Per il secondo anno consecutivo (senza contare i due precedenti sottoposti alla pandemia) l’ufficio del governatore di Istanbul ha, come previsto, deciso di proibire le commemorazioni del genocidio armeno nel distretto di Kadıköy. In quanto sarebbero “inappropriate”. Tale decisione è stata prontamente criticata come antidemocratica dalla piattaforma della commemorazione.
Il 24 aprile per il popolo armeno non è una data qualsiasi. Quel giorno nel 1915 vennero arrestati oltre 200 intellettuali, un fatto che costituì preludio al genocidio.
La piattaforma della commemorazione ha ricordato che in anni passati (dal 2010) l’evento si era svolto senza incidenti. In compenso – ha denunciato – tante manifestazioni di stampo apertamente razzista si svolgono in Turchia senza alcuna proibizione.
Niente di nuovo naturalmente… Nel 2022 una delle rare iniziative per ricordare il genocidio si era svolta in sordina nel cimitero armeno di Istanbul. Ogni altra iniziativa pubblica veniva proibita, così come l’uso del termine “genocidio”, nonostante qualche timido tentativo di normalizzazione nei rapporti tra Ankara ed Erevan.
All’epoca un deputato del Partito democratico dei popoli, Garo Paylan, aveva definito “infelice” la decisione del governatore. Aggiungendo che “la politica turca vorrebbe il nostro silenzio, ma noi continueremo a ricordare i nostri antenati”.
Per Meral Yildiz, un portavoce della piattaforma, “non ci sarà mai fine a queste sofferenze. Quello che è stato fatto agli armeni, poi ai curdi e agli alawiti viene ora inflitto ai migranti siriani”.
Sempre nel 2022, un ulteriore segnale dell’arroganza turca era venuto dal ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu. In visita a Montevideo, aveva trovato ad accoglierlo una folta schiera di manifestanti armeni e li aveva pubblicamente minacciati facendo con le dita il segno dei Lupi Grigi (organizzazione ultranazionalista, fascista, responsabile di numerosi omicidi nei confronti di dissidenti e oppositori).
Già in occasione del centenario, nel 2015, Erdogan aveva sfacciatamente (e provocatoriamente) celebrato il 23, 24 e 25 aprile per commemorare i soldati ottomani che avevano sconfitto gli eserciti francesi, russi e inglesi nella battaglia dei Dardanelli (25 aprile 1916). Un modo per anticipare la già preannunciata risoluzione sul genocidio del parlamento di Strasburgo. Del resto proprio in quei giorni Erdogan aveva definito “deliranti” le opinioni espresse dal papa sulla tragedia armena.