Gonzalo Boye è l’avvocato specializzato in diritto penale internazionale che difende il presidente in esilio della Catalogna, Carles Puigdemont. Nel suo ultimo libro, Boye parla del Catalangate, il caso di spionaggio divulgato dal New Yorker il 18 aprile scorso sulla base dell’indagine dell’organizzazione Citizen Lab, legata all’Università di Toronto, secondo la quale 65 sostenitori dell’indipendenza catalana erano stati spiati illegalmente con i programmi Pegasus e Candiru.
Il governo spagnolo ha negato di avere qualcosa a che fare con questa vicenda, tentando di screditare Citizen Lab. Pochi giorni dopo, con un’abile cortina fumogena, ha rivelato che anche il presidente spagnolo e diversi ministri erano stati spiati con Pegasus: un trucco per dissimulare la responsabilità governativa, grazie al quale la maggior parte della stampa spagnola ha smesso di parlare delle intercettazioni ai danni dei catalanisti.
Alla fine il governo centrale ha dovuto ammettere di aver spiato con Pegasus 18 indipendentisti nel corso del 2019 con l’avallo del giudice Pablo Lucas Murillo del Tribunale Supremo. Si tratta di 18 casi del 2019, ma sono nuovi poiché quelli scoperti da Citizen Lab si riferiscono ad altre date: un caso del 2017 e 64 del 2020. Pertanto, i numeri del 2019 vanno aggiunti a quelli già scoperti, ossia almeno 83 casi!
Il caso delle intecettazioni ai danni dello stesso avvocato Boye è utile per capire come agisce la giustizia in Spagna. Ad autorizzarle è stato il giudice Lucas Murillo, il quale era nello stesso tempo il magistrato che stava decidendo sui ricorsi dell’avvocato riguardanti l’immunità dei deputati catalani Puigdemont, Comín e Ponsatí. Già all’epoca, Boye aveva tentato di ricusare Murillo per mancanza di imparzialità, a causa di una pubblicazione e di dichiarazioni contro l’indipendenza catalana. Ma la toga aveva difeso con veemenza la propria imparzialità. Ora sappiamo che costui al mattino autorizzava i controlli per l’avvocato e al pomeriggio decideva dei suoi ricorsi!
Tra l’altro, secondo la legge spagnola un giudice può autorizzare l’intercettazione delle comunicazioni, ma in nessun caso può autorizzare ciò che Pegasus rende possibile: l’accesso all’intero contenuto del telefono cellulare (comunicazioni, documenti, video, fotografie) e il suo completo controllo (attivare telecamere e microfoni, scrivere o cancellare email, eccetera). Inoltre, queste informazioni devono rimanere sempre sotto custodia giudiziaria, mentre con Pegasus esse finiscono in mano alla società israeliana NSO, fuori dal territorio dell’Unione Europea.
Un esempio: mentre veniva spiato, Boye stava difendendo i leader siriani processati e condannati in Germania. Le comunicazioni con i suoi clienti finivano così in possesso della società israeliana. Chi ci assicura che queste informazioni non siano state utilizzate?
Ma la cosa veramente grave è che la commissione del parlamento europeo che indaga sugli abusi commessi con Pegasus intende indagare soltanto in Polonia e in Ungheria e non in Spagna.