Dal 2011 l’associazione Litterama’ohi ha come obiettivo la promozione della letteratura autoctona, attraverso letture di testi di autori polinesiani in luoghi pubblici, come il mercato di Pape’ete o davanti alla cattedrale. L’attività dell’associazione culmina nello spettacolo Pina’ina’, “risonanze”.
È una danza delle parole che, uscendo dai libri, vibra davanti alle orecchie degli spettatori e ha favorito l’incontro fra autori, lettori, ballerini, coreografi e musicisti.
La danza delle parole e la poesia del movimento si mescolano sul paepae a Hiro (la piattaforma dedicata a Henri Hiro) del Fare Tahuiti Nui (la Casa della Cultura) rendendo viva l’eco della letteratura polinesiana.
Scherzo con Moana’ura, ideatore, sceneggiatore e regista dello spettacolo Pina’ina’i: “Avete inserito tante canzoni italiane per celebrare il mio ritorno à Tahiti dopo qualche mese di assenza…”. È di buon umore, sorride e annuisce… chissà se mi ha ascoltato davvero o è concentrato su un qualche dettaglio dello spettacolo…
Ritrovo gli appassionati della cultura polinesiana, quelli che fanno del Reo Ma’ohi la ragione della propria vita, li osservo sfilare in scena, uno dopo l’altro. Ecco, adesso sento di essere veramente tornata a Tahiti.
Quest’anno lo spettacolo è ambientato in un bar gestito da un personaggio che maschera la sua tristezza col lavoro, al fianco dei suoi due figli: il primogenito è un cantante lirico che ha rinunciato alla carriera per vivere vicino alla madre, il secondo lavora per lei ammirando le ragazze che passano al bar. I personaggi sono le persone che si incontrano nella vita di tutti i giorni, con le loro sofferenze, le loro speranze, le loro paure e la loro felicità.
Novità di quest’anno: un’orchestra dal vivo e tre cantanti lirici.
Dopo aver acceso la luce della conoscenza, lo spettacolo ha inizio con il brano La donna è mobile dal Rigoletto, seguito da dialoghi sull’aria di Libiamo ne’ lieti calici (La Traviata).
Balletti e parole si susseguono in vari quadri.
Fra le figure dipinte con abili pennellate di parole vibranti, ecco Flora, la giovane che arriva dalla sua isola remota per proseguire gli studi a casa della zia, che non ha mai incontrato e con la quale inizialmente non va d’accordo, ma che oggi ringrazia per il successo ottenuto.
La poetessa delle isole Gambier, Odile, mi spiega come il suo sia un racconto autobiografico e quante sofferenze abbia dovuto passare: una storia comune a molte ragazze delle isole che, giovanissime, vengono sradicate per poter continuare gli studi.
Prima Hina, la dea della luna, poi la regina Purea vengono presentate con le loro qualità e le loro mancanze sulle note di Besame mucho, e con il Comandante Che Guevara che diventa l’Ariki ‘Opuhara, il rivale di Pomare. Se ‘Opuhara non fosse morto in battaglia, forse sarebbe riuscito a tenere testa alle potenze straniere che hanno preso possesso delle isole polinesiane.
Un accenno a Patrick Amaru, che probabilmente segue lo spettacolo dal cielo.
Viene celebrato Henri Hiro: siamo pur sempre sul paepae che porta il suo nome. Con lo sfondo della canzone patriottica Bella ciao viene augurato al popolo ma’ohi di ergersi in piedi sulla propria terra. I portatori del patrimonio incitano a perpetuare la memoria, a non perdere le proprie tradizioni, nonostante la modernità incalzi.
Lo spettacolo si conclude con la canzone Te Mata Nei Au di Coco Mamatui, semplici parole dal significato profondo.