Questi sono i fatti odierni, come riportatati dal “Giornale”: Bufera sulla Regione Lombardia: in manette il vicepresidente. Il vicepresidente di cui si parla è Mario Mantovani, l’uomo più importante di Forza Italia nella giunta lombarda. Insieme a lui sono state arrestate altre due persone e indagate dodici. I reati contestati vanno dalla concussione alla corruzione. Tra i raggiunti dall’avviso di garanzia spunta il nome del leghista Massimo Garavaglia, assessore al Bilancio della giunta che guida la Regione. Garavaglia non è solo un esponente del partito di Salvini ma è colui che, da senatore dei lumbard, denunciò le pressioni degli ispettori della BCE per far cadere Berlusconi e nominare Monti come suo successore. Garavaglia spifferò tutto qualche mese dopo i fatti, in un convegno in Val di Susa, portando allo scoperto il complotto per defenestrare il Cavaliere, sgradito ad ambienti politici e finanziari stranieri, e rimpiazzarlo con un tecnico di scuola Trilateral e Bilderberg, nonché ex Goldman Sachs e Commissario Europeo, maggiormente disponibile ad attuare quelle riforme lacrime e sangue che i membri del governo regolarmente eletti dal popolo si rifiutavano di varare. Di più, si trattava anche di garantire il rientro completo dell’esecutivo nell’alveo atlantico dopo gli smottamenti filorussi di quello precedente e i numerosi accordi tra le imprese strategiche del Belpaese e quelle russe nel settore energetico.
Ecco quello che disse Garavaglia in pubblico il 21 settembre 2012:

Monti viene fatto senatore a vita il 9 di novembre. Il 10 siamo in commissione bilancio a chiudere la finanziaria in commissione, e quello stesso giorno vengono a interrogarci gli ispettori della BCE – della Banca Centrale [Europea] – e di Bruxelles, perché eravamo sotto inchiesta.
E ci interrogano: il presidente Giorgetti della Camera [Giancarlo Giorgetti, presidente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei Deputati], me, Azzolini [Antonio Azzolini, presidente della Commissione Bilancio del Senato], il presidente e il vicepresidente delle due commissioni.
Ci fanno tutto il loro bell’interrogatorio, alla fine l’ultima domanda è: “Ma voi sosterrete il governo Monti?”
Mi g’ha disi: “Mah, vedremo. C’è un governo in carica, se cade vedremo chi verrà nominato e decideremo”.
“No, no, no. Verrà fatto il governo Monti. Voi lo sosterrete?”
Al che ti girano un po’ i santissimi. Gli dico: “No, non funziona così. Noi siamo stati eletti in una maggioranza, se la maggioranza non sta più in piedi si va e si vota e il popolo decide chi governa”.
“No, no, no. Non ci siam capiti. Se voi non sostenete il governo Monti, noi non compriamo i vostri titoli per due mesi, e voi andate in fallimento”.
Ok. Questo è giovedì 10 novembre. Venerdì noi chiudiamo la finanziaria al Senato, poi va alla Camera, e Stefano [Allasia] con gli altri la vedono la domenica, e lunedì viene incaricato Monti. Martedì è premier. Tutto bello semplice. Quindi questo discorsetto, che è stato fatto a noi, evidentemente è stato fatto anche ai leader politici – noi eravamo solo interrogati in quanto tecnici della materia – e tant’è che all’inizio anche Di Pietro era in sostegno a Monti perché ci aveva creduto anche lui a questo ricatto dello spread, e così è andata…

Forse qualcuno con la memoria lunga ha deciso di fargliela pagare, colpendo così anche il suo partito in forte ascesa di consensi, nel cuore del territorio che l’ha tenuto a battesimo?

 

Gianni Petrosillo per Conflitti e Strategie