In passato, per qualsiasi confronto tra le coste della Sardegna e quelle della Corsica non c’era partita. Colate di cemento, devastazione paesaggistica e privatizzazione per la prima isola; per l’altra, qualche tentativo di speculazione edilizia presto scoraggiato dalla solita nuit bleue. 1)
Questo almeno è quanto avveniva regolarmente dai Settanta del secolo scorso fino alla progressiva smobilitazione del FLNC avviata nel maggio 2016. 2) Il futuro quindi potrebbe tingersi di grigio (cemento) anche per l’Isola di Granito.
Tra gli ultimi episodi eclatanti, si ricordano gli undici attentati in Haute Corse (Santa Maria Poghju, Calvi, Oletta Sisco, Tominu, Borgo, Favone-Solenzara e Centuri) e i dieci in Corse de Sud (Coti-Chiavari, Coggia, Zoza, Pianottoli, Bonifacio e Sartène-Roccapina) nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2012. In contemporanea e senza vittime, come da tradizione. Principali obiettivi: residenze secondarie ancora in costruzione. Al solito.
Dopo qualche giorno, la rivendicazione da parte di FLNC-UC (Fronte di Liberazione Nazionale Corso – Unione dei Combattenti), una delle fazioni scaturite dalla crisi interna dell’indipendentismo. Con un comunicato i responsabili si scagliavano contro la speculazione immobiliare e l’esproprio perpetrato ai danni della terra corsa. Ancora all’inizio del 2012, il FLNC aveva rivendicato un’altra consistente bordata di azioni dirette (almeno 31 e “volutamente distribuite sull’insieme del nostro territorio” recitava il comunicato). Sempre contro abitazioni secondarie, in gran parte abusive, costruite illegalmente senza rispettare la distanza dalla riva di almeno cento metri (come imponeva la loi littoral del 1986).
Nello stesso comunicato si denunciavano le oltre 85mila residenze secondarie che deturpavano la terra corsa. In un’isola – si sottolineava – “che conta appena 306mila abitanti”…
Per l’occasione rispedivano al mittente le accuse dell’allora ministro dell’interno Manuel Valls (nel governo di Jean-Marc Ayrault) che aveva definito gli attentati “una forma di razzismo”. Chiara e definitiva la risposta del Fronte: “No, noi non siamo razzisti perché noi non colpiamo mai le persone ma solo l’appropriazione della nostra terra”.
Contando solo le più spettacolari, nei primi mesi del 2012 il FLNC era intervenuto almeno in quattro occasioni. Con una doppia serie di attentati contro le seconde case, una contro la grande distribuzione (accusata di arricchirsi sulla pelle della popolazione applicando prezzi proibitivi) e una contro una vasta operazione di speculazione immobiliare operata da un banchiere francese.
L’anno precedente, nel novembre 2011, il Fronte aveva rivendicato 38 azioni di cui ben 33 contro la speculazione immobiliare (e solo 5 rivolte contro simboli dello Stato francese).

