

Eiaha te upoo o te hau ia iteahia atu e te niho
‘ā’ati ra, e te tu’e mata faatuatua ra, te reo
fa
’ateitei e te ‘ōuma ‘ōtuituira e te riri, mai te
ate o te Honu
‘e mai to te manahune ra. Ei tei
reira anae e au ai teie nei huru peu.

Tā ‘oe i haapuai ra e’ore e roa’a faahou mai ia oe
ia momi, erā e ‘āfaifai atu e te matai ueuehia
atu ai nā terā vāi
e terā vāhi.

Eiaha roa ‘oe e tāpupú parau e uiui pāto’itoi
atu i tā te
‘ōrero e ‘ōrero mai i nia i tōna tōroa,
a ‘ū’umi rā i te manao ‘ōua manava rū, haere
noa, fa
aroo pāpū ra mai te mata ara e te taria
apo noa mai. Ua ‘ī te opu o te ‘ōrero parau i te
pa’ari.

Eiaha tō ‘oe tari’a e hōro’a i te ha’apii a te ta’ata
ori haere noa, e hōho’a ta’ata noa tōna, e hotu

pāinu, haere noa ‘aore e taura
’a.

‘Eiaha tō vaha ‘ia riro ‘ei vaira’a mā’a nā te tu’a,
‘ei vaira’a rā nō te Vaianu.

Tei ia ‘oe iho te hiopo’a māite i te mea e ‘ore ai
aora’i e riro ai ei ha’apūra’a nō te mihi tumu
‘ore’e te muri tātarahapara’
a, eore e mau iaoe
te haere mai o te atua rao Ra’a.

E au tō te ari’i riri i te mata’i ra e Mara’amu, te’ore
e fa’aro’ohia te haruru, o te’itea ra tō
na huru ‘ia
ū mai. ‘Eiaha ‘ei riri vai tā
mau, ‘a pe’e’oi’oi noa rā
mai te pāto’erau ra.

Feruri pāpū te mana’o hou’oe’a parau ai, mai te
‘anapara’a o te uira ra tō’oe reo, e mai te tuira
’a
o te pātiri tōna haruru, e ‘ore e roa
’a fa’ahou ‘ia
tapihia atu.

la fa’arii noa te ari’i nui i te pe’ape’a huru rau.
‘Eiaha ‘
oe ‘ia ro’ohia atu e te tāia ra’e te ha’amā
ra, e ore e mau ia oe nā te pūai o te pāhaāapiti
e te reo o To’areva ‘ia pi’i mai ia ‘oe.

E’ore e au i tō’oe roimata ‘ia faatahehia no te riri
‘iriā
noa, tenā te pō’ei tāhunara’a atu i tei ‘ore e
ti’
a ia hitihia e te māramarama, tē topa nei ā te
hupe’e nā te’ana’
ana o Rā e tāmarō’e atu.

Hi’opo’a māite i to’oe ta’ata, ‘eiaha ‘oe’e fa’atupu
i te mea e mā
uiui ai. Nōhea ho’i o tē’ore e roa’a
ia ‘
oe te rā’au nō tō rātou ma’i.

‘la tura tā ‘oe tapu mai tō ‘oe tino i tura ra.El
parau mau tā ‘oe, mai te haere’a mai o Ta’urua
horopo’ipo’i i te ‘ā’ahiata ra te pāpū
, e mau
‘eta’eta te ferora’a mai te ture i Farepu
’a.

Sradica senza debolezza ogni causa di discordia
e di guerra.

Guardati attentamente dalla vendetta delle
donne. La donna si sforza di seguire l’uomo
passo dopo passo, e la sua risata è come il vento che diffonde
scrosci crepitanti sull’intero alloggio.

Non intraprendere nulla di meschino. La tua anima non
deve essere ridotta al livello della capra
e del pesce d’acqua dolce: il loro cervello è fango.

La formica può facilmente nascondersi sotto le
foglie, ma non ci sono abbastanza foglie su
tutta la terra per nascondere il tuo nome.

Attento alla voce insinuante degli adulatori.
L’adulazione è il preludio all’inganno.

Una mente saggia e un’anima pacifica sono le
migliori lance del capo.

Che il tuo governo sia ben equilibrato;
che non sia abbandonato a se stesso, né guidato
ciecamente. Amministra con equità, rettitudine
e serenità. Ogni capo che si conformi a questi
principi è saggio, e i suoi progetti saranno
destinati al successo e coronati di gloria.

Chi è a capo del governo non
deve essere visto stringere i denti, accigliarsi,
vociferare, con il petto che si solleva per
la rabbia come quello della gente comune e il cuore
che batte come quello di una tartaruga. Questo difetto
si addice solo a gente di poco valore.

