Ecco un’intervista a Pipes di Şafak Terzi per il quotidiano turco “Aydinlik Daily”.
Aiutare i ribelli siriani
L’accordo siglato tra la Turchia e gli Stati Uniti per addestrare ed equipaggiare i ribelli siriani è serio?
No, entrambe le parte fanno solo finta di cooperare.
Washington si fida di Ankara?
Sulla questione della Siria, no.
Lei è più favorevole alla posizione turca o a quella americana riguardo agli aiuti da dare all’opposizione?
Forse, in modo sorprendente, sono d’accordo più con Ankara che con Washington su questo. Gli aiuti esterni dovrebbero andare a combattere non solo l’ISIS ma anche il regime di Damasco, il suo alleato Hezbollah e il suo protettore iraniano.
Il governo statunitense è disposto a inviare truppe in Iraq e in Siria?
Sicuramente no. Nella mente dell’opinione pubblica americana è ancora vivo il ricordo spiacevole dell’esperienza afgana e di quella irachena. Inoltre, Barack Obama ha acquisito importanza grazie alla sua opposizione alla presenza militare americana in Iraq. Anche io sono contrario all’invio di truppe di terra, perché la guerra civile siriana non è la nostra guerra. Come ho già detto, non c’è nulla nella Costituzione americana che richieda un nostro intervento in ogni conflitto estero.
La politica turca
Come giudica le dimissioni date dal responsabile dell’intelligence turca Hakan Fidan per candidarsi alle parlamentari?
A riguardo ho due opinioni contradditorie: penso che Fidan abbia compiuto questo passo perché è il candidato prediletto del presidente Recep Tayyip Erdogan a diventare il prossimo premier; oppure che il primo ministro in carica Davutoglu lo abbia “soffiato” al presidente per farsi aiutare nel suo secondo mandato di premier. A mio avviso, questa seconda ipotesi è più sensata.
Lei ritiene che Davutoglu si stia ribellando alla dominazione di Erdogan?
Ovviamente questa deve essere una tentazione per lui, se non altro perché spetta al premier e non al presidente guidare la Repubblica di Turchia. Ma non credo che Davutoglu abbia il coraggio di sfidare Erdogan. Alla fine, egli obbedirà ai desideri del suo padrone.
Secondo lei Erdogan otterrà abbastanza voti nelle elezioni di giugno per costruire il sistema presidenziale che vuole?
Sì. In parte, perché sa come ispirare fiducia nel suo elettorato. E in parte perché l’AKP sa come manipolare le elezioni.
A suo avviso, il principale partito a sinistra di opposizione, il CHP, forse alleato con il partito curdo HDP, potrebbe vincere queste elezioni?
No. Finora, i partiti di opposizione non hanno sfruttato le possibilità e non li vedo fare i cambiamenti essenziali per poter vincere le prossime elezioni.
Come sarà il futuro di Erdogan?
Agitato, perché incarna una contraddizione: la sua padronanza della politica turca lo induce a pensare di potersi comportare nello stesso modo assertivo all’estero. Ma non può farlo. Può anche vincere ogni elezione in Turchia, ma la sua aggressività gli ha creato problemi nell’intera regione. Prevedo che questa sarà la sua rovina.
Che ne pensa della legge sulla sicurezza interna, ora all’esame del Parlamento?
È il passo più importante del tentativo di Erdogan di costruire uno stato di polizia. Se dovesse diventare legge, ci vorranno parecchi anni prima che la Turchia torni a essere libera.
Come valuta complessivamente la mossa di Erdogan verso l’autocrazia?
Sono d’accordo con il Financial Times che a causa della sua smania di potere “il ruolo internazionale della Turchia diminuirà, le sue prospettive economiche si offuscheranno e la sua popolazione vivace vivrà sotto la sua ombra”.
Lo spostamento del mausoleo
Per quale motivo l’esercito turco è entrato in Siria il 21-22 febbraio scorsi, in quella che i turchi chiamano operazione Sah-Firat?
Le forze turche hanno trascorso molte ore in territorio siriano per raggiungere la tomba di Suleyman Shah, che si presume appartenga al nonno del fondatore ancestrale dell’Impero Ottomano. Sono stati salvati 38 soldati turchi lì di stanza a proteggere la tomba, è stato rimosso il contenuto del mausoleo e distrutto l’edificio. Questa operazione è stata compiuta perché lo Stato Islamico avrebbe potuto raggiungere il sito e prendere in ostaggio i soldati di guardia, e così causare un disastro nelle pubbliche relazioni, creando problemi all’AKP prima delle elezioni del 7 giugno.
Che ne pensa del fatto che le forze turche non abbiano salvato, ma distrutto, la tomba?
Proprio come i soldati andavano rimossi, così anche la struttura andava distrutta, per eliminare qualsiasi possibilità che l’ISIS rivendicasse una vittoria. Ovviamente, si tratta di un’umiliazione a breve termine, ma ne è valsa la pena per evitare problemi elettorali all’AKP.
L’esercito turco ha condotto questa operazione con i curdi siriani del Partito dell’unione democratica (PYD)?
Sì. Paradossalmente, il modo migliore per raggiungere la vecchia tomba è attraverso il territorio controllato dal PYD. Cooperare con quest’ultimo è stata un’altra umiliazione che il governo dell’AKP ha accettato, sempre per evitare problemi elettorali.
L’esercito turco ha posto il contenuto della tomba in un altro luogo; questo ha un’importanza strategica?
La nuova ubicazione della tomba non ha alcuna importanza in sé. Però ha due caratteristiche rilevanti: è ancora in Siria, il che significa che Ankara mantiene la sua sovranità su una piccola parte di territorio siriano; inoltre, si trova a soli 200 metri dal confine, e pertanto, può essere facilmente difesa dai militari turchi.
In che modo l’operazione Sah-Firat influenzerà i rapporti tra la Siria e la Turchia?
Provocando danni a lungo termine. L’art. 9 del Trattato di Ankara dedicato alla tomba di Suleyman Shah afferma che essa “rimarrà, con le sue pertinenze, di proprietà della Turchia, che può inviare dei custodi e issare in loco la bandiera turca”. Si osservi che proprietà della Turchia non equivale a dire territorio sovrano della Turchia, che è quanto rivendica il governo dell’AKP. Un giorno, quando si sarà ripresa, Damasco avrà parecchio da ridire sullo spostamento unilaterale della tomba da una parte all’altra della Siria.
3 marzo 2015 – www.danielpipes.org
traduzione di Angelita La Spada