corsica indipendenza difesa del territorio

Dalle armi alle proposte legislative

Certo, attualmente non sembra esserci più spazio per forme di resistenza armata. Di conseguenza anche la difesa dell’ambiente deve coniugarsi con la prospettiva di una soluzione politica del conflitto. In Corsica come in Euskal Herria.
Così negli ultimi anni la questione immobiliare, una forma di colonialismo, è stata affrontata anche con proposte legislative. Proposte in grado, forse, di disinnescare e sostituire l’operato dei militanti combattenti. Per esempio con la richiesta risalente al 2013 di Paul Giacobbi (presidente del Conseil exécutif de Corse) di consentire la proprietà in Corsica solamente ai corsi.
La cosa, ovviamente, non ha mancato di alimentare polemiche e accuse di “rimettere in causa il principio di égalité che sta alla base della Repubblica Francese”. Anche se ascoltare speculatori e affini evocare il principio di “uguaglianza” fa un po’ sorridere.
In realtà, a ben guardare, la proposta di Giacobbi non era poi così drastica. Si limitava infatti alla norma di cinque anni di residenza in Corsica per potervi acquistare un bene immobiliare. Invece il movimento Corsica Libera pretendeva un minimo di dieci anni.
Entrambe le proposte nascevano per arginare la speculazione immobiliare, in quanto le seconde case – in maggioranza proprietà di ricchi francesi – alimentano la destabilizzazione del mercato con un aumento vertiginoso dei prezzi. Producendo maggiori difficoltà – se non addirittura l’impossibilità – per molti corsi di acquistare un terreno o un appartamento. Per esempio tra il 2010 e il 2011 (forse non a caso il periodo in cui si registrarono nuove ondate di azioni dirette) la Corse-du-Sud vedeva il prezzo dell’immobiliare aumentare del 12%. Ancora peggiore la situazione in Haute-Corse dove si sfiorava il 25%.
Ovviamente toccare il principio di proprietà, sacro alle borghesie di ogni parte del mondo, richiederebbe una riforma strutturale a livello costituzionale. Riforma che oltretutto entrerebbe in conflitto con la normativa europea. A tale proposito Giacobbi aveva però ricordato che esistono già altre eccezioni. Ossia regioni con specificità legislative differenti da quelle stabilite da Parigi o da Bruxelles. Per esempio in Alsace-Moselle dove non esiste la separazione tra Stato e chiesa a causa di leggi tedesche rimaste in vigore. 
Della questione si è occupata anche l’Assemblea di Corsica che però – non godendo di potere legislativo – può soltanto proporre, dare indicazioni, suggerire…

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Le nuove leve

Tra i movimenti recenti che si riconoscono nella tradizione del patriottismo corso e contemporaneamente si battono per difendere i boschi, le acque, le coste e la biodiversità dell’isola, va segnalato Core In Fronte. Ufficialmente nasceva con il congresso costitutivo di Corti nel gennaio 2018, ma le sue origini risalivano all’anno precedente: all’epoca delle elezioni territoriali del dicembre 2017 e delle liste di Rinnovu dove si erano ritrovati militanti di Soffiu Novu (nato nel 2012) e di altri movimenti. 3)
Per Rinnovu il modo di lottare “prefigura già la società di domani e noi aspiriamo a una società corsa indipendente da ogni forma di oppressione”. Per questo erano a favore di uno statuto provvisorio di autonomia, considerato come una “tappa verso un referendum di autodeterminazione sull’indipendenza in conformità con il diritto dei popoli della carta dell’ONU”. Un processo di graduale emancipazione fondato su accordi per “la soluzione del conflitto e sul riconoscimento del popolo corso e dei suoi diritti storici”.
Da parte sua Core In Fronte si schiera – senza se e senza ma – contro la supremazia del “tout marché”. Si dichiara a favore della ridistribuzione della ricchezza, per la regolamentazione economica e la lotta legittima contro il peggioramento delle disuguaglianze sociali. Soprattutto, “nel nostro progetto devono prevalere i diritti sociali e gli equilibri ambientali”.
Tra le molteplici iniziative a difesa del territorio messe in campo da Core In Fronte va segnalata quella del 2018, allorché il partito indipendentista ed ecologista si oppose fermamente al devastante “Projet Kallisté”, non a caso definito “inquiétant”.
Avviato in quel di Lucciana dalla società Fanti Promotion, prevedeva la costruzione di un “ensemble commercial moderne et multifonctionnel” comprendente circa 28mila metri quadri di superficie. In pratica: un ipermercato, una cinquantina di boutique, parcheggi e numerosi ristoranti. Mandando in rovina, oltretutto, il piccolo commercio locale. I militanti corsi denunciavano la “dismisura” del progetto che doveva sorgere su terreni agricoli e sottoposti al rischio di inondazioni. Terreni che in precedenza erano stati sconsideratamente inseriti dal piano regolatore (PLU) in zona urbana industriale. Ma – aveva denunciato Paul-Felix Benedetti – il comune di Lucciana avrebbe dovuto adeguarsi entro il 2017 al Padduc (Plan d’Aménagement et de Développement Durable de la Corse). Per cui, sosteneva il leader di Core In Fronte, dal momento che non c’era stato nessun adeguamento al PADDUC, quelli su cui si allungavano gli artigli degli speculatori andavano considerati “terreni strategicamente agricoli e su cui non è possibile costruire”.
Contro il progetto del nuovo centro commerciale si mobilitava nel luglio 2018 il Sindicatu di i Travagliadori Corsi. E votava contro anche il sindaco di Bastia, Pierre Savelli. Per il segretario generale di STC, Jean Brignole, ormai in Corsica “con la creazione di aree commerciali artificiali, in aperta campagna, abbiamo raggiunto l’apice dei supermercati”. Spiegando che questo genere di grandi infrastrutture sono “l’opposto della nostra scelta di società”. Ossia “una società ancorata ai valori della solidarietà e del rispetto per l’ambiente in cui opera”. Invece questo tipo di progetti sono destinati “a favorire l’arricchimento di alcuni a scapito della grande maggioranza”. Anche perché mettono in pericolo centinaia di posti di lavoro.
A livello più generale (sempre valida la massima “agire localmente, pensare globalmente”) Core In Fronte è lapidario: “Di fronte al fallimento del neoliberismo e della mondializzazione”, si legge in un comunicato, “e al contesto di ultraliberismo che contraddistingue attualmente l’Europa, una alternativa è ancora possibile”. Ovviamente riafferma “la propria solidarietà con tutti i popoli in lotta che – come il popolo corso – subiscono una situazione storica coloniale e aspirano al riconoscimento dei loro diritti fondamentali”.
Ribadendo il “diritto inalienabile della Corsica alla sovranità in una Europa federale rifondata”. E, si spera, ecologicamente compatibile.

N O T E

1) Il termine – originariamente utilizzato in senso negativo e magari a sproposito dai media francesi – era diventato ormai di uso comune (e in tal senso l’ho adottato) per indicare una serie di attentati con l’esplosivo del FLNC, minimo una decina, che avvenivano tutti nel corso di una medesima notte. Pare che originariamente il termine venisse utilizzato dalla famigerata OAS per i suoi attentati in Algeria. Un modo, spesso cruento, per contrastarne il processo di autodeterminazione e indipendenza. E come nuit bleue si stigmatizzavano pure le azioni dell’EOKA, il movimento indipendentista di Cipro.
Divenne infine il marchio delle azioni dirette del FLNC. Da sottolineare comunque che il movimento corso si ispirava direttamente alla lotta di liberazione del FLN algerino (con cui sentiva di condividere una situazione di colonizzazione), non certo ai fascisti dell’OAS.
In anni recenti, qualche volta l’espressione è stata riesumata per commentare gli attentati degli indipendentisti bretoni.
2) Ma non solo. Accadeva anche altro. Per esempio alcuni episodi che suscitarono sia stupore sia simpatia. Come quando i militanti indipendentisti colsero sul fatto alcuni presunti – molto presunti –  “naturalisti” a caccia di anfibi, rettili e insetti rari, specie e varietà esclusive della Corsica. Magari per poi rivenderli a qualche collezionista senza scrupoli. Autentica biopirateria!
Costoro vennero letteralmente lasciati in mutande e scalzi (dopo che i loro fuoristrada erano stati resi inservibili) e rimandati così a casa loro. Chi conosce la natura della macchia corsa può ben immaginare quanto il rientro dei predatori sia stato difficoltoso e sofferto.
3) Rinnovu è un movimento indipendentista corso nato nel 1998. Risaliva al 2005 il suo appello per votare “no” al referendum sul trattato costituzionale europeo. Schierandosi apertamente “per l’Europa sociale e l’Europa dei popoli”. Alle lezioni del 2004 e del 2015 si erano presentati con Paul Félix Benedetti.