Ciò che hai sputato, non sarai più in
grado di ingoiare: il vento porta e disperde le parole
nello spazio.

Non interrompere, non fare domande, non commentare
chi parla mentre sta parlando. Frena i tuoi
pensieri impazienti, ascolta attentamente,
con occhi aperti e orecchie attente: il
ventre dell’oratore è pieno di saggezza.

Non ascoltare i consigli del passante. È solo
un’ombra, un frutto secco che vaga senza fine
in balia delle onde.

La tua bocca non deve servire da mangiatoia per
i vermi; deve contenere solo Adenostemma viscosum (pianta medicinale).

Il tuo palazzo non sarà un rifugio per rimpianti tardivi
e lamenti ingiustificati; sta a te assicurarti di questo.
Non è in tuo potere impedire l’arrivo del dio sole.

L’ira di un capo deve essere come il vento del sud;
deve essere vista, non udita,
e deve essere di breve durata, dissiparsi
come il vento di Nord-Ovest.

Rifletti attentamente prima di parlare. La tua voce balena
come il lampo e risuona come il fragore del
tuono: nulla può fermarla.

Un capo deve sopportare anche il più piccolo ostacolo.
Non devi essere visto tremare di paura,
né depresso. Non sei in grado di controllare la
violenza del vento di Nord-Est, né la
voce di Toareva quando ti chiama.

È ​​sconveniente versare lacrime di rabbia.
La notte è fatta per nascondere ciò che non
deve essere illuminato dalla luce del giorno. La rugiada
cade, ma il calore del sole la asciuga rapidamente.

Veglia sul tuo popolo con cura, non fare
nulla che possa affliggerlo. Dove puoi trovare il rimedio
per i suoi mali?

Che il tuo giuramento sia sacro come la tua persona.
Che le tue parole siano vere,
che siano sicure come l’arrivo di
Venere all’alba e ferme come i decreti
di Farepu’a (luogo sacro).

Te Tapu
E faatura te ta’ata atoa i te ari’i, i tāna huā’aie tōna
fēti
i, ‘ia moa te arii mai te atua ra, e huā’ai’oia nā te
atua.

E faatura te ta’ata atoa i te tahu’a nui e i tāna atoa
ra mau faaterera’a, e mea mo’a te reira i te moa nō
‘ō mai i te atua ra. Nā ‘outou e hāmani i tona mau
tiahapa
e nā ‘outou e hōroa atu i tāna mā’a e te
tao
a ahu.

la tura te Hiva o Hoomatavana [hoo mata vana] ia
outou. E pupu mana rātou, e tiaau pāruru rātou i
te tura o te ‘Āi’a.

la tura te mau Taumihau ia outou, ‘ia faaturahia, o
te fa
atere ratou i te Hau.

la tura i te taata te ‘Āia, te metua i fānau ia outou.
la hio te tā’ātoa i tōna moua o te tura te reira o te
‘Āi’a.

la tura te upoo o te arii o te vāhi moa te reira o te
tino.

E faatura atu i tō matahiapo taata o tō ‘oe ia pa’arae.
 
la tura i te tā’ātoa te toto o te metua, e araa hara
outou i te reira.

Eiaha roa la moe ia oe te toto fētifi hoe, e to fétii
fa’atāvaihia.

Eiaha hoi tō ‘oe mata ia fāriu ‘ē i te ati o tō ‘oe iho
firi
a feti’i ‘ia tauturu te tahi i te tahi mai te haapa’o
ite ‘ohipa Natia, i te hāmanira
a i tō ‘outou iho mau
utuāfaree tō feti’i piri noa mai: ‘la āmui te ta’atoa i te
tomora
a i te raufara nō te pē’ue vauvau, i te tāpo’i o
te fare
’e te ripo o te fare. ‘la raraa hoi te mau vahine
i te reira, ia rave te tā’ātoa mai te ‘ā’au tae i tāna e
tāna tufa
a ‘ohipa, tei ‘ore i nā reira ra ‘ua riro īa ei
hapa
‘ino nōna iho.

Eiaha ‘oe e hi’o mata-noa i te ta’ata e haere nā tō
pae fare mai te pi
’iore atuea tāpae e tāmā’a. Eiaha
tā’
oe ‘ei mā’a pahapa i te mau utuāfare fātata ia oe.
Eiaha ‘oe e hi’o ‘ino i te ta’ata rātere i nā tō pae fare
te haere e pi
ioe iāna e tāpae mai, e tūpaioe i tā oe
pua
a ‘ia hinu ā tā ‘oe ‘ūmete i te mā’a fa’aī atu iāna.
Te ta’ata atoa o tei’ore i fa’atura i teie nei faaueraa,
ia ‘āfa’ihia ‘ia ‘oia i te vāhi ātea faahaamā atu ai ia
ore taua hara raia haamoehia ē. E tia noa i te arii i
te ‘amu i tāna fenua
‘ei utu’a.

‘Ei rima hōhora tō oe. ‘Eiaha ‘oe ‘ia pīpiri i te hō’e mea
e anihia atu ia
oe.

Faatura atu i te mau ‘aito e pāruru ana’e te reira i te
tura o te fenua.

la vai ara ‘outou mai te fa’atura i te mau mahana
purera
’a marae e mahana moa te reira nō ‘outou
ato
a. O tei’ore i faatura i te reira o te pohe tā outou
utu’a.

E toto te hoo i te toto. E fārii te arii mai te metua ra
ite tāu
a ti’a e ‘āfa’ihia atu iāna ra.

Eiaha roa hō’e mea i fa’atapuhia e nā te ari’i anae
ia e ‘amuhia, mai te Honu, te Urupiti e te mau i’a
rarahi o te tai, tō te mau roto, te ‘ōuma o te puaa e
te popouru o te pua
a e te mau mā’a hou o te fenua,
e māa fa
atapuhia anae teie, e mā’a ha’apaehia.

la vai moa te mau rāhui a te arii. O tei ‘ōfati i te reira
fa
ataaraa ra o te pohe tāna utua.

Le leggi
Dovete tutti venerare il capo, i suoi figli e la sua famiglia.
Il capo è sacro come un dio, perché è la progenie degli dèi.

Dovete tutti venerare il sommo sacerdote e rispettare
le sue ordinanze: egli è sacro in virtù del suo ruolo
di emanazione divina. Siete voi che costruirete la sua
casa e gli fornirete cibo e vestiario.

Dovete onorare la guardia del corpo del capo.
È un corpo d’élite, guardiano dell’onore del paese.

Dovete onorare i Taumihau, sostenitori
dello Stato: sono loro che gestiscono gli affari del paese.

Dovete onorare la vostra patria, la madre che vi
ha dato alla luce. Che ognuno vegli sulla propria montagna,
simbolo sacro della patria.

Dovete rispettare la testa dei re. La testa è la
parte sacra del corpo umano.

Onora il tuo anziano, perché è la tua fronte (memoria).

Il sangue dei tuoi antenati deve essere onorato da tutti.
Guardatevi dal mancare a questo dovere.

Non perdete mai di vista i tuoi consanguinei e la
tua famiglia adottiva.

Non distogliere lo sguardo dai tuoi cari quando
sono nel bisogno. Aiutatevi a vicenda
secondo la legge di Natia. Quando
costruite le vostre case e quelle dei vostri parenti,
riunitevi per raccogliere le foglie di
pandano usate per fare stuoie, per
Il tetto e per il rivestimento delle travi, che le
donne tesseranno. Ognuno svolgerà il proprio lavoro
con allegria. Chiunque agisca diversamente ne avrà
colpa e ne subirà le conseguenze.

Non accontentatevi di guardare chi passi
davanti a casa vostra. Invitatelo a entrare e
a mangiare. Non siate parsimoniosi con il cibo nei
rapporti con i vostri vicini.
Non guardate con ostilità il viandante che passa
davanti a casa vostra. Ditegli di fermarsi, uccidete il vostro
maiale e di fate sì che il vostro piatto sia ricco
del cibo che vi avete messo dentro. Chi non osserverà
questi comandamenti sarà condotto in
piazza per essere rimproverato. La loro mancanza
non deve rimanere nascosta; e, come punizione,
il capo avrà il diritto di confiscare le loro terre.

La tua mano deve essere generosa. Distribuisci liberamente
ciò che ti viene chiesto.

Rispetta i guerrieri scelti,
custodi dell’onore del paese.

Osserva e onora i giorni di preghiera al luogo sacro.
Questi sono giorni sacri. Chiunque non rispetti
questa legge sarà punito con la morte.

Il sangue sarà redento col sangue.
Il capo è tenuto ad accogliere come un padre le lamentele
fondate che gli vengano esposte.

I cibi proibiti saranno consumati
solo dal re, come tartarughe, i carangidi di
profondità, tutti i pesci di grossa taglia dei laghi e dell’oceano,
pancetta e filetto di maiale; così come tutte le
primizie della terra. Questi cibi sono riservati, tabù.

Rispettate le interdizioni ordinate dal re. Chiunque le
violi sarà punito con la morte.