Nelle ultime settimane di giugno quattro uomini di etnia san sono stati arrestati per bracconaggio in Botswana, all’interno del territorio della Central Kalahari Game Reserve.
I san, meglio conosciuti come boscimani, sono un antico popolo nomade di cacciatori e raccoglitori indigeno dell’Africa meridionale che abita le vaste distese del Deserto del Kalahari da tempo immemore, probabilmente dal paleolitico superiore. L’arrivo di altre popolazioni prima e la politica di sedentarizzazione forzata poi, adottata dal governo centrale del Botswana una volta indipendente, hanno contribuito a scacciare i boscimani dai loro luoghi ancestrali nonché a inglobarli in una società sedentaria che non solo per nulla si addice alle loro usanze secolari, ma rischia addirittura di cancellare definitivamente il patrimonio culturale complessivo di gruppo. A partire dal XX secolo i san hanno iniziato a essere allontanati con la forza dalle terre originarie con il pretesto, da parte dello Stato, di tutelare le specie animali da loro cacciate.
Anche in questo caso il motivo contingente dell’arresto risiede nella loro attività venatoria: in realtà si tratta solamente di una scusa dal momento che gli stessi san sono sempre stati contrari alle uccisioni indiscriminate, erano soliti procurarsi esclusivamente la selvaggina necessaria al proprio sostentamento e hanno instaurato un profondo legame con l’habitat naturale circostante, dimostrando una perfetta sintonia con tutti gli elementi, rispettandone a pieno flora e fauna.
Le ragioni profonde per cui il governo centrale ha da anni voluto allontanare i boscimani dalle loro terre sono economiche: in queste zone sono stati scoperti giacimenti diamantiferi i cui proventi sono tra le principali fonti di reddito dello Stato. Per questi motivi l’ultimo episodio è l’ennesimo vergognoso abuso nei confronti del gruppo indigeno. Inoltre, al termine di una battaglia legale durata anni i boscimani si sono visti in parte riconoscere i loro diritti dall’Alta Corte del Botswana, che il 13 dicembre 2006 si è espressa in favore dei san dichiarando illegale la loro cacciata dalla Central Kalahari Game Reserve. La sentenza afferma infatti che essi possono vivere all’interno delle aree native, e soprattutto che possono praticare liberamente caccia e raccolta senza l’obbligo di richiedere alcun permesso, in quanto pratiche tradizionali non invasive. Dal giorno immediatamente successivo, il governo ha fatto di tutto per ostacolare il rientro di tutti i boscimani così che, solamente per una parte di loro, è stato possibile tornare a vivere all’interno della riserva. Tuttavia il verdetto della sentenza parla chiaro e appare realmente scandaloso che, a distanza di 14 anni, avvengano episodi di questo genere.
I san arrestati non sono cacciatori di frodo ma indigeni che da secoli, in perfetta simbiosi con l’ambiente naturale, si procurano lo stretto necessario per sfamare il proprio nucleo familiare. In questi mesi altri membri della comunità hanno ricevuto pressioni, in alcuni casi veri e propri divieti di coltivare il loro cibo all’interno della riserva. Ancora una volta lo Stato centrale del Botswana sta cercando, neanche troppo velatamente, di annientare una popolazione dalla cultura millenaria, ingegnosa e ricca di saggezza. Vogliono cancellare dalla faccia della terra i boscimani, il popolo più adatto a vivere nel Kalahari in quanto, da millenni, è in perfetto equilibrio naturale con questo territorio.