Incredulità, sorpresa, smarrimento. Questi i sentimenti prevalenti tra i fedeli presenti alla messa domenicale che, sul foglietto edito dalle Paoline, l’altro ieri si sono imbattuti in una chiara apologia di Martin Lutero, l’artefice dello scisma protestante. “A mezzo millennio dall’affissione sul portone della chiesa di Wittenberg delle 95 tesi di Lutero contro le indulgenze, le due Chiese”, si legge nel contributo a firma di Vittoria Prisciandaro, “esprimono gratitudine per i ‘doni spirituali e teologici’ della Riforma protestante e mettono al centro della loro testimonianza la riconciliazione, il superamento delle fratture storiche, il riconoscimento degli errori, l’accoglienza dello straniero”.
In pratica, ecumenismi spericolati a parte, Lutero risulta non solo osannato, ma con il riferimento all’“accoglienza dello straniero”, del tutto gratuito viene pure arruolato quale testimonial dello ius soli. Ora, a parte il fatto che è singolare che per vergare simili perle La Domenica, periodico religioso che si pubblica da 97 anni, si sia dotato di un direttore, Nicola Baroni, e di ben due condirettori, Orlando Zambello e Guido Colombo, cose da fare invidia al Corriere della Sera, risulta discutibile l’esaltazione di quello che viene ossequiosamente presentato come “il padre della Riforma”.
Trattasi infatti di un uomo, segnalano gli storici, che questioni ecclesiali a parte si è contraddistinto per violenza inaudita. Accade così che, nei suoi scritti e nei resoconti dei suoi pensieri, dei teologi siano apostrofati come “asini grossolani, delle scrofe maledette, dei sacchi di bestemmie, dei porci epicurei, eretici e idolatri, delle pozze marcie, la brodaglia maledetta dell’inferno”, e un bambino ritardato mentale sia presentato come “solo una massa di carne, nella quale non” alberga “alcuna anima se non, forse, il diavolo”; al punto che se solo ne avesse avuto il potere – rincarava la dose – avrebbe annegato “di persona il bambino nel fiume”.
Significativo è risultato poi l’odio che il predicatore tedesco nutriva per il Papa e gli stessi ebrei, caldeggiando la distruzione delle chiese e delle loro stesse abitazioni, come risulta dal testo Su gli Ebrei e le loro menzogne. Non è un caso che Adolf Hitler definisse Lutero “Hercules germanicus” e “propheta Germaniae”. Né pare essere casuale – alla faccia dell’“accoglienza dello straniero”! – che l’ascesa nazionalsocialista sia stata facilitata dal pensiero luterano, se si pensa che nella Prussia protestante il consenso hitleriano arrivò all’8o%, mentre nella Baviera cattolica non superò il 19%.
Più che comprensibile, insomma, il sobbalzo collettivo dei fedeli che, leggendo e rileggendo il loro foglietto, hanno sperato fosse un errore di stampa o, al massimo, un brutto scherzo: invece era tutto vero. Anche se, in effetti, da non credere.
Giuliano Guzzo, “La Verità”.