Premessa a carattere personale, quasi intima. La morte di Helin Bolek (cantante curda della band Grup Yorum) mi aveva lasciato… come dire? attonito, tetanizzato… Al punto che avevo deciso di non scriverne più. Perlomeno di scioperi della fame fino alla morte. Troppi ricordi, troppe analogie. Non solo con quelli irlandesi del 1981. Anche con altri scioperi in Turchia, quelli del 1996 (12 vittime) e poi del 2000 e oltre. Con oltre un centinaio di vittime tra prigionieri e familiari.
Poi è morto anche Mustafa Koçak, e questa ennesima tragedia annunciata aveva rinforzato la mia decisione. Ma solo in un primo momento. Quasi inconsapevolmente, poi ho cambiato idea.
Al momento di scrivere non è dato di sapere se Ibrahim Gökçek (39 anni, bassista di Grup Yorum, in sciopero della fame dal 17 maggio 2019) sia ancora in vita. In ogni caso le sue condizioni rimangono disperate e personalmente non mi faccio illusioni sulle conclusioni.
Ricapitoliamo.
Helin Bolek è morta il 3 aprile dopo 288 giorni di sciopero della fame (trasformato da gennaio in death fast) nella sua abitazione nel quartiere Sariyer. Era stata arrestata l’anno scorso insieme a Ibrahim Gokcek durante una perquisizione domiciliare nel centro culturale Idil a Istanbul. Entrambi venivano accusati di far parte del Fronte rivoluzionario di liberazione del popolo (DHKP-C), organizzazione di sinistra illegale. Rilasciata nel novembre 2019, aveva proseguito nella sua azione di protesta contro la repressione nella “Casa della Resistenza”.
Da qui l’11 marzo sia Helim sia Ibrahim erano stati prelevati con la forza dalla polizia e condotti all’ospedale di Umraniye per essere sottoposti all’alimentazione forzata. Erano riusciti a impedirlo rifiutando l’intervento medico e proseguendo nella sciopero. Fino al tragico epilogo per la giovane musicista.
Ancora una precisazione in merito all’incredibile durata di questi scioperi della fame (per esempio rispetto a quelli in Irlanda del Nord del 1981). Essa è dovuta ad alcuni accorgimenti, come l’utilizzo preventivo di vitamine. In realtà a prolungarsi è soprattutto l’agonia, la sofferenza per i militanti. I quali comunque, anche in caso di eventuale sospensione, rischiano danni irreparabili, sia fisici sia mentali.
La cerimonia di commemorazione per Helin Bolek si è svolta il 3 aprile nella casa alevita del quartiere di sinistra Küçük Armutlu. Nonostante l’epidemia in corso, molte persone hanno voluto esprimere la loro vicinanza e solidarietà alla famiglia della militante deceduta: dopo un minuto di silenzio, si è levato il grido di “Grup Yorum è il popolo, voi non potete farlo tacere”.
Anche se costretto in una carrozzella, era presente Ibrahim Gokcek. Rivolgendosi al governo ha detto: “Non importa cosa altro ci aspetta, vinceremo noi”. E aveva continuato: “Voi liberete Mustafa Kocak [altro membro della band condannato all’ergastolo, deceduto qualche giorno dopo] e gli altri componenti di Yorum. Senza alcun motivo ci avete messi nelle liste dei ricercati. Voi lo revocherete. Come potrete rendere conto di quanto è accaduto? Non sarete in grado di farlo”.
Si era poi rivolto alla folla invitando tutti a “opporre insieme resistenza”.
Il 23 aprile, nel 297esimo giorno di sciopero della fame, perdeva la vita anche Mustafa Koçak (nel carcere di T2 a Şakran presso Izmir). Il 28enne rifiutava di assumere cibo dal 3 luglio perché chiedeva un giusto processo.
In questi giorni sulla vicenda di Ibrahim Gokcek è intervenuto con un appello il Comitato per la Cultura e l’Arte del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Invitando ad “agire con urgenza per Ibrahim Gokcek. Che sia dentro o fuori, chi oppone resistenza non deve essere lasciato solo. Prima che ci siano altri morti va fatta pressione sul governo perché le richieste siano esaudite”. Concludendo con “La resistenza è possibile in qualsiasi condizione”.
Anche l’alleanza curdo-turca Halklarin Devrim Hareketi (HBDH, Movimento rivoluzionario unito dei popoli) ha richiesto di agire con urgenza per Ibrahim.
Nel comunicato di HBDH si afferma: “Contro i membri di Grup Yorum che con la loro arte rivoluzionaria difendono la dignità umana e che con uno sciopero della fame chiedono un processo equo, lo Stato procede con estrema brutalità. Solo di recente Helin Bölek e Mustafa Koçak si sono uniti alla carovana degli immortali. Anche Ibrahim Gökçek, che per il 316esimo giorno rifiuta di assumere alimenti, può andarsene in qualsiasi momento. Dobbiamo agire con urgenza, per Ibrahim e per i prigionieri politici. Prendiamo in mano i nostri diritti democratici e portiamo la resistenza alla vittoria“.
Da parte sua Ibrahim, per quanto indebolito, pare intenzionato a non desistere. In un messaggio di martedì 28 aprile scriveva: “Le nostre richieste sono legittime, perché non vengono esaudite? Abbiamo dato i concerti più grandi e più visitati. Abbiamo fatto le canzoni del popolo e siamo diventati tutt’uno con il popolo“.