Risale al 3 agosto 2014 l’attacco dello Stato Islamico contro la regione di Shengal in Bakur (Kurdistan del Sud, nell’Iraq settentrionale). L’intenzione delle milizie jihadiste era semplicemente quella di annientare gli yazidi, una delle più antiche comunità religiose della regione. Almeno diecimila persone vennero massacrate, oltre 400mila costrette alla fuga. Inoltre più di 7000 donne e bambini furono sequestrati, e circa 2500 di questi risultano ancora dispersi.
In marzo, rinnovando la condanna per tale iniquo massacro, il parlamento della Repubblica di Armenia ha dichiarato il 3 agosto giornata ufficiale per la commemorazione delle vittime del genocidio perpetrato contro la comunità yazidi di Shengal.
Una presa di posizione senza precedenti – si parla di una “decisione storica” – avviata dalla proposta di legge del deputato Rustam Bakoyan, esponente della comunità yazidi in Armenia.
Come aveva sottolineato al momento della presentazione del progetto di legge al Parlamento:
“il genocidio è un crimine contro l’umanità, il più grande dei crimini”.
In riferimento alle profonde analogie tra il genocidio degli armeni del 1915 e quello subìto dagli yazidi dieci anni fa, Rustam Bakoyan aveva poi aggiunto che “le vicende di yazidi e armeni sono molto simili. In diverse fasi della storia, ci siamo spesso ritrovati nelle medesime situazioni”.
Il genocidio della comunità di Shengal era già stato riconosciuto come tale e condannato dall’assemblea nazionale armena nel 2018 in quanto, come ha dichiarato Paruyr Hovhannisyan, viceministro degli Esteri, “la prevenzione dei genocidi e dei crimini contro l’umanità è una delle priorità della politica estera dell’Armenia”.
Agli yazidi in questi giorni ha reso omaggio anche il knk (congresso nazionale del Kurdistan) in occasione della festa di Çarşema Sor (Mercoledì Rosso, creazione della Terra) con cui inizia il nuovo anno per la fede yazidi.
In un comunicato il knk ha esortato i popoli della regione a unirsi contro gli attacchi e l’occupazione militare di provenienza turca. Ricordando in particolare “le minacce contro le persone di religione yazidi che proseguono sia a Shengal sia a Afrin e Serêkaniyê”.
Il knk poi rassicura di essere “a fianco delle popolazioni di Shengal e delle forze di Êzîdxan [terra yazidi]” e di voler continuare a portare loro sostegno.
Se l’attuale aggressione di Ankara contro Shengal non costituisce altro che “la continuazione dell’attacco dello Stato Islamico del 2014”, i recenti accordi tra Hewlêr [Erbil] e Bagdad, posti sotto controllo turco, “non tengono in alcun conto la volontà della popolazione di Shengal”.
Shengal (suo malgrado un obiettivo ormai da secoli proprio per la sua particolare identità) ha subìto “profonde ferite per gli attacchi dello Stato Islamico”, per cui “la situazione e i problemi di Shengal devono essere particolarmente valutati e risolti. In base alla volontà stessa della popolazione”.
A conclusione, nel comunicato del knk si ribadisce che per “proteggere la comunità yazidi, tutte le nostre forze e il nostro popolo devono esserne ben coscienti e abbracciare questa popolazione”.
Questo del resto è “il senso profondo della festa Çarşema Serê Nîsanê, per i curdi come per gli yaidi e per tutti i popoli della regione”.