Un’altra donna sta per esserte impiccata

Al momento di scrivere non è ancora dato di sapere se la prevista esecuzione di Samira Sabzian sia stata eseguita.
Condannata a morte in base al principio della qisas (volgarmente: legge del taglione) per l’uccisione del marito, Samira è in carcere da dieci anni. Vittima a quindici anni di matrimonio forzato, oltre che di violenze domestiche, madre di due figli, il suo nome andrebbe ad aggiungersi alle almeno 17 donne (quelle di cui si è venuti a conoscenza, ma la cifra è sicuramente al ribasso) giustiziate nel 2023. Più di quelle del 2022: 16 accertate.  
Per il codice penale islamico gli accusati di “omicidio intenzionale” sono sottoposti alla qisas, di fatto indipendentemente dalle intenzioni o dalle circostanze in cui l’uccisione è avvenuta.


A questo punto i parenti della vittima possono scegliere tra tre possibilità: richiedere l’effettiva esecuzione del condannato, il dieh (ottenere una somma denaro in cambio del sangue versato) o concedere il perdono. In questo caso i nonni dei figli di Samira hanno chiesto che venisse impiccata.
Stando a quanto riportava Iran Human Rights, ieri la donna è stata trasferita in isolamento nel carcere di Gharchak a Varamin (provincia di Téhéran).
Sperando nel perdono dei familiari del marito, Samira aveva rinunciato a vedere i due figli (attualmente di 17 e 10 anni) per tutti i dieci anni della sua detenzione nel braccio della morte. Invano a quanto pare.