Sebastian Kurz ha perso la pazienza. L’attacco jihadista nel cuore di Vienna prima, seguito subito dopo da un’impennata senza precedenti nel numero dei contagi in Austria, hanno messo sotto pressione il giovanissimo cancelliere austriaco. Che ha così deciso di andare alla guerra contro il Covid decretando un lockdown nazionale, e contro l’islam politico, varando una legge che lo rendo “un reato” e coordinandosi con i principali leader europei. O quasi. Nella fretta di correre ai ripari, Kurz ha organizzato un summit sul terrorismo insieme al presidente francese Emmanuel Macron, alla cancelliera Angela Merkel, al premier olandese Mark Rutte e ai due leader UU, Ursula von der Leyen e Charles Michel. Ma si è “dimenticato” dell’Italia e del suo premier Conte.
Il leader del partito popolare (Övp) aveva dato prova di grande lucidità negli ultimi tempi. Da ministro degli Esteri e dell’Integrazione, nel 2015 riforma la legge che regola i rapporti fra Stato e islam in Austria cercando di tagliare i ponti finanziari fra le moschee austriache e i governi stranieri. A fine 2017, diventa cancelliere alleandosi con i sovranisti del Fpö (il Partito della Libertà), dei quali si libera quando questi inciampano in uno scandalo a base di vodka e sedicenti oligarche russe. A maggio 2019, l’Fpö tornato all’opposizione, e Kurz cade. La penitenza, però, dura poco: a settembre 2019 l’Austria torna al voto e l’appena trentatreenne ex cancelliere vince a valanga, varando a inizio 2020 il suo secondo governo, una coalizione questa volta con il meno turbolento partito ecologista (Die Grünen). Ma il progetto dell’Austria felix 2.0 è già franato sotto la doppia emergenza d’autunno. Con 860 nuove infezioni ogni milione di abitanti, a metà novembre la repubblica alpina è al primo posto in Europa per numero di contagi, secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc).
Parlando al quotidiano “Libero”, Kurz parte del recente attacco jihadista a Vienna: “Per anni abbiamo adottato misure coerenti contro l’influenza straniera. Ma ora, dopo l’attacco alla nostra capitale, dobbiamo proteggere la popolazione in modo ancora più forte contro i radicali islamici e le loro minacce. Sono bombe a orologeria per l’intera società. Introdurremo quindi il reato penale dell’islam politico per porre un freno ancora maggiore a questa pericolosa ideologia, perché ancora una volta è là il terreno di coltura del terrorismo islamista”.
Perché l’Italia non è stata invitata al vertice antiterrorismo?
Le nostre relazioni bilaterali sono eccellenti. E le priorità comuni restano la gestione congiunta della pandemia Covid-19, la lotta al terrorismo islamico e all’immigrazione clandestina. Nel merito, il presidente Macron è stato uno dei primi capi di governo ad avermi chiamato dopo l’attacco a Vienna, e mi ha promesso il suo sostegno. Anche la Francia è stata scossa da terribili attacchi terroristici islamisti la scorsa settimana, e per questo merita la nostra piena solidarietà. Abbiamo quindi deciso in fretta di incontrarci. Per questo sono andato a Parigi. La cancelliera Angela Merkel ha partecipato in videoconferenza alle discussioni su una risposta europea al terrorismo islamico, così come hanno fatto il presidente Michel e la presidente Von der Leyen. La videoconferenza è servita a discutere le prossime misure da intraprendere a livello europeo, alla cui elaborazione parteciperanno in egual misura tutti gli Stati membri. Di ciò ho discusso recentemente anche col presidente del Consiglio Conte, in videoconferenza.
Pensa che altri Paesi europei la seguiranno o crede che i movimenti che supportano l’islam politico saranno banditi in tutta l’Unione?
Dobbiamo senz’altro agire anche a livello UE. Ne ho discusso sia con il presidente francese Emmanuel Macron che con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, ed entrambi la pensano allo stesso modo. Il presidente Michel, inoltre, vuole introdurre la formazione degli imam europei. Sono d’accordo. In Austria abbiamo approvato la legge islamica nel 2015 per combattere l’influenza straniera e proibire il finanziamento permanente dall’estero. Da allora abbiamo provveduto e concorso noi stessi a formare gli imam in Austria. L’obiettivo è creare un islam di carattere europeo. Abbiamo già avuto un’ottima esperienza in questo senso. Ma dobbiamo agire ancora più duramente contro i terroristi islamici e contro coloro che ci minacciano. Per questo motivo il nostro governo ha adottato un pacchetto antiterrorismo e chiuso una prima moschea. Stiamo combattendo concretamente l’islam politico.
Non crede che una risposta da parte dell’Austria e dell’UE sia necessaria anche in politica estera? Per esempio, nei confronti dell’aggressività della Turchia…
La Turchia, sotto il presidente Erdogan in particolare, è molto attiva nell’influenzare la diaspora turca in Europa, ad esempio attraverso l’autorità religiosa di Stato, la Diyanet. Quest’anno a Vienna, i conflitti provenienti dalla Turchia si sono svolti apertamente anche nelle nostre strade. Non permetteremo più che ciò accada, e stiamo reprimendo i facinorosi con tutta la forza della legge. Dobbiamo sì affrontare la Turchia come Unione Europea, ma in maniera molto più unita e determinata, e non dobbiamo più permettere di essere ricattati. Al Consiglio europeo di dicembre dovremo quindi discutere anche delle sanzioni contro la Turchia.
Dopo che oltre 300 foreign fighters si sono uniti all’ISIS dall’Austria, teme nuovi attacchi sullo stile dell’attentato di Vienna?
Innumerevoli persone si sono unite ai barbari dell’ISIS. Solo dall’Europa abbiamo avuto più di cinquemila combattenti che vi hanno aderito. L’Austria ha intrapreso un’azione decisiva contro di loro. Anche se adesso l’ISIS è stato decisamente indebolito, il pericolo rappresentato dai terroristi islamici non è scongiurato.
E le relazioni fra Vienna e Roma?
Siamo d’accordo sul fatto che dobbiamo continuare a cooperare il più strettamente possibile su tutte le questioni summenzionate, sia a livello bilaterale che all’interno dell’Unione Europea. Come ho discusso di recente con il primo ministro Conte, abbiamo molti legami con l’Italia, che è il secondo partner commerciale più importante dell’Austria con un volume di scambi di 26 miliardi. Attualmente, sono attive in Italia 1100 aziende austriache. Le nostre relazioni bilaterali sono dunque eccellenti. Le priorità comuni restano la gestione congiunta della pandemia Covid-19, la lotta contro il terrorismo islamico e l’immigrazione clandestina.
“Libero”.