Risale a sei anni fa l’avvio dell’operazione di polizia contro l’associazione di sostegno ai prigionieri baschi Herrira. Per il prossimo 16 settembre è previsto il processo contro 47 persone accusate di aver costituito un fantomatico “fronte prigioni di ETA”. Oltre ai membri di Herrira, tra gli accusati che verrano giudicati dall’Udienza nazionale di Madrid troviamo sia esponenti di Jaiki Hadi sia di Etxerat. Ma anche alcuni osservatori internazionali e avvocati dei prigionieri della sinistra indipendentista basca.
In lista pure un cittadino francese, Emilie Martin, già esponente di Herrira per Ipar Euskal Herria (Paese Basco del Nord, sotto amministrazione francese). Al momento sembra che Parigi abbia rigettato il mandato di arresto europeo emesso nei suoi confronti da Madrid.
Cos’era Herrira? Sorta nel 2012 per tutelare i diritti dei prigionieri politici baschi, tra il 2012 e il 2013 in varie occasioni aveva mobilitato fino a 100mila persone per il rimpatrio degli etarras (attualmente dispersi in varie prigioni a centinaia e centinaia di chilometri da casa) nelle carceri di Hego Euskal Herria (Paese Basco del Sud, sotto amministrazione spagnola). Negli ultimi giorni del settembre 2013 Herrira era stata oggetto di una vasta operazione di polizia nelle quattro province basche, sia nelle tre Vascongadas sia in Navarra. Chiuse manu militari le sedi a Hernani Bilbo (Bilbao), Irunea (Pamplona) e Gasteiz (Vitoria); bloccati i conti bancari dell’associazione, una trentina di profili su Twitter, 125 su Facebook e una quarantina di pagine web. Diciotto persone venivano arrestate. Le accuse, oltre a quella – scontata – di “apologia di terrorismo”: aver fatto parte di una “banda armata” e averla anche finanziata. In sostanza, i militanti di Herrira sono accusati di aver preso il posto delle Gestoras pro-amnistia e di Askatasuna (da tempo entrambe illegalizzate).
In questi anni gli imputati, oltre a non aver potuto lasciare il territorio spagnolo, hanno dovuto presentarsi ogni 15 giorni al commissariato per firmare. Rischiano tra gli 8 e i 21 anni di prigione (per un totale di oltre 600 anni di detenzione).