Nel pubblicare l’acuta analisi di Alex Newman sul globalismo, ci è venuta in mente – e abbiamo pensato di commentare – un’intervista esclusiva al primo ministro francese Manuel Valls rilasciata all’autorevole testata online “Riposte Laïque”. Leggendo le risposte del politico socialista all’intervistatrice Jeanne Bourdillon su temi come l’immigrazione, l’islam, la sinistra e le elezioni per l’Eliseo, la prima impressione è che si tratti di uno scherzo ben congegnato, che a un certo punto dello spettacolo salterà fuori un Maurice Crozzà a dirci che la satira può modificare la realtà e trasformare un politico francese in un Gauleiter gradasso di periferia. Invece l’intervista è vera, Valls è serissimo, e la nostra incredulità deve cedere alla consapevolezza che ormai la sedicente “sinistra” europea a guida UE non fa più il minimo sforzo per nascondere la sua totale adesione all’ideologia fascista. Ma vediamone alcuni passi.
All’osservazione della Bourdillon circa la clamorosa sconfitta della gauche, la quarta dall’ascesa di François Hollande, il ministro replica che comunque non esiste alcuna alternativa a chi come lui è stato incaricato di applicare le politiche decise a Bruxelles: “tutto il resto non è che demagogia e false promesse dell’estrema destra antirepubblicana”. Tacciare di antirepubblicano chiunque non la pensi come l’establishment è uno strumento retorico molto sfruttato in Francia, e quindi Valls viene invitato a spiegare chi sia un repubblicano. La risposta è fondamentale per capire in che razza di guaio si sta infilando l’Europa…
“Un repubblicano è un uomo che ha compreso che non esiste futuro al di fuori della UE. Essere contro Bruxelles equivale a essere contro la Repubblica. Un repubblicano ha capito che il matrimonio omosessuale è un passo verso una maggiore legalità. Un repubblicano sa che l’immigrazione è un’opportunità per la Francia. Chiedere la chiusura delle frontiere è alimentare il razzismo e combattere la Repubblica. Un repubblicano sa che l’islam è una religione d’amore, di tolleranza e di pace. Criticare questa religione significa alimentare l’odio contro i musulmani e combattere la Repubblica. Un repubblicano sa che la sinistra è il campo del progresso e della giustizia sociale, mentre la destra è quello della reazione. Criticare la sinistra è pertanto combattere la Repubblica”.
Finora verrebbe da tacciare il Valls di intolleranza di parte e, per quanto riguarda religioni di pace, di assoluta imbecillità. Ma dove le fondamenta stesse di uno Stato democratico vengono messe in discussione è il punto in cui il (nazional)socialista – di fronte all’osservazione che il governo non sembra tenere in alcun conto i desideri degli elettori – si chiede se vada mantenuto il diritto di voto. “Il suffragio universale ha avuto le sue ragioni d’essere ai tempi, lo ammetto. Ma oggigiorno la situazione è cambiata. In un sistema troppo complesso di mondializzazione dell’economia, i documenti sono diventati troppo difficili da comprendere per i comuni mortali. Abbiamo visto il disastro del 2005. Si è chiesto il parere degli elettori sul trattato costituzionale europeo con un referendum (una gran cazzata di Chirac). Tutti i partiti rispettabili li hanno invitati a sostenerlo, così come i nostri migliori giornalisti. Ed ecco che i francesi l’hanno bocciato in massa, con il 55%. Risultato, due anni buttati via.
E da quando siamo al governo non perdiamo occasione di spiegare agli elettori cos’è veramente l’estrema destra, gli diciamo che il FN è xenofobo, razzista, omofobo e islamofobo; eppure, più lo diciamo, più questo partito antirepubblicano cresce. Non possiamo che trarne le debite conclusioni e agire di conseguenza”.
L’intervistatrice domanda allarmata cosa intenda Valls. “Signora cara”, risponde il primo ministro, “nutro una grande ammirazione per i generali algerini che nel 1991 hanno sospeso i diritti elettorali per salvare la democrazia. Nel contesto attuale, se i francesi nel 2017 eleggeranno Marine Le Pen all’Eliseo, quale sarà il nostro dovere di repubblicani, socialisti e uomini di progresso? […] Permetteremo una cosa simile? La mia risposta è chiarissima, cara signora, ed è no!”
“Ma sarà un colpo di Stato”, ribatte incredula Jeanne Bourdillon, “Avrete contro il popolo francese…”
“Deve ritenermi ben ingenuo, signora. […] Possiamo sospendere le elezioni e non ci sarà alcuna reazione di massa, perché noi controlliamo i media. Avremo forse le proteste di attivisti identitari o patrioti, ma sfumeranno in fretta…”
“Se ben comprendo”, osserva l’intervistatrice, “lei afferma che se i francesi continueranno a votare male non avranno più il diritto di voto”.
“Chiedo ai nostri compatrioti di rinsavire e di meritare il diritto di voto che è stato loro concesso. […] Se Marine Le Pen sarà in testa nel 2017, farò sospendere le elezioni, istituirò lo stato d’emergenza e metterò sotto processo il Front National per tentato golpe e per antirepubblicanesimo. […] Farò in modo che i discorsi reazionari di Zemmour, Onfray, Rioufol e altri vengano banditi dalla televisione e dai giornali che sovvenzioniamo. Per salvare la Repubblica, farò sì che la formidabile libertà che consente internet sia interdetta a riviste come la vostra, che fomentano l’odio e dividono la Francia. Nessuna libertà per i nemici della libertà. Questo, signora, è il messaggio che voglio trasmettere attraverso il vostro sito a tutti i francesi che sbagliano a votare. L’incontro è terminato, ora può lasciare questo ufficio”.
Che dire? In una democrazia vera un elemento simile verrebbe gettato in prigione per apologia di fascismo, ma gli Stati europei – alcuni di essi – stanno smettendo di essere democrazie vere, governati come sono da una cricca internazionale di plutocrati filoislamici. Gente che, tristemente, ci sta conducendo verso un’inevitabile, e neppure tanto lontana, guerra civile.