A ormai sei settimane dalla rivolta kanak in Nuova Caledonia vengono condannati (e talvolta deportati) i presunti leader indipendentisti
Il 25 giugno altri due militanti sono stati incarcerati a Nouméa, una conseguenza delle operazioni di polizia della settimana scorsa. Tra di loro anche Joël Tjibaou, figlio del noto esponente kanak Jean-Marie Tjibaou, assassinato nel 1989.
Risaliva a qualche giorno prima la condanna di altri nove esponenti indipendentisti sospettati di aver organizzato le violenze registrate nei disordini della seconda settimana di maggio. Sette di loro, tra cui Christian Tein, portavoce della ccat (Cellule de coordination des actions de terrain), dopo essere stati sottoposti a giudizio, venivano trasferiti nelle carceri francesi (della métropole), mentre altri due sono ancora in stato di detenzione nell’arcipelago.
Una decisione che arriva a ormai sei settimane dalla sollevazione kanak. Tra l’altro il giudice per le libertà e la detenzione (jld) sembra aver sottoscritto l’ipotesi che individua in Christien Tein il capo della ccat. Per Tein si sono aperte (ma solo in entrata) le porte del carcere di Mulhouse (Haut-Rhin). Invece Brenda Wanabo, madre di tre figli (il più piccolo ha solo quattro anni) e responsabile della comunicazione della ccat, è stata rinchiusa in una prigione di Dijon. Frédérique Muliava, direttrice dell’ufficio di Roch Wamytan, presidente del Congrès de Nouvelle-Calédonie, sarebbe detenuta a Riom, non lontano da Clermont-Ferrand.
È evidente che per i loro famigliari, soprattutto per i figli, la deportazione si traduce in un supplemento di pena.
Altri due degli undici accusati, Joël Tjibaou e Gilles Jorédié, avevano richiesto un dibattito differito davanti al giudice delle libertà e della detenzione, dibattito che si è svolto martedì 25 giugno. Per decisione del giudice sono stati rinchiusi in attesa di giudizio nel centro penitenziario di Camp Est a Nouméa.