Nella città corsa di Bastia, una manifestazione che ha coinvolto circa 7000 persone nel pomeriggio di domenica 13 marzo è sfociata in violenti scontri con la polizia. Negli scontri sarebbero state ferite 38 persone, delle quali 24 poliziotti. Le proteste seguono l’aggressione nel carcere di Arles dell’indipendentista Yvan Colonna, strangolato dal compagno di cella il 2 marzo e ora in coma. Il ministro dell’Interno francese Darmanin ha dichiarato che si recherà in Corsica questa settimana per tenere colloqui con i funzionari locali.
Anche in questo fine settimana è dunque proseguita l’ondata di proteste che sta incendiando (non solo metaforicamente) le principali località dell’Isola di Granito. Un’ampia risposta popolare al tentato omicidio del prigioniero Yvan Colonna, al momento ancora in coma, da parte di un altro detenuto, uno jihadista. Costui avrebbe agito – stando almeno alle sue farneticazioni – per “punire un blasfemo” in quanto Yvan avrebbe commentato negativamente la figura del profeta Maometto.
Tornando alle proteste, nella mattinata di venerdì 11 marzo una sessantina di indipendentisti tentava di forzare l’entrata della gendarmerie di Porto Vecchio. Sempre venerdì una manifestazione di studenti aveva occupato le strade di Bastia. Dopo aver protestato vigorosamente davanti alla préfecture, dal corteo si staccava un gruppo che si scontrava con la polizia. Tra i due schieramenti avveniva un fitto scambio di lacrimogeni, pietre e molotov.
I tre manifestanti arrestati in questa circostanza sarebbero già stati rimessi in libertà, presumibilmente per non surriscaldare ulteriormente gli animi.
Del resto, manifestazioni e scontri si erano già registrati quotidianamente nel corso di tutta la settimana.
Il giorno 9 marzo erano scesi in strada quasi in contemporanea i cittadini di Bastia, Ajaccio e Calvi.
A Bastia si erano radunati nel pomeriggio davanti alla prefettura (come era già avvenuto il giorno prima, l’8 marzo) per poi scontrarsi con la polizia, incendiando auto e cassonetti. Così a Calvi, in serata, dove venivano infrante numerose vetrine e lanciate bottiglie molotov contro la facciata della prefettura. Davanti ai cancelli veniva anche acceso un falò. Contemporaneamente in quel di Ajaccio una manifestazione si concludeva con un tentativo di assalto al carcere. Più tardi, nella notte tra il 9 e il 10 marzo, veniva assaltato anche il tribunale e davanti all’entrata veniva acceso un grande falò. Addirittura veniva quasi demolita la facciata di una banca con uno scavatore (la scena è stata documentata e ampiamente diffusa in rete).
Alla fine degli scontri si contavano decine di feriti.
Già nel pomeriggio del 7 marzo la manifestazione di Corte, organizzata dagli studenti dell’Università della Corsica e a cui avevano preso parte oltre diecimila persone, si era conclusa con lanci di molotov, bengala e bombe rudimentali, oltre che con diversi feriti da entrambe le parti (ufficialmente: 24 manifestanti e quattro poliziotti).
Da parte delle autorità francesi si starebbe cercando di disinnescare la tensione. Dopo Yvan Colonna, anche se tardivamente, altri due prigionieri corsi (Alain Ferrandi e Pierre Alessandri) sono stati tolti dalla lista dei DPS (“detenuti particolarmente segnalati”). Una clausola che di fatto impediva sia il trasferimento di Yvan in un carcere dell’Isola, sia una eventuale libertà condizionale, come sarebbe stato suo diritto almeno dal 2017. Nel 2020 era intervenuto direttamente il ministero per mantenerlo ulteriormente in tale condizione (nonostante un precedente parere favorevole delle autorità competenti per la sua scarcerazione o almeno per il suo trasferimento in un carcere della Corsica).