Secondo il pensiero alquanto dozzinale di Barack Hussein Obama, lo Stato Islamico (ISIS) non è islamico, e l’islam non ammette l’uccisione di innocenti.
Queste dichiarazioni sono storicamente false. Indipendentemente dal fatto che esistano musulmani pacifici, l’ISIS di oggi è una riedizione della violenza musulmana a partire dalle prime conquiste del mondo infedele. O Obama è in malafede o vive in un mondo di fantasia. Egli sta semplicemente tentando di placare i musulmani e la sua scombinata base liberal, convinta che criticare l’islam sia sinonimo di “razzismo” e “incitamento all’odio”. Le orrende atrocità che l’ISIS sta commettendo contro i cristiani innocenti, musulmani e altri gruppi religiosi sono ormai universalmente note: omicidi, stupri, distruzione di chiese, conversioni forzate e riduzione in schiavitù.
Ma non c’è nulla di nuovo sotto il sole. In The Legacy of Jihad, Andrew Bostom ha riportato fedelmente le testimonianze sulla crudeltà barbarica scatenata contro i cristiani del Medio Oriente durante l’invasione araba islamica nel corso del VII secolo. Una trentina di anni dopo la morte di Maometto, l’islam conobbe una poderosa espansione verso l’ex impero bizantino, conquistando rapidamente l’attuale Arabia Saudita e il territorio che era sempre stato in mani greco-romane dalle conquiste di Alessandro Magno.
Gli eventi descritti in Greek Christian and other accounts of the Muslim Conquest of the Near East di Demetrio Constantelos, forniscono testimonianze dirette che l’invasione islamica di Siria ed Egitto nel VII secolo non era da meno in quanto ad atrocità dell’odierno ISIS. Il quale, infatti, agisce in base alle leggi della guerra islamica.

L’Ecclesiaste ha ragione: nulla di nuovo sotto il sole

La conquista delle terre cristiane è stata spesso associata a eventi escatologici, da apocalisse, come riportato dai resoconti sugli invasori musulmani. Essi venivano descritti come “bestie feroci e selvagge”, “assetati di sangue” “bestiali” e “barbari”. (I greci usavano il termine barbaro per i loro nemici o i non cristiani, e le incursioni arabe preislamiche furono raccontate in manoscritti del V-VI secolo.)
Nelle sue narrazioni, San Nilo afferma che queste tribù arabe non andavano famose per il commercio o l’agricoltura, ma erano nomadi dediti a “rapine e aggressioni” in maniera “bestiale e sanguinaria”.
La jihad islamica contro le terre cristiane del Medio Oriente non era (soltanto) economica e politica, ma soprattutto una guerra santa contro il cristianesimo stesso. Gli scrittori greci condannarono gli arabi, che non solo avevano distrutto le città greche, ma avevano calato su di esse una nuova forma di tirannia, l’islam. Gli arabi erano particolarmente crudeli con i cristiani legati a Costantinopoli. “Le fonti greche indicano che gli arabi godevano di una pessima reputazione presso queste genti”.
Un sermone del patriarca di gerusalemme Sofronio, scritto nel 634, descrive chiaramente la barbarie di questi invasori islamici: “La spada dei Saraceni” è “proterva e barbara […] intrisa di ferocia diabolica”.

Sangue nel Sinai e in Palestina

La conquista araba di questa regione, tra il 632 e il 637, appare particolarmente efferata dalla testimonianza di Sofronio, con un sermone tenuto nel 637 presso la chiesa della Theotokos a Gerusalemme, in cui descrive la distruzione indiscriminata da parte degli invasori. Erano i “malvagi saraceni senza Dio”, che invadevano terre e rapinavano città, rubando e distruggendo i raccolti, bruciando villaggi e chiese.
La pseudo-apocalisse dimostra inoltre che le feroci gesta degli arabi nel VII secolo non erano diversi da quelle attuali dell’ISIS: I barbari che hanno conquistato brutalmente e governato da tiranni non erano umani ma figli del deserto, corrotti, portatori di dissoluzione, personificazioni dell’odio. Non avevano alcun rispetto per la vecchiaia, gli orfani, i poveri, le donne gravide o i sacerdoti, i cui sacri altari hanno contaminato.
Di fronte a tanta crudele barbarie, l’autore si interroga: perché Dio ha permesso che una simile calamità si abbatta sui cristiani? La risposta è che non tutti coloro che si definiscono cristiani lo sono veramente. Egli suggerisce che Dio permette il male affinché i veri cristiani siano separati dai miscredenti; molti dei quali potrebbero convertirsi all’islam. Un altro autore, Antonios, testimonia che gli invasori misero numerosi monaci a morte.
San Massimo il Confessore descrive i musulmani arabi come genti barbare che invasero la regione come se fosse di loro proprietà. Egli dice: “Hanno la sembianza di uomini, ma si comportano come bestie feroci e selvagge”.
Giovanni di Nikiu descrive le invasioni dell’Egitto come spietate e brutali. Alcuni si sottomisero agli arabi e pagarono il tributo chiamato jizyah, la cosiddetta tassa di protezione. Molti cristiani copti imploravano Dio per la liberazione, considerando il giogo islamico un intollerabile fardello. Un certo numero di greci e copti rifiutarono di arrendersi e combatterono gli invasori.
Gli arabi erano particolarmente brutali nei confronti delle città e delle fortezze che avevano resistito. Cesarea in Palestina fu presa dopo un assedio di sette anni, e 7000 greci furono successivamente massacrati. È un fatto che dopo l’invasione della provincia di Isauria, gli arabi rientrarono a Damasco con 5000 schiavi.
Nel corso dei secoli la persecuzione dei cristiani variò a seconda del Sultano di volta in volta al potere. La strage di cristiani, ebrei e altre comunità si diffuse a mano a mano che i musulmani conquistavano altre terre.
La storia dimostra fin troppo chiaramente che l’islam non è cambiato – non è per niente una religione di pace – e che l’ISIS agisce in piena conformità con la medesima ideologia seguita dai loro predecessori. Il frutto non cade lontano dall’albero.

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