Sare (“rete” in euskara), piattoforma in difesa dei diritti dei prigionieri baschi, ha annunciato in una conferenza stampa le prossime iniziative solidali. Per il 3 ottobre è prevista l’ascensione di ben 650 cime e vette del Paese Basco per reclamare il riavvicinamento di prigionieri e rifugiati. Intenzione di Sare è quella di “realizzare una iniziativa bella e significativa” a cui sarà possibile aderire e partecipare. Nel comunicato si ricorda che con l’ultima Izan Bidea – così si chiamano queste manifestazioni – i circa tremila partecipanti hanno percorso oltre 230mila chilometri (in bicicletta, ovviamente).
Si tratta di iniziative messe in campo per mostrare all’opinione pubblica che “siamo a favore dell’avvicinamento [acercamiento] delle prigioniere e dei prigionieri baschi, della convivenza e della pace […] coniugando l’attivismo sociale con il lavoro istituzionale per dare una soluzione definitiva a tale problema”. Sare ha chiesto esplicitamente al governo spagnolo di “passare dalle parole ai fatti”, visto che i partiti ora al governo avevano “espresso la volontà di farla finita con questa situazione”. Inoltre, sempre sulla questione dei prigionieri, ha annunciato due nuove manifestazioni, a Vitoria/Gasteiz il 1° agosto e a San Sebastian/Donostia il 4 agosto.
Nei prossimi giorni Sare dovrebbe rivolgersi pubblicamente ai partiti entrati nel parlamento basco per un incontro di verifica sul mantenimento, da parte della nuova rappresentanza politica, degli impegni e accordi della precedente legislatura a favore di “una politica penitenziaria umanitaria per porre fine alle violazioni dei diritti dei prigionieri baschi”.
Il 1° agosto, infine, sempre nell’ambito di Izan Bidea si svolgerà la terza marcha ciclista a favore della soluzione politica e della convivenza.
Tali impegnative manifestazioni, sottolineano gli esponenti di Sare “le stiamo realizzando in una situazione molto particolare a causa del COVID-19; tuttavia dobbiamo ricordare che siamo abituati alle situazioni eccezionali e che lo sono soprattutto le prigioniere e i prigionieri baschi e le loro famiglie”. Appare evidente che la principale preoccupazione dei militanti è quella di rivendicare la fine della politica di allontanamento dei prigionieri da Euskal Herria (dove, anche in base alla legislazione vigente, dovrebbero poter espiare la pena). Scendendo in strada sia contro il mantenimento del primer grado per la stragrande maggioranza dei prigionieri, sia per le dure situazioni in cui versano i prigionieri gravemente ammalati.
In base ai dati dell’anno scorso forniti dal Foro Social e da Behatokia (osservatorio sull’applicazione delle norme nei confronti dei prigionieri), i prigionieri baschi facenti parte del collettivo EPPK sarebbero al momento circa 230, la maggior parte rinchiusi nelle carceri spagnole, una trentina in Francia. La maggioranza (154) è sottoposta al regime di primo grado, il più duro. Meno di una quarantina al secondo grado, compresi alcuni in libertà provvisoria, e solo 4 al terzo grado, quello attenuato. Contro tale regime di eccezionalità, in vigore da decenni e andato via via inasprendosi, Sare manterrà una vigile attenzione e si farà promotrice di sempre nuove iniziative.
“I prigionieri baschi”, conclude la nota, “devono poter ritornare a casa